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  • Giovedì 17 ottobre 2024

La crisi diplomatica tra Canada e India, di nuovo

È legata all'omicidio di un leader separatista sikh nel 2023: polizia e governo canadese accusano quello indiano, che nega ogni coinvolgimento

Justin Trudeau e Narendra Modi a New Delhi nel 2023 (Sean Kilpatrick/The Canadian Press via AP)
Justin Trudeau e Narendra Modi a New Delhi nel 2023 (Sean Kilpatrick/The Canadian Press via AP)

Da alcuni giorni i rapporti diplomatici fra Canada e India sono formalmente interrotti: il Canada ha espulso dal paese i sei principali diplomatici indiani e l’India ha risposto facendo lo stesso con sei diplomatici canadesi. Una cosa simile era già successa a settembre del 2023, per lo stesso motivo: la polizia canadese e il primo ministro Justin Trudeau in settimana hanno ribadito di avere le prove che il governo indiano sia coinvolto nell’omicidio del leader sikh canadese Hardeep Singh Nijjar, avvenuto a giugno del 2023. Non solo: ritengono che altri cittadini canadesi della comunità sikh siano in pericolo, e hanno accusato alcuni esponenti del governo indiano di essere coinvolti in «omicidi, estorsioni e atti violenti» in territorio canadese.

Come già avvenuto a settembre, l’India ha respinto ogni accusa e ha definito “sconsiderato” il comportamento del governo canadese.

Un cartellone con la foto di Hardeep Singh Nijjar, vicino al tempio Guru Nanak Sikh Gurdwara Sahib, a Surrey, in Canada (Darryl Dyck/The Canadian Press via AP)

Nijjar era uno dei principali sostenitori del movimento separatista sikh per la fondazione del Khalistan, stato sovrano che secondo il movimento dovrebbe sorgere nel Punjab, una regione indiana al confine con il Pakistan (secondo una parte del movimento lo stato dovrebbe includere anche il Punjab pakistano). Il movimento pro Khalistan è considerato terroristico in India ed è stato protagonista negli anni Ottanta e Novanta di azioni clamorose e vittima di feroci repressioni da parte del governo centrale.

Attualmente è poco attivo in India, mentre ha un certo seguito nelle comunità sikh all’estero. In Canada vive la comunità sikh più estesa al mondo (penisola indiana esclusa), composta da circa 780mila persone, oltre il 2 per cento della popolazione totale. Nijjar, emigrato nel 1997 e cittadino canadese dal 2015, era uno dei leader del movimento.

– Leggi anche: I separatisti sikh al centro della lite tra India e Canada

Nel giugno del 2023 Nijjar fu ucciso da due uomini incappucciati vicino a un tempio sikh a Surrey, una cittadina vicina a Vancouver. La polizia canadese arrestò quattro uomini indiani in relazione all’omicidio, e dopo tre mesi il governo di Trudeau accusò quello indiano di essere coinvolto. Allora il Canada richiamò i propri diplomatici dall’India, e il governo del primo ministro indiano Narendra Modi sospese i visti per i cittadini canadesi.

Questa settimana la Royal Canadian Mounted Police, la principale forza di polizia canadese, ha aggiunto che ci sono «oltre una decina di credibili e imminenti minacce» per la vita e la sicurezza di membri del movimento per l’indipendenza del Khalistan residenti in Canada. Ha detto che alcuni dei diplomatici poi espulsi sono stati direttamente coinvolti nella pianificazione di atti violenti, in collaborazione con i membri di un gruppo criminale guidato da Lawrence Bishnoi.

Bishnoi è uomo di 31 anni, originario dello stato indiano del Punjab e piuttosto noto in India: è a capo di un gruppo criminale con circa 700 affiliati ed è collegato a omicidi di personaggi illustri, compresi alcuni oppositori politici del BJP, il partito del primo ministro Modi. Dal 2015 è in un carcere dello stato del Gujarat, da dove si ritiene però che continui a gestire il gruppo.

Queste accuse, particolarmente gravi, sono state ribadite mercoledì da Trudeau, che ha detto di aver ricevuto «chiare indicazioni del fatto che l’India abbia violato la sovranità canadese». In alcune interviste anonime al Washington Post dei diplomatici canadesi hanno anche aggiunto che l’omicidio di Nijjar sarebbe stato autorizzato direttamente dal ministro dell’Interno indiano Amit Shah.

Mike Duheme, capo della polizia canadese, durante la conferenza stampa (Justin Tang/The Canadian Press via AP)

L’India sostiene invece che le accuse siano pretestuose e che lo stato canadese non abbia mai fornito alcuna prova. Il portavoce del ministero degli Esteri Randhir Jaiswal ha accusato Trudeau di essere mosso da motivi politici e dalla volontà di ingraziarsi la comunità sikh canadese. Nel parlamento canadese ci sono 15 membri appartenenti alla comunità sikh (il 4 per cento del totale) e nel 2016 Trudeau fece presente ai giornalisti di avere nella sua squadra di governo quattro persone sikh, più di quante ce ne fossero nel governo di Modi.

Nei giorni scorsi anche i governi inglese e statunitense hanno invitato l’India a collaborare con le indagini, ma le mediazioni al momento non hanno dato risultati. Nel novembre del 2023 gli Stati Uniti annunciarono di aver sventato un piano per assassinare in territorio statunitense uno dei leader del movimento separatista sikh, Gurpatwant Singh Pannun, accusando il governo indiano di essere coinvolto nella vicenda. In questo caso però l’India sembra essere più propensa a collaborare alle indagini.

Rifiuta invece ogni trattativa con il Canada, nonostante i due paesi abbiano forti legami: la comunità indiana in Canada è una delle più grandi fra quelle all’estero, con 1 milione e 300 mila persone, mentre l’India è il decimo partner commerciale del paese (secondo i dati del 2022).