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  • Venerdì 18 ottobre 2024

A Prato due imprenditori cinesi sono stati arrestati per sfruttamento dei lavoratori

Gestivano due aziende nel distretto tessile, erano stati denunciati da un lavoratore costretto a lavorare fino a 14 ore al giorno per tutta la settimana

Una delle due aziende di Prato coinvolte nelle indagini per sfruttamento dei lavoratori
Una delle due aziende di Prato coinvolte nelle indagini per sfruttamento dei lavoratori (Guardia di Finanza/Ufficio Stampa)
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Due imprenditori cinesi che gestivano due aziende di confezioni per abbigliamento a Prato, in Toscana, sono stati arrestati dopo la denuncia di un operaio. L’operaio, anche lui cinese, ha raccontato alla procura di aver lavorato in condizioni di sfruttamento in un capannone nella zona dell’ippodromo. I due imprenditori sono agli arresti domiciliari, mentre per altri due loro familiari è stato disposto il divieto di dimora a Prato.

Secondo quanto ricostruito dalla procura, nelle due aziende, che operavano dentro lo stesso capannone, venivano sfruttate 24 persone straniere, in prevalenza di nazionalità cinese. I lavoratori erano costretti a turni di 13 o 14 ore per sette giorni alla settimana, venivano retribuiti in nero, non avevano alcuna tutela sindacale né riposi, malattia, ferie e tredicesima. Per questa ragione sono stati sequestrati anche 184mila euro, l’equivalente dei contributi non versati.

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Grazie a diari tenuti a mano dai lavoratori stessi, chi indaga ha potuto ricostruire il prezzo pagato per ogni capo di abbigliamento prodotto: 13 centesimi. In più, alcuni operai vivevano in dormitori sovraffollati e con scarse condizioni igienico-sanitarie. Il quotidiano locale La Nazione ha scritto che l’operaio da cui è partita l’inchiesta è stato inserito in un programma di tutela.

Situazioni di questo tipo non sono una novità a Prato, dove c’è il distretto tessile più grande d’Europa. Da domenica 6 ottobre è in corso uno sciopero a oltranza in cinque aziende a conduzione cinese del distretto: oltre a essere il punto di riferimento per l’abbigliamento “Made in Italy”, a Prato lavorano molte ditte gestite da imprenditori cinesi che da anni sfruttano in modo sistematico la manodopera. Lo sciopero era stato indetto dal sindacato Sudd Cobas Prato-Firenze per le stesse ragioni che hanno portato all’arresto dei due imprenditori: i lavoratori delle cinque aziende interessate lavorerebbero più di 80 ore alla settimana, 12 ore al giorno per 7 giorni alla settimana, anche loro in nero e senza tutele o con contratti non rispettati.

– Leggi anche: L’aggressione a sprangate ai lavoratori in sciopero nel distretto tessile di Prato

La sera di martedì 8 ottobre due lavoratori, un sindacalista e uno studente che stavano partecipando a un presidio per sostenere lo sciopero erano stati aggrediti a sprangate, subendo gravi ferite in varie parti del corpo. Hanno raccontato che gli aggressori erano cinque italiani e che hanno agito in pochi minuti. Nemmeno questo episodio è una novità: negli ultimi anni a Prato ci sono state diverse aggressioni simili nel tentativo di reprimere le proteste organizzate contro le pessime condizioni di lavoro a cui sono sottoposti i lavoratori. Nella stessa serata circa cinquanta persone avevano manifestato in solidarietà dei cinque aggrediti. Domenica 13 ottobre c’era stata un’altra manifestazione a Seano, sempre in provincia di Prato, a cui hanno partecipato circa duemila persone.