Il video in cui Benjamin Netanyahu si è rivolto al segretario generale dell'ONU, António Guterres (da <a href="https://www.youtube.com/watch?v=pKF0iJVDmHY">YouTube</a>)

Benjamin Netanyahu ha chiesto all’UNIFIL di ritirarsi dal sud del Libano

Il primo ministro israeliano ha accusato la missione dell'ONU di «fare da scudo a Hezbollah»

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Domenica il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha diffuso un video in cui si rivolge al segretario generale dell’ONU, António Guterres, chiedendogli il ritiro della missione UNIFIL dalle «zone di combattimento» nel sud del Libano. Domenica l’UNIFIL ha detto che due carri armati israeliani hanno fatto irruzione in una sua base a Ramyah, sfondandone le barriere: «Una palese violazione del diritto internazionale». Negli ultimi giorni l’esercito israeliano ha ferito almeno quattro persone della missione dell’ONU, due soldati e due operatori (e venerdì un terzo soldato è stato ferito, ma non si sa da chi).

Netanyahu non si è limitato a chiedere il ritiro «immediato» dell’UNIFIL, una cosa che sottrarrebbe l’esercito israeliano al monitoraggio di osservatori esterni (la cui presenza è importante anche perché possono documentare le eventuali violazioni del diritto internazionale). Ha accusato la missione di «fornire uno scudo umano ai terroristi di Hezbollah», il gruppo politico e militare libanese che Israele sta attaccando da fine settembre, da quando ha prima bombardato e poi invaso via terra il paese uccidendo almeno 1.654 civili.

Il discorso è stato in lingua ebraica, l’espediente che Netanyahu utilizza – all’interno di una comunicazione volutamente ambigua – quando si rivolge soprattutto al pubblico israeliano. Netanyahu ha detto che l’esercito israeliano ha chiesto «ripetutamente» all’UNIFIL di ritirarsi «dalla zona dei combattimenti e dalle roccaforti di Hezbollah», e che il personale dell’ONU si è rifiutato.

In sostanza, Netanyahu ha incolpato l’UNIFIL di quanto accaduto questa settimana, dicendo che era stata avvisata. Ha detto di essere rammaricato, e che l’esercito cercherà di impedire che gli incidenti si ripetano, ma ha sostenuto che ritirare i soldati dell’ONU sarebbe il modo «semplice e ovvio» per proteggere loro e quelli dell’esercito israeliano.

Domenica la presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, ha parlato al telefono con Netanyahu. Durante la conversazione, dice una nota di Palazzo Chigi, Meloni «ha ribadito l’inaccettabilità che UNIFIL sia stata attaccata dalle forze armate israeliane» e ha «sottolineato l’assoluta necessità che la sicurezza del personale di UNIFIL sia sempre garantita».

Sabato 40 paesi che partecipano alla missione avevano diffuso una dichiarazione congiunta in cui dicevano che «queste azioni devono cessare immediatamente e devono essere adeguatamente investigate». Venerdì i governi di Italia, Francia e Spagna avevano definito «ingiustificabili» i nuovi attacchi israeliani alle basi dell’ONU (Francia e Spagna avevano anche chiesto di interrompere le esportazioni di armi a Israele).

Domenica inoltre l’esercito israeliano ha ordinato l’evacuazione di altri 21 piccoli centri urbani nel sud del Libano, oltre ai 23 fatti evacuare sabato, prescrivendo agli abitanti di andare a nord del fiume Awali. Avichay Adraee, un portavoce dell’esercito, ha scritto in arabo che è «per garantire la vostra sicurezza». Nel paese ci sono già più di 1,2 milioni di sfollati. Nello stesso discorso Netanyahu ha rivendicato come necessarie a «smantellare un baluardo di Hamas» le nuove operazioni militari che hanno isolato il campo profughi di Jabalia, il più grande della Striscia di Gaza, uccidendo più di 300 palestinesi in nove giorni.

– Leggi anche: Gli attacchi dell’esercito israeliano contro l’UNIFIL in Libano, spiegati

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