Almeno 28 persone sono state uccise in un attacco israeliano su una scuola a Jabalia, nella Striscia di Gaza

Un ragazzino palestinese tra le rovine degli edifici abbattuti dagli attacchi israeliani, lo scorso settembre (REUTERS/ Mahmoud Issa)
Un ragazzino palestinese tra le rovine degli edifici abbattuti dagli attacchi israeliani, lo scorso settembre (REUTERS/ Mahmoud Issa)

Almeno 28 persone sono state uccise in un attacco israeliano su una scuola usata come rifugio nel campo profughi di Jabalia, nel nord della Striscia di Gaza. Lo ha detto un funzionario del ministero della Salute della Striscia, Medhat Abbas, che ha aggiunto che in seguito all’attacco si è sviluppato un incendio che risulta ancora in corso. Il giornalista di Al Jazeera Moath Kahlout, che si trova nel nord del territorio, ha riferito che la maggior parte delle persone uccise è composta da donne e bambini.

Quello di Jabalia è il campo profughi più grande della Striscia, ma somiglia più che altro a una città con strade ed edifici fatiscenti, e senza molte infrastrutture essenziali. Prima della guerra ci vivevano 120mila persone: oggi è stato in gran parte distrutto dagli attacchi israeliani dell’ultimo anno.

Nelle due ultime settimane l’esercito israeliano ha ricominciato a bombardare la zona, ordinando ai civili palestinesi di andare via, mentre i suoi attacchi complicano al tempo stesso le operazioni di evacuazione. Israele sostiene che i suoi obiettivi siano depositi di armi, tunnel ed edifici utilizzati dai miliziani di Hamas, che in base alle informazioni di intelligence in suo possesso si starebbero riarmando proprio lì.

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