La provincia argentina dove si paga con i “chachos”
È una valuta stampata solo a La Rioja e usata al posto dei pesos, come risposta contro i tagli di fondi pubblici decisi dal presidente Javier Milei
Le politiche economiche del presidente argentino Javier Milei, ispirate da una visione ultraliberista, hanno portato negli ultimi mesi ad alcuni lievi miglioramenti dei dati macroeconomici, ma a una ulteriore riduzione dei soldi a disposizione della popolazione per l’acquisto dei beni di prima necessità, e quindi a un aumento della povertà. Per rispondere a questa crisi il governatore della provincia di La Rioja, nel nord ovest del paese e al confine con il Cile, ha deciso una soluzione di emergenza: stampare una propria moneta, il chacho.
I chachos circolano nella provincia di La Rioja da agosto e vengono distribuiti ai dipendenti pubblici come bonus per contrastare la crisi economica e l’inflazione, e per pagare parte degli stipendi. Il governatore Ricardo Quintela, populista e di sinistra, esponente del partito peronista, li ha messi in circolazione anche come forma di protesta politica, dopo il taglio dei fondi destinati alle province deciso da Milei a inizio anno.
La Rioja è una provincia particolarmente povera dell’Argentina, nota per la produzione di noci e olive: il salario medio è di poco superiore ai 200 euro al mese, il tasso di povertà è al 66 per cento. La provincia ha solo 384mila abitanti, ma riceveva più fondi pubblici statali che ogni altra, con l’eccezione di Buenos Aires: quei fondi rappresentavano il 90 per cento del bilancio locale, dove due terzi dei lavoratori sono dipendenti pubblici. La provincia è proprietaria delle poche industrie della zona, delle miniere, di alcune aziende vinicole e di allevamenti.
Il taglio dei fondi provenienti dal governo centrale, deciso dal governo di Milei per rompere quello che descrive come un circolo vizioso di assistenzialismo e indebitamento dello stato, ha messo in difficoltà molte province. Alcuni amministratori locali hanno dovuto licenziare dipendenti e interrompere servizi, mentre a La Rioja il governatore Quintela ha deciso di “resistere”, nonostante la provincia sia ufficialmente in bancarotta da febbraio.
Ha quindi messo in circolazione questa nuova valuta, il chacho, il cui nome è ispirato al comandante militare Angel Vicente “Chacho” Peñaloza, che si era opposto alle forze provenienti dalla capitale durante le guerre civili dell’Ottocento. Un chacho vale un peso, le banconote vanno da mille a cinquantamila pesos, e ogni mese la provincia ne distribuisce a una parte importante della popolazione l’equivalente di 40 euro, come bonus (1000 pesos sono circa un euro).
Negozi, distributori ed esercizi commerciali non sono obbligati ad accettarli, ma il governo li ha fortemente invitati a farlo e molti hanno aderito anche per rivitalizzare le proprie attività, visto che la diffusa povertà e la recessione avevano diminuito la domanda. Chi li incassa può iscriversi in particolari registri e andare poi negli uffici pubblici per cambiarli in pesos. A chi li conserva fino a dicembre, il governo ha promesso un interesse del 17 per cento (in cinque mesi): ogni chacho varrà allora 1,17 pesos.
In questo modo il governo locale di La Rioja vuole far circolare del denaro, anche in un momento in cui le proprie casse non lo permetterebbero, rinviando a fine anno la conversione in valuta “reale” (ossia in pesos). Nonostante le molte code per ottenerli e la difficoltà di trovare negozi convenzionati dove spenderli, i 40 euro di bonus sono una cifra che per molti abitanti è piuttosto consistente. Quasi tutti provano a spenderli subito, sia per esigenze che per timore di una svalutazione dei chachos.
Non è chiaro al momento come la provincia intenda ripagare questo ulteriore indebitamento. Il presidente Milei ha assicurato che La Rioja non otterrà l’aiuto dello stato, ma ha anche detto di non poter contrastare la circolazione dei chachos, visto che misure economiche simili sono previste dalla Costituzione. Non è la prima volta che accade: nel 2000, di fronte a un piano di austerità del governo centrale simile a quello attuale, 12 diverse province (fra cui La Rioja) emisero una loro valuta. La crisi economica poi continuò, fino al default del paese nel 2001.
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