A Prato due imprenditori cinesi sono stati arrestati per sfruttamento dei lavoratori
Gestivano due aziende nel distretto tessile, erano stati denunciati da un lavoratore costretto a lavorare fino a 14 ore al giorno per tutta la settimana
Due imprenditori cinesi che gestivano due aziende di confezioni per abbigliamento a Prato, in Toscana, sono stati arrestati dopo la denuncia di un operaio. L’operaio, anche lui cinese, ha raccontato alla procura di aver lavorato in condizioni di sfruttamento in un capannone nella zona dell’ippodromo. I due imprenditori sono agli arresti domiciliari, mentre per altri due loro familiari è stato disposto il divieto di dimora a Prato.
Secondo quanto ricostruito dalla procura, nelle due aziende, che operavano dentro lo stesso capannone, venivano sfruttate 24 persone straniere, in prevalenza di nazionalità cinese. I lavoratori erano costretti a turni di 13 o 14 ore per sette giorni alla settimana, venivano retribuiti in nero, non avevano alcuna tutela sindacale né riposi, malattia, ferie e tredicesima. Per questa ragione sono stati sequestrati anche 184mila euro, l’equivalente dei contributi non versati.
– Ascolta anche: Lo sfruttamento dei lavoratori nel distretto orafo di Arezzo
Grazie a diari tenuti a mano dai lavoratori stessi, chi indaga ha potuto ricostruire il prezzo pagato per ogni capo di abbigliamento prodotto: 13 centesimi. In più, alcuni operai vivevano in dormitori sovraffollati e con scarse condizioni igienico-sanitarie. Il quotidiano locale La Nazione ha scritto che l’operaio da cui è partita l’inchiesta è stato inserito in un programma di tutela.
Situazioni di questo tipo non sono una novità a Prato, dove c’è il distretto tessile più grande d’Europa. Da domenica 6 ottobre è in corso uno sciopero a oltranza in cinque aziende a conduzione cinese del distretto: oltre a essere il punto di riferimento per l’abbigliamento “Made in Italy”, a Prato lavorano molte ditte gestite da imprenditori cinesi che da anni sfruttano in modo sistematico la manodopera. Lo sciopero era stato indetto dal sindacato Sudd Cobas Prato-Firenze per le stesse ragioni che hanno portato all’arresto dei due imprenditori: i lavoratori delle cinque aziende interessate lavorerebbero più di 80 ore alla settimana, 12 ore al giorno per 7 giorni alla settimana, anche loro in nero e senza tutele o con contratti non rispettati.
– Leggi anche: L’aggressione a sprangate ai lavoratori in sciopero nel distretto tessile di Prato
La sera di martedì 8 ottobre due lavoratori, un sindacalista e uno studente che stavano partecipando a un presidio per sostenere lo sciopero erano stati aggrediti a sprangate, subendo gravi ferite in varie parti del corpo. Hanno raccontato che gli aggressori erano cinque italiani e che hanno agito in pochi minuti. Nemmeno questo episodio è una novità: negli ultimi anni a Prato ci sono state diverse aggressioni simili nel tentativo di reprimere le proteste organizzate contro le pessime condizioni di lavoro a cui sono sottoposti i lavoratori. Nella stessa serata circa cinquanta persone avevano manifestato in solidarietà dei cinque aggrediti. Domenica 13 ottobre c’era stata un’altra manifestazione a Seano, sempre in provincia di Prato, a cui hanno partecipato circa duemila persone.