A Petra è stata trovata un’altra tomba di duemila anni fa

Con dodici corpi e un ricco corredo: è il risultato di una ricerca rimandata per anni, nel sito archeologico più turistico della Giordania

El Khasneh, a Petra (Abdullah Ghatasheh/Pexels)
El Khasneh, a Petra (Abdullah Ghatasheh/Pexels)
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Durante una recente puntata del programma di Discovery Channel Expedition Unknown l’esploratore e presentatore Josh Gates ha annunciato una scoperta archeologica piuttosto notevole a Petra, il più famoso sito archeologico in Giordania, visitato ogni anno da milioni di turisti per via delle sue caratteristiche case, templi e tombe scavate nella roccia.

La scoperta è di un gruppo di ricercatori guidati da Pearce Paul Creasman, archeologo dell’American Center of Research, che nei mesi scorsi ha scoperto che sotto uno dei più celebri e riconoscibili monumenti dell’antica città di Petra, in Giordania, c’è una tomba perfettamente conservata che contiene almeno 12 scheletri umani ed elaborati corredi funerari. Si stima che abbiano almeno 2mila anni, e quindi risalgano al periodo di maggiore benessere e ricchezza della città.

La zona di Petra è abitata dagli umani da migliaia di anni per via della sua posizione molto favorevole lungo varie rotte commerciali, a est della valle del Wadi Araba, che va dal Mar Morto al Golfo di Aqaba, nel Mar Rosso. Fondata inizialmente dagli Edomiti, divenne famosa come la capitale dei Nabatei, popolo arabo di guerrieri e commercianti nomadi che si spostavano spesso tra la Penisola araba e il Mediterraneo. Molti di loro si stabilirono a Petra rendendola abitabile grazie a un complesso sistema di condutture per l’acqua scavate nella roccia.

Nei secoli successivi Petra fu abitata da famiglie beduine, ma all’esterno della loro comunità si perse la conoscenza di questa enorme città semiabbandonata, che per secoli venne frequentata soprattutto da saccheggiatori e tombaroli. Petra venne riscoperta quando nel 1812 ci capitò quasi per caso l’esploratore svizzero Johann Ludwig Burckhardt. Le prime missioni archeologiche cominciarono nel 1828, ma ci sono ancora scavi in corso. Il sito è stato dichiarato patrimonio dell’umanità dall’UNESCO nel 1985.

La scoperta più recente riguarda Al Khaznah, o il Tesoro, un monumento funerario del primo secolo a.C. scolpito nell’arenaria rosa che col tempo è diventato il più celebre e noto del sito. È quello che per esempio si vede nella scena finale di Indiana Jones e l’ultima crociata.

Nel 2003 alcuni archeologi scoprirono che sotto il lato sinistro del Tesoro c’erano due camere funerarie segrete. Nei vent’anni successivi si continuò a sospettare che ce ne fossero diverse anche nel lato destro: la teoria però non poteva essere confermata perché il governo giordano non dava l’autorizzazione a scavare sotto al Tesoro. Il monumento infatti è una delle attrazioni più apprezzate dalle centinaia di migliaia di turisti che visitano Petra ogni anno, anche perché è il più vicino all’entrata del parco: e quindi è visitato anche da moltissime persone che non hanno le forze o le capacità per spingersi fino al centro della città e del sito, spesso sotto un caldo asfissiante.

All’inizio del 2024 il gruppo di Creasman decise di usare la tecnica del georadar, che utilizza impulsi radar per rilevare oggetti sotterranei, per sondare il terreno sotto il lato destro del Tesoro: le rilevazioni mostrarono che il terreno da quel lato somigliava moltissimo a quello del lato sinistro dove erano state trovate le camere funerarie. A quel punto il governo giordano decise di concedere loro il permesso di scavare per confermare o smentire la presenza di ulteriori tombe.

Seguiti dalla troupe cinematografica di Expedition Unknown, gli archeologi hanno quindi trovato una prima tomba ad agosto: aprendola hanno scoperto che, al contrario di altre tombe studiate finora a Petra, non era mai stata saccheggiata, ma conteneva 12 resti scheletrici completi (anche se ricoperti di muffa per via della grande umidità e delle inondazioni stagionali della zona) e corredi funerari in bronzo, ferro e ceramica, tra cui uno scheletro che regge un calice di ceramica piuttosto elaborato.

Secondo Creasman è una scoperta notevole, che permetterà ai ricercatori di ottenere nuove informazioni sul modo in cui vivevano i Nabatei. «Speravamo di trovare qualcosa che potesse darci nuove informazioni sul luogo in cui vivevano: i resti umani possono essere uno strumento davvero prezioso in questo senso», ha detto Creasman. Ora i ricercatori vorrebbero utilizzare la tecnica del DNA antico per studiare gli scheletri e capire se le persone sepolte nella tomba fossero imparentate tra loro, che patrimonio genetico avessero, e che posto avessero nella gerarchia sociale della città.