La legge di bilancio in 15 punti

La riduzione di IRPEF e cuneo fiscale, nuovi sostegni alle famiglie, e la discussa tassa sugli “extraprofitti“ delle banche che non lo è, tra le altre cose

Il ministro dell'Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti durante la conferenza stampa a Palazzo Chigi sulla legge di bilancio, Roma, 16 ottobre (ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)
Il ministro dell'Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti durante la conferenza stampa a Palazzo Chigi sulla legge di bilancio, Roma, 16 ottobre (ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)

Martedì sera il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge di bilancio, cioè il provvedimento che indica come varieranno la spesa e le entrate dello Stato il prossimo anno, e che dovrà essere esaminato e approvato poi dal parlamento entro la fine dell’anno: il testo deve arrivare alle camere entro il 20 ottobre, e potranno essere approvati aggiustamenti e modifiche, ma è probabile che l’impianto generale resti comunque quello deciso dal governo, e spiegato in conferenza stampa mercoledì mattina.

Le misure previste nel disegno di legge di bilancio per il 2025 costano complessivamente 30 miliardi di euro, una cifra che servirà al governo per confermare alcuni provvedimenti già in vigore e per introdurne di nuovi, e che verrà finanziata attraverso riduzioni di spesa e aumenti di tasse per 21 miliardi. I rimanenti 9 miliardi verranno coperti in disavanzo, cioè aumentando infine il debito pubblico. La cifra complessiva potrebbe salire a 35 miliardi nel 2026 e a 40 nel 2027, ma dipenderà dagli interventi che il governo deciderà nelle future leggi di bilancio.

Saranno comunque disponibili maggiori dettagli nei prossimi giorni, quando verrà pubblicato il testo completo: intanto è disponibile solo il riepilogo delle misure del Documento Programmatico di Bilancio, cioè quello inviato alla Commissione Europea, incaricata di valutare quanto la politica economica del governo sia in linea con gli ambiziosi obiettivi di lungo termine per il risanamento dei conti pubblici che il governo ha concordato con la Commissione stessa.

Abbiamo raggruppato le principali misure in 15 punti, divisi tra come lo Stato spenderà i 30 miliardi del prossimo anno e come intende finanziarli.

1. Il governo ha confermato la riduzione dell’IRPEF, l’imposta sui redditi delle persone fisiche, confermando così la struttura a 3 aliquote, cioè quelle percentuali che si applicano al reddito per calcolare le imposte da pagare: il reddito fino a 28mila euro continuerà a essere tassato al 23 per cento, mentre fino al 2023 la soglia era fissata a 15mila euro, e per i redditi tra 15mila e 28mila euro si pagava il 25 per cento. È anche prevista una riduzione dell’aliquota per la fascia da 28 a 50mila euro dall’attuale 35 per cento: sarà confermata solo se arriveranno le coperture necessarie dal concordato biennale, quella sorta di condono approvato dal governo per le partite IVA. Nel decreto fiscale collegato alla legge di bilancio è espressamente prevista questa condizione.

2. È stata confermata e rimodulata la riduzione del cuneo fiscale, cioè la differenza tra il costo del lavoro per le aziende – tra stipendio, contributi e imposte – e quanto il dipendente riceve effettivamente di stipendio netto. Lo sconto è sulla parte dei contributi a carico dei lavoratori per i redditi medi e bassi: fino a quest’anno la riduzione è stata del 7 per cento per i redditi fino a 25mila euro, e del 6 per cento per i redditi fino a 35mila euro. La misura ha coinvolto finora 14 milioni di lavoratori dipendenti, con un aumento di circa 100 euro al mese in busta paga. Il governo ha deciso di introdurre un sistema più progressivo, per evitare che chi guadagna anche solo un euro in più sopra la soglia perda l’intero beneficio, e di dividere lo sconto tra imposte e contributi: attualmente è solo uno sconto sui contributi, un problema non da poco per la sostenibilità dei conti dell’INPS. Resterà tale fino a 20mila euro di reddito, e oltre diventerà uno sconto sulle imposte tramite l’aumento delle detrazioni per lavoro dipendente fino a 35mila euro, con una riduzione progressiva fino a 40mila euro di reddito. In questo modo coinvolgerà circa un milione di lavoratori in più.

