Com’è davvero Rozzano

Il comune alla periferia di Milano che recentemente è finito spesso nelle pagine di cronaca ha una fama da posto violento e malfamato, da cui sta cercando di sganciarsi

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Nella notte di venerdì 11 ottobre Manuel Mastrapasqua, magazziniere di 31 anni, è stato ucciso con una coltellata da un ragazzo di 19 anni, Daniele Rezza, che ha confessato di aver commesso l’omicidio dopo avergli rubato delle cuffie di poco valore per ascoltare la musica. La sua storia è stata ripresa da molti giornali nazionali. L’omicidio di Mastrapasqua è avvenuto a Rozzano, un comune nella periferia sud di Milano attorno al quale nelle scorse settimane si era acceso un dibattito che riguardava proprio la sicurezza e la sua fama di posto pericoloso, alla quale hanno contribuito delle dichiarazioni del noto musicista e produttore Fedez.

Tutto è cominciato dopo che molti giornali hanno riportato quello che Fedez avrebbe detto durante una rissa in un locale milanese, come riportato nelle carte dell’inchiesta sul tifo organizzato di Inter e Milan (Fedez è molto amico di alcuni capi ultras del Milan). Fedez avrebbe detto: «Lasciatemi stare, lasciatemi stare che l’ammazzo che sono di Rozzano, lo uccido».

Fedez avrebbe insomma fatto leva sulla fama di Rozzano come un posto malfamato e violento, per intimorire chi gli stava intorno. Dopo che le presunte dichiarazioni di Fedez sono state riprese da moltissimi giornali, il sindaco di Rozzano Gianni Ferretti – eletto nel 2019 col centrodestra dopo anni di amministrazioni di centrosinistra – ha fatto un video in cui definisce Rozzano una «comunità di gente per bene, persone oneste che vivono la città ogni giorno con senso civico, rispetto delle regole e attenzione al bene comune che non hanno nulla a che fare con la malavita». In un’altra intervista ha definito Rozzano una «città delle eccellenze», che vive «una situazione completamente diversa rispetto al passato».

In parte ha ragione Ferretti: negli ultimi anni Rozzano ha cercato di smarcarsi dall’immagine di posto violento e di grande emarginazione sociale ed economica. Dall’altro lato, Rozzano rimane effettivamente un posto pieno di problemi.

Rozzano è uno dei comuni più popolosi fra quelli dell’hinterland di Milano. Il comune si estende su 12,2 chilometri quadrati, in cui vivono circa 41mila e 400 persone (dati aggiornati al 2023), di cui 5mila sono stranieri. Fino agli anni Cinquanta Rozzano era perlopiù un paesone poco fuori Milano, da cui era separato da campi e strade poco battute. I suoi abitanti aumentarono moltissimo quando fra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta venne costruito un enorme quartiere di case popolari allora gestito dallo IACP – Istituto autonomo case popolari – per accogliere le persone che arrivavano dal Sud Italia per lavorare nelle fabbriche della città. In pochi anni Rozzano passò da circa 6mila abitanti a più di 30mila. Ancora oggi il distretto di case popolari di Rozzano è uno dei più grandi d’Italia.

Da circa una ventina d’anni si sono trasferiti a Rozzano anche molti stranieri, soprattutto dal Nord Africa: sia per la presenza di case popolari sia per gli affitti generalmente piuttosto bassi, soprattutto se confrontati con quelli di Milano. La minoranza più consistente è quella egiziana. Tuttavia la progressiva chiusura delle fabbriche a Milano, la conseguente disoccupazione e una convivenza poco gestita tra le varie comunità – oltre a infiltrazioni sempre più massicce della criminalità organizzata – hanno creato le premesse per violenze, tensioni e microcriminalità. Ancora oggi il reddito medio di Rozzano è fra i più bassi dell’intera provincia.

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La città di Milano è vicina, ma non abbastanza: una delle linee tranviarie più frequentate di Milano, il 15, fa capolinea proprio a Rozzano. In circa un’ora di viaggio porta dalle case popolari del paese fino a piazza Duomo. Eppure gli abitanti di Rozzano nel tempo hanno sviluppato una sorta di diffidenza per Milano, anche per reazione alla paura e allo stigma che nel frattempo si era creato verso chi proveniva da Rozzano. Come in molte periferie problematiche delle grandi città, anche a Rozzano si è formata un’identità locale in opposizione a quella percepita di Milano, e quindi fiera sia delle proprie radici popolari sia di una certa capillarità della criminalità organizzata.

In questo ambiente si è sviluppata una scena rap piuttosto viva. Tra i rapper più conosciuti che provengono da Rozzano c’è Paky, nome d’arte di Vincenzo Mattera, originario di Secondigliano ma trasferitosi a Rozzano quando aveva dieci anni. La sua “Rozzi” (diminutivo di Rozzano), del 2019, quella che lo ha reso famoso, parla proprio della vita dei giovani a Rozzano, fatta di spaccio, scontri con gruppi rivali e microcriminalità. Ma parla anche del senso di comunità che si crea tra chi cresce in questo contesto: «A Rozzano ci chiamiamo ammò/Perché amore è quello che ci lega/ Mio fratello piglierebbe un colpo/ Tu e i tuoi vi schifate a vicenda». Ad oggi il suo video ufficiale ha 42 milioni di visualizzazioni.

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Di Rozzano si è parlato anche riguardo alla recente indagine sul tifo organizzato di Inter e Milan. Secondo quanto scrive il Corriere nelle carte si fa il nome anche di Vito Cosco, conosciuto perché vent’anni fa venne condannato per quella che è stata chiamata dai giornali la “strage di Rozzano”. Allora fu un caso molto discusso e contribuì alla fama negativa di Rozzano: nell’agosto 2003 Cosco dopo una litigata uccise quattro persone, due ex amici, una bambina di due anni e un uomo di sessant’anni che era con loro.

Da anni però a Rozzano sono attive associazioni e comunità che hanno cercato di dare il loro contributo contro la criminalità organizzata o aiutando le famiglie che non potevano permettersi di fare la spesa e che non riuscivano ad arrivare a fine mese. Nel video il sindaco Ferretti parla delle «eccellenze» del territorio, citando per esempio l’osservatorio astronomico inaugurato nel 2023, che è l’osservatorio con cupola più grande d’Europa. Ma anche la biblioteca Cascina Grande, molto fornita e che organizza anche una serie di incontri e iniziative culturali. Oltre a queste Ferretti parla anche del «tessuto produttivo», delle «scuole di ogni ordine e grado» e degli elementi storici in città, come il castello o le chiuse vinciane sul Naviglio Pavese.

A Rozzano è cresciuto anche lo scrittore Jonathan Bazzi, autore di Febbre, finalista al Premio Strega nel 2020 e diventato una sorta di caso letterario. Nel libro Bazzi racconta proprio della sua infanzia nelle case popolari fra via Giacinti, via Verbene e via Dalie. Bazzi oggi vive in Porta Venezia, ma nei libri e nelle sue interviste parla spesso di Rozzano e della fatica per una persona queer di crescere in un contesto di una certa marginalità culturale, ancora più di oggi. Fino a pochi anni fa invece la persona di Rozzano più nota era il cantante Biagio Antonacci.