Gli Stati Uniti hanno dato a Israele 30 giorni per garantire la consegna degli aiuti umanitari a Gaza
Minacciando, in caso contrario, di tagliare parte dell'assistenza militare al paese
Gli Stati Uniti hanno dato 30 giorni di tempo a Israele per rimuovere gli ostacoli posti finora alla consegna di aiuti umanitari per la popolazione della Striscia di Gaza: hanno minacciato, in caso contrario, di tagliare parte dell’assistenza militare che inviano a Israele. La posizione degli Stati Uniti è stata comunicata in una lettera indirizzata al governo del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e firmata dal segretario di Stato americano Antony Blinken e dal segretario alla Difesa Lloyd Austin.
Nella lettera gli Stati Uniti hanno dichiarato di essere «profondamente preoccupati per il deterioramento della situazione umanitaria» nella regione. Dicono anche che il mese scorso Israele ha negato o impedito il trasporto di quasi il 90 per cento degli aiuti umanitari a Gaza. Nelle ultime settimane Israele ha invece dichiarato di non aver mai bloccato l’ingresso di aiuti e lunedì ha fatto sapere che 30 camion del Programma alimentare mondiale erano entrati nel nord di Gaza attraverso il varco di Erez, che collega il territorio israeliano alla Striscia di Gaza. Queste entrate hanno messo fine a un periodo di blocco totale di due settimane durante le quali l’ONU aveva avvertito che le scorte essenziali per la sopravvivenza stavano finendo per i 400mila palestinesi presenti nel nord.
Nella lettera si denuncia anche che gli ordini di evacuazione israeliani hanno costretto circa un milione e 700mila persone a rifugiarsi in una stretta area costiera dove, a causa del sovraffollamento, sono «a grave rischio di contagio» e dove le organizzazioni umanitarie hanno fatto sapere che le esigenze di sopravvivenza non possono essere soddisfatte. Blinken e Austin hanno anche ricordato che le leggi americane vietano di fornire assistenza militare a paesi che impediscono la consegna degli aiuti umanitari degli Stati Uniti.
– Leggi anche: Le malattie nella Striscia di Gaza
«Abbiamo detto molto direttamente a Israele che ci opponiamo ai loro attacchi quasi quotidiani in aree densamente popolate di Beirut», ha confermato martedì facendo riferimento alla lettera il portavoce del Consiglio di Sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby, durante una conferenza stampa. Secondo quanto riportato da un funzionario israeliano citato tra gli altri da BBC, il governo di Netanyahu «sta prendendo sul serio questa questione» e intende «affrontare le preoccupazioni sollevate» con le controparti statunitensi.
Gli Stati Uniti sono di gran lunga il principale paese fornitore di armi e assistenza militare a Israele: nel 2016 l’amministrazione Obama firmò un accordo decennale per fornire a Israele 3,8 miliardi di dollari all’anno da usare per acquistare armi statunitensi. Dal 2019 al 2023 secondo lo Stockholm International Peace Research Institute, che monitora il commercio globale di armi, il 69 per cento delle armi importate da Israele proveniva dagli Stati Uniti, e nell’ultimo decennio oltre il 95 per cento delle armi acquistate da Israele è arrivato dagli Stati Uniti. Negli ultimi mesi, in risposta all’enorme crisi umanitaria provocata dalla guerra condotta da Israele nella Striscia di Gaza, negli Stati Uniti c’è stato un numero crescente di appelli da parte di politici e opinione pubblica che chiedono di frenare il sostegno militare al governo di Netanyahu.
Nell’attacco di Hamas contro Israele del 7 ottobre del 2023, circa 1.200 persone sono state uccise e altre 251 sono state prese in ostaggio. Da allora Israele ha ucciso quasi 43 mila palestinesi a Gaza, secondo il ministero della Salute gestito da Hamas.