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  • Venerdì 18 ottobre 2024

Cosa succede adesso alla guerra fra Israele e Hamas

Dopo l'uccisione di Yahya Sinwar il governo di Netanyahu potrebbe sfruttare il momento e trattare il cessate il fuoco: per ora però non ha mandato molti segnali di pace

Una manifestante con un cartello che chiede la fine della guerra, a Tel Aviv (AP Photo/Ariel Schalit)
Una manifestante con un cartello che chiede la fine della guerra, a Tel Aviv (AP Photo/Ariel Schalit)

L’uccisione di Yahya Sinwar, il più importante leader di Hamas, avvenuta mercoledì, era un obiettivo dichiarato della guerra condotta da Israele da oltre un anno. La sua morte può costituire un punto di svolta della guerra, ma molto dipenderà da quale direzione vorrà prendere il governo di Israele. Può sfruttare il successo militare e l’ulteriore indebolimento di Hamas per riprendere e portare avanti le trattative per un cessate il fuoco a Gaza, e per una riduzione dell’impegno militare sugli altri fronti (soprattutto quello libanese, contro Hezbollah). O può invece usare l’uccisione di Sinwar per giustificare l’approccio attuale, e considerare questo successo come una ragione in più per continuare la guerra.

Quando è arrivata la conferma ufficiale della morte di Sinwar, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è comparso in televisione per un “messaggio alla nazione”, in cui è sembrato propendere per il secondo approccio. Ha detto: «La guerra non è finita. Oggi il male ha subito un duro colpo, ma la missione che ci attende non è ancora conclusa. Adesso è chiaro a tutti, in Israele e nel mondo, perché abbiamo insistito, contro ogni genere di pressioni, a continuare la guerra». In un altro passaggio del discorso Netanyahu ha però descritto la morte di Sinwar come «l’inizio di un nuovo giorno senza Hamas», senza ulteriori spiegazioni.

Benjamin Netanyahu alle Nazioni Unite nel settembre del 2024 (AP Photo/Pamela Smith)

Nonostante questo, sono già cominciate forti pressioni per convincere Netanyahu e il suo governo a usare questo successo come un’occasione per porre fine alla guerra, o quanto meno per avviare nuovi negoziati. Queste pressioni sono arrivate sia dall’interno di Israele, dai parenti degli ostaggi ancora in mano a Hamas, che dall’estero. Il presidente statunitense Joe Biden ha detto che «ora c’è una possibilità per un nuovo inizio a Gaza senza Hamas al potere» e la vicepresidente e candidata Democratica Kamala Harris ha parlato di «un’opportunità per mettere fine alla guerra, finalmente». Il segretario di Stato Antony Blinken ha comunicato di aver contattato telefonicamente il ministro degli Esteri saudita Faisal bin Farhan al Saud e il primo ministro qatariota Mohammed bin Abdulrahman al Thani per far riprendere le trattative per un cessate il fuoco, ferme da settimane.

Non è chiaro però quanto la morte di Sinwar possa effettivamente aprire possibilità di accordo.

Hamas è oggi ulteriormente indebolita e senza una leadership, dopo le numerose uccisioni compiute da Israele, ma continua ad avere molti miliziani nella Striscia, che vengono descritti come in “modalità guerriglia”, senza cioè un vero coordinamento. Khaled Meshal, indicato come possibile successore di Sinwar alla guida di Hamas, vive in Qatar e appartiene a una fazione più pragmatica del movimento. Potrebbe ridurre le richieste di Hamas per un cessate il fuoco, in questo momento di debolezza: in precedenza il gruppo radicale aveva sempre richiesto il ritiro definitivo di Israele dalla Striscia di Gaza e su questo punto (fra gli altri) si erano sempre bloccate le trattative. Se venisse a cadere questa condizione, il governo israeliano potrebbe avere interesse a chiudere un accordo che preveda la liberazione degli ostaggi e che potrebbe presentare come una vittoria.

La componente più estremista e di destra del governo di Netanyahu, da cui il primo ministro si è dimostrato molto dipendente, è però contraria a ogni tipo di accordo e ha già pubblicamente interpretato l’uccisione di Sinwar come una testimonianza dell’efficacia dell’approccio militare, da portare avanti non solo a Gaza, ma anche nei confronti di Hezbollah. Il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir, che in passato aveva minacciato le dimissioni in caso di accordo per un cessate il fuoco, ha detto che questo è «il momento di aumentare la pressione militare e di soffocare l’organizzazione terroristica, fino alla sua completa sconfitta».

Mentre l’uccisione di Sinwar potrebbe costituire un’occasione per nuovi negoziati per un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, non è detto che lo stesso valga per il resto della regione. Venerdì Hezbollah ha commentato l’uccisione del capo di Hamas in un comunicato con cui annunciava l’inizio di una «nuova e più intensa fase di guerra contro Israele», mentre il governo iraniano ha detto che «lo spirito della resistenza ne uscirà rafforzato».

Al tempo stesso, sia Hezbollah sia l’Iran sono stati fortemente indeboliti in questi ultimi mesi ed è possibile che, con un cessate il fuoco a Gaza, si avvicini anche la possibilità di una stabilizzazione di tutta la regione.