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  • Lunedì 14 ottobre 2024

Nella città di Tiro non c’è quasi più nessuno

La quarta città più popolosa del Libano dista appena 20 chilometri dal confine, e i bombardamenti israeliani hanno fatto fuggire decine di migliaia di persone

Persone sulla spiaggia a Tiro mentre la città, sullo sfondo, viene bombardata, in una foto del 26 settembre 2024
Persone sulla spiaggia a Tiro mentre la città, sullo sfondo, viene bombardata, in una foto del 26 settembre 2024 (Daniel Carde/Getty Images)
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La città di Tiro è la quarta più grande e popolosa del Libano, nonché la più vicina al confine con Israele: poco più di 20 chilometri. Dall’inizio della nuova campagna di bombardamenti israeliani sul Libano, cominciata a fine settembre, la città si è praticamente svuotata. Se prima dell’inizio della guerra Tiro era una vivace città portuale con circa 125mila abitanti, nelle ultime settimane decine di migliaia di persone sono scappate per sfuggire ai bombardamenti israeliani: alcune stime parlano di 40 mila persone fuggite, ma secondo altri sarebbero molte di più.

I giornalisti che sono stati in città in questi giorni parlano di strade semideserte, di negozi chiusi e di una popolazione spaventata dai bombardamenti, che in questi giorni hanno colpito numerosi edifici nel centro urbano. In tutto, secondo le stime del ministero della Salute, in Libano più di un milione di persone è stato costretto a lasciare le proprie abitazioni a causa dei bombardamenti israeliani e dell’invasione di terra che Israele sta portando avanti nel sud del paese.

In teoria la città di Tiro non sarebbe tra le zone di cui l’esercito israeliano ha ordinato l’evacuazione. Dall’inizio della sua invasione di terra Israele ha imposto ai civili di evacuare ampi territori che avrebbero potuto essere oggetto di bombardamenti più intensi: questi territori corrispondono a quasi tutta l’area a sud del fiume Leonte e ad ampie porzioni dell’area a sud del fiume Awali (i due fiumi si vedono nella cartina qui sotto). Israele inoltre ha imposto l’evacuazione anche di tutta la costa sud del Libano, dal confine fino alla città di Sidone.

Benché non sia propriamente in una zona di evacuazione, l’area urbana di Tiro è però circondata da zone che vengono bombardate frequentemente da Israele. Molto spesso finisce per essere presa di mira anche la città stessa. Parecchi residenti sono convinti che presto anche il centro della città diventerà area di evacuazione, che l’esercito israeliano imporrà a tutti di andarsene: a quel punto la città si svuoterebbe del tutto.

Per questo, dall’inizio della campagna di bombardamenti a fine settembre, gli abitanti di Tiro hanno cominciato a fuggire.

Due giornalisti del Washington Post che di recente hanno fatto un giro in città hanno raccontato di posti semideserti, dove le luci alle finestre dei condomini sono pochissime e la spazzatura non viene più raccolta dalle strade. Tiro è una città portuale dove molte persone vivono di pesca, ma l’esercito libanese ha vietato ai pescatori di uscire in mare per timore che siano presi di mira dall’esercito israeliano, e quindi gran parte delle attività si è interrotta.

Giornalisti su una terrazza di Tiro riprendono i bombardamenti israeliani

Giornalisti su una terrazza di Tiro riprendono i bombardamenti israeliani (Daniel Carde/Getty Images)

Nella città vecchia di Tiro, come altrove in Libano, i quartieri sono divisi su base religiosa. Come altrove in Libano, finora il quartiere cristiano non è stato toccato dai bombardamenti israeliani: avvenne lo stesso durante l’ultima guerra tra Israele e Hezbollah, nel 2006, e sta avvenendo lo stesso in altre città libanesi come la capitale Beirut.

Il quartiere più colpito è invece il quartiere sciita, dove Hezbollah ha una presenza più capillare e dove Israele ha fatto alcuni bombardamenti massicci, che hanno distrutto anche edifici abitati da civili, uccidendo decine di persone. Nelle precedenti guerre tra Israele e Hezbollah in Libano, quella del 2006 e quella cominciata nel 1982, Tiro era stata tra le città più combattive contro l’occupazione israeliana, e ancora oggi la presenza in città di Hezbollah è piuttosto forte.

Molti edifici sono stati distrutti, e tanti negozi sono chiusi perché i loro proprietari sono fuggiti, o non vogliono più uscire di casa.

Tra le poche strutture ancora attive ci sono gli ospedali, dove molti medici hanno deciso di stabilirsi, dormendo al loro interno, perché ritengono pericoloso tornare a casa tutti i giorni: «Non è sicuro uscire fuori», ha detto al Washington Post Abdul Nasser Farran, un chirurgo dell’ospedale Hiram. «La maggior parte degli abitanti di Tiro è andata via». Ma anche i medici dell’ospedale stanno pian piano andando via: l’ospedale Hiram, che si trova nella periferia nord-est di Tiro e ha 110 stanze, all’inizio dell’operazione israeliana aveva quattro chirurghi, e ora Farran è rimasto da solo.