Questi primi due interventi, per come sono disegnati attualmente, costano complessivamente circa 13 miliardi, e prendono dunque gran parte delle risorse della legge di bilancio. Il governo ha anche deciso di renderle strutturali: significa che ha trovato le risorse per finanziarle in modo permanente, mentre finora doveva trovarle anno per anno per confermarle.

3. Nel disegno di legge di bilancio sono stati aumentati anche i fondi aggiuntivi per la sanità. La scorsa legge di bilancio aveva già previsto un aumento di 4 miliardi per il 2025, che dunque erano già finanziati e che avrebbero portato complessivamente la spesa da 138 a 142 miliardi di euro: è circa il 6,3 per cento del Prodotto Interno Lordo previsto per il prossimo anno, un livello più basso rispetto alla media dei paesi europei e cronicamente insufficiente. A questi il governo ha aggiunto fondi “nuovi”, cioè previsti da questa legge di bilancio, per mantenere invariata la proporzione rispetto al PIL: saranno circa 900 milioni in più per il prossimo anno, che serviranno perlopiù a finanziare assunzioni di nuovi medici e infermieri.

4. La legge di bilancio prevede anche risorse per il rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici, cioè nuovi fondi per aumentare i loro stipendi.

5. Il governo ha poi deciso di cambiare in parte il sistema delle detrazioni, cioè quegli importi che si possono detrarre ogni anno nella dichiarazione dei redditi e che riducono le imposte complessive da pagare (come le spese sanitarie o gli interessi sul mutuo). Il nuovo sistema prevede un importo massimo che si potrà detrarre, che cambierà sulla base del reddito complessivo e di quanti componenti ci sono nel nucleo familiare: sarà più alto per le famiglie numerose e a basso reddito, e più basso per i single e per quelli che hanno un alto reddito. Ci sono ancora pochi dettagli sulla misura, definita “quoziente familiare”, e bisognerà capire quanto sarà vantaggiosa per le famiglie e penalizzante per i single: proprio per questo non si sa ancora se complessivamente sarà una spesa o un’entrata. A sostegno delle famiglie è anche prevista l’introduzione di una “carta per i nuovi nati”, un sussidio da mille euro per i neogenitori con un ISEE sotto i 40mila euro: per maggiori dettagli su chi ne ha avrebbe diritto bisognerà aspettare il testo della legge.

6. Sono state confermate le regole sui cosiddetti fringe benefit, cioè i beni che le aziende possono concedere ai dipendenti (auto, telefono, computer, eccetera). Saranno detassati fino a 2.000 euro per tutti i lavoratori con figli, fino a 1.000 euro per gli altri.

7. Il governo ha prorogato fino a tutto il 2025 il bonus fiscale sulle ristrutturazioni per la prima casa: per il prossimo anno resterà al 50 per cento del valore dei lavori, dopo di che scenderà al 36 per cento per le seconde case.

8. Nella legge di bilancio non sono previsti interventi particolarmente rilevanti e strutturali sulle pensioni: per il prossimo anno è comunque stato confermato lo stesso sistema di adeguamento degli importi delle pensioni all’inflazione, e ci saranno sgravi fiscali per i lavoratori che resteranno al lavoro pur avendo raggiunto l’età pensionabile.

9. È stata confermata anche la cosiddetta deduzione al 120 per cento per le imprese che assumono a tempo indeterminato, quella che nel gergo giornalistico era stata chiamata “maxi” o “super” deduzione. Le deduzioni fiscali consistono in una riduzione dell’utile di impresa imponibile, cioè che viene considerato per calcolare le imposte dovute allo Stato: con un utile minore sarà inferiore anche l’imposta da pagare. Per esempio, se un’azienda assume una persona a tempo indeterminato che ogni mese le costa 4mila euro – tra stipendio, imposte e contributi – potrà dedurre il 120 per cento di questo importo, cioè l’intero costo più il 20 per cento: in questo caso 4.800 euro al mese. La misura vale però solo se il numero di dipendenti a fine anno è superiore a quello medio dell’anno precedente, per evitare assunzioni e licenziamenti fittizi solo per usufruire delle detrazioni.

Queste sono le principali misure di spesa per cui il governo deve trovare le coperture di bilancio cosiddette. Semplificando, le coperture per finanziare nuove spese possono essere reperite in tre modi: riducendo un’altra spesa, aumentando le entrate – ossia le tasse – oppure aumentando il debito pubblico. Nelle prossime settimane capiremo più esattamente le intenzioni del governo, ma da quel che si capisce al momento farà tutte e tre le cose.

