L’Australia vuole vietare il “dynamic pricing”

Cioè il sistema di vendita di biglietti di concerti che fa aumentare i prezzi in base alla domanda: se n'è discusso parecchio per il tour dei Green Day

Billie Joe Armstrong e Tré Cool dei Green Day durante un concerto a Los Angeles, nell'aprile del 2024 (Amy Sussman/Getty Images)
Billie Joe Armstrong e Tré Cool dei Green Day durante un concerto a Los Angeles, nell'aprile del 2024 (Amy Sussman/Getty Images)
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Mercoledì il primo ministro australiano Anthony Albanese ha annunciato che il suo governo, di centrosinistra, intende vietare il dynamic pricing, un sistema di vendita online di biglietti per concerti ed eventi che ne adatta automaticamente il prezzo in base alla richiesta. È un sistema discusso e criticato da tempo perché, soprattutto nel caso di concerti molto attesi, fa aumentare notevolmente di prezzo i biglietti.

Se ne discute in molti paesi, e in Australia il dibattito è diventato piuttosto rilevante il mese scorso, in occasione della vendita dei biglietti per i concerti della band punk-rock americana Green Day, previsti a Melbourne, Sydney e Gold Coast a inizio marzo.

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A causa della grande domanda il prezzo dei biglietti, inizialmente in vendita a 100 dollari australiani (circa 60 euro), era salito rapidamente fino a 500 dollari (circa 300 euro). Sui social network c’erano state molte proteste da parte dei fan del gruppo, che avevano dato la colpa dell’esorbitante aumento dei prezzi al sistema di dynamic pricing, per cui la piattaforma di vendita Ticketmaster, una delle principali a offrire questo servizio nel mondo, era già stata molto contestata in passato.

Martedì Albanese ha detto che il suo governo vieterà il dynamic pricing nel paese, anche se per ora non ha specificato in che modo. «Introdurremo misure dure per impedire alle aziende di adottare pratiche poco chiare che truffano i consumatori». Il governo ha detto che oltre al dynamic pricing verranno vietate tutte quelle «pratiche commerciali sleali» che possano comportare un aumento eccessivo dei prezzi o costi aggiuntivi nascosti, che siano le prenotazioni per le camere d’albergo o gli abbonamenti a servizi in cui siano incluse clausole che impediscono la risoluzione dei contratti.

Il dynamic pricing è stato introdotto negli ultimi anni come sistema di vendita di biglietti dei concerti con l’obiettivo di contrastare il fenomeno del secondary ticketing, dove i biglietti vengono acquistati da persone o bot automatici che poi li rimettono in vendita online a prezzi molto maggiorati. Il dynamic pricing funziona in base a un algoritmo che regola il prezzo dei biglietti sulla base di quanto le persone sono disposte a pagare per averlo: per calcolarlo viene creata una “coda digitale” per le persone che vogliono accedere al sito su cui si vendono i biglietti. Se da un lato il sistema ha contrastato la rivendita dei biglietti tramite secondary ticketing, dall’altro ha contribuito però a un aumento generale e considerato eccessivo dei prezzi.

Un caso diventato noto di dynamic pricing è stato quello che nel 2022 ha riguardato il cantante americano Bruce Springsteen: una parte dei biglietti del suo tour negli Stati Uniti, che avevano un prezzo di partenza intorno ai 200 dollari, hanno poi raggiunto cifre spropositate, oltre i 5.000 dollari. Tra i casi più recenti c’è stata la vendita dei biglietti per i concerti nel Regno Unito della reunion degli Oasis in programma per l’anno prossimo: quando i concerti erano stati annunciati i biglietti più economici costavano circa 90 euro e quelli più cari 300, ma alla fine i prezzi sono più che raddoppiati. Per via delle polemiche e della vendita caotica di quei biglietti, a inizio settembre l’Autorità di controllo della concorrenza e dei mercati (CMA) del Regno Unito aveva aperto un’indagine sulla modalità di vendita dei biglietti, per valutare se la situazione di pressione in cui si erano trovate molte persone interessate all’acquisto potesse aver violato la legge britannica che tutela i consumatori.

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