10. Una parte di queste risorse arriverà da due fondi costituiti apposta: quello della delega fiscale – finanziato attraverso la rimodulazione di alcuni incentivi, come l’eliminazione del contributo ACE per le imprese – e quello alimentato dai risultati della lotta all’evasione, che vengono destinati automaticamente a finanziare la riduzione delle tasse. Complessivamente garantiscono coperture per 6 miliardi di euro.

11. Il governo ha poi predisposto una sorta di “contributo” che daranno assicurazioni e banche, tra le imprese che più hanno guadagnato in questi anni per via dell’aumento dei tassi di interesse deciso dalla Banca Centrale Europea per contrastare l’inflazione. È una cosa molto diversa dalla discussa tassa sugli “extraprofitti” su cui i partiti al governo hanno litigato nelle ultime settimane.

In pratica per il 2025 e il 2026 saranno sospese alcune deduzioni di cui si avvantaggiano le banche. Il governo prevede di raccogliere così circa 3,5 miliardi in due anni (1,75 all’anno): non è chiaro cosa succederà dopo, perché la struttura di cui si era discusso finora prevedeva che queste somme sarebbero state restituite negli anni successivi quando la deduzione sarebbe tornata in forma rafforzata, per compensare l’esborso anticipato delle banche. Insomma, in questa forma non sarebbe una tassa, ma solo una sorta di anticipazione di cassa che poi lo Stato dovrà restituire: il beneficio economico complessivo sarebbe dunque nullo. In conferenza stampa il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti è stato però molto vago su cosa succederà dopo, anche di fronte a domande molto precise da parte dei giornalisti.

12. Sono state poi previste sostanziose riduzioni della spesa dei ministeri, che hanno causato alcune polemiche all’interno del governo. Sono previste riduzioni medie del 5 per cento dei loro bilanci, con cui complessivamente si risparmieranno 3 miliardi di euro. Non è ancora chiaro esattamente quali spese ridurrà ciascun ministero: i tagli saranno comunque proporzionali alla dimensione del loro budget. Quello che contribuirà di più in termini assoluti sarà il ministero dell’Economia, che ha il bilancio più grande.

13. Il governo ha poi previsto alcuni interventi sulle accise, cioè quelle tasse che si pagano su determinati beni (per esempio sui carburanti): le nuove misure riguarderanno le accise su gas naturale e altri prodotti energetici. Non è invece stato introdotto alcun aumento delle accise sul gasolio, su cui negli scorsi giorni erano circolate varie ipotesi: è un tema assai spinoso per i partiti al governo, che negli anni si erano sempre dimostrati molto a favore di una loro riduzione.

14. Oltre all’intervento del “quoziente familiare” sulle detrazioni, il governo ha poi deciso di cancellare del tutto alcune spese fiscali, quelle che sono più conosciute come tax expenditure, cioè detrazioni e deduzioni a vantaggio di determinate categorie di contribuenti. In Italia sono tantissime, e si sono stratificate nei decenni: costano ogni anno allo Stato oltre 100 miliardi di euro in termini di minori entrate, ma sono difficili da eliminare per il costo politico di scontentare precise categorie di persone. Il governo ha previsto di eliminare alcuni bonus più limitati.

15. Altri fondi arriveranno attraverso l’aumento di alcune imposte sul gioco d’azzardo.

Il governo prevede di raccogliere in questi modi circa 21 miliardi di euro, tra riduzione di spese e aumenti di tasse (che sono previsti, benché il governo dica di no). Restano scoperti 9 miliardi, che saranno dunque l’aumento del cosiddetto disavanzo dello Stato, più noto come deficit. A legislazione vigente, cioè se il governo non avesse previsto nuove misure, il deficit sarebbe stato del 2,9 per cento del PIL: con la legge di bilancio salirà nel 2025 al 3,3 per cento, comunque in calo rispetto al 3,8 per cento di quest’anno. La riduzione dello 0,5 per cento non è casuale: è l’importo minimo di cui si deve ridurre il disavanzo ogni anno in quei paesi che a giugno sono stati posti sotto procedura per deficit eccessivo, secondo quanto previsto dalle nuove regole europee sui conti pubblici.

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