Un cartellone su una strada di Teheran affianca i volti del generale iraniano Abbas Nilforoushan, del capo di Hezbollah, Hassan Nasrallah, e di quello di Hamas, Ismail Haniyeh, uccisi da attacchi israeliani, il 7 ottobre del 2024 (AP Photo/Vahid Salemi)

Hamas voleva coinvolgere l’Iran nell’attacco del 7 ottobre dell’anno scorso a Israele, dice il New York Times

Un'inchiesta basata su documenti dell'intelligence israeliana ha ricostruito i tentativi di convincere il regime e Hezbollah a partecipare

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Un’inchiesta del New York Times, basata su documenti ottenuti dall’intelligence israeliana, ha ricostruito come Hamas avrebbe provato a coinvolgere l’Iran e il gruppo politico e militare libanese Hezbollah nell’attacco a Israele del 7 ottobre dell’anno scorso. Era già noto che Hamas avesse sperato nella partecipazione dei suoi alleati regionali: non si sapeva però quanto e come avesse provato a convincerli, e i documenti ne danno un’idea. Non è chiaro, però, quanto ci sia andato vicino.

I documenti verificati dal New York Times sono verbali di dieci riunioni segrete di Hamas. Provengono da un computer trovato dai soldati dell’esercito israeliano mentre ispezionavano una base sotterranea a Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza. L’attacco, chiamato in codice «il grande progetto», sarebbe stato pianificato a partire dal gennaio del 2022. Già dal 2021 Hamas aveva iniziato a evitare scontri diretti con l’esercito israeliano, con l’intento di coglierlo di sorpresa – cosa poi avvenuta.

A queste riunioni avrebbero partecipato il leader di Hamas, Yahya Sinwar, e i più importanti comandanti militari, Mohammed Deif, Marwan Issa e Muhammad Sinwar. Per evitare fughe di notizie, i leader avrebbero deciso di non condividere i dettagli né con le gerarchie inferiori del gruppo, che sarebbero state informate solo poco prima dell’attacco, né con i dirigenti all’estero (con l’eccezione del capo politico, Ismail Haniyeh, ucciso da Israele a fine luglio a Teheran).

Hamas avrebbe fatto pressioni anche su altre fazioni palestinesi, come il Jihad Islamico, perché non rispondessero alle eventuali provocazioni.

Inizialmente l’attacco era previsto nell’autunno del 2022, e a settembre di quell’anno i preparativi erano ormai completi. Poi Hamas scelse di rinviarlo, secondo questa ricostruzione per provare a coinvolgere l’Iran e Hezbollah. Fu poi stabilito di attaccare entro la fine del 2023 per anticipare l’entrata in funzione (al momento prevista entro il 2025) di un nuovo sistema antiaereo israeliano che utilizza la tecnologia laser.

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Il principale dei tentativi di coinvolgere gli alleati avvenne nel giugno 2023. Il vice di Sinwar, Khalil al-Hayya, venne mandato in Libano per incontrare Mohammed Said Izadi, un comandante delle Guardie rivoluzionarie, la forza militare più potente dell’Iran. Al-Hayya era anche incaricato di sottoporre i piani a Hassan Nasrallah, l’allora leader di Hezbollah ucciso da Israele lo scorso 27 settembre. L’incontro con Nasrallah però fu rimandato, e non si sa se avvenne in seguito.

Izadi, che coordinava i rapporti dell’Iran con i gruppi armati palestinesi, avrebbe detto ad Hamas che in linea di massima il suo paese era favorevole all’attacco, ma che gli serviva più tempo per parlarne ai suoi superiori. Non è chiaro se Izadi e l’Iran abbiano ricevuto dettagli su come sarebbe stato condotto. Hamas ne avrebbe concluso che i suoi alleati non l’avrebbero abbandonato, ma a quel punto avrebbe accettato di attaccare da solo, anche senza di loro.

L’Iran attaccò Israele per la prima volta diversi mesi dopo il 7 ottobre, ad aprile di quest’anno. Hezbollah, a sua volta, attese l’8 ottobre per lanciare razzi, quando ormai l’esercito israeliano aveva ripreso il controllo dei confini della Striscia di Gaza. Il leader supremo iraniano, Ali Khamenei, ha sempre negato che il suo paese abbia avuto un ruolo nell’attacco del 2023, e le intelligence israeliana e statunitense sono sostanzialmente d’accordo.

«Tutta la pianificazione, il processo decisionale e la regia [dell’attacco] vennero eseguite esclusivamente dall’ala di Hamas basata a Gaza», ha detto al New York Times la rappresentanza all’ONU dell’Iran. Il fatto che ci siano stati incontri tra i membri delle Guardie rivoluzionarie e dei gruppi radicali palestinesi non è comunque una novità. Servono maggiori informazioni per capire se, oltre a un generico sostegno, l’Iran abbia avuto un ruolo operativo, per esempio nell’addestramento dei miliziani.

Un precedente articolo del New York Times aveva spiegato che l’intelligence israeliana aveva ottenuto un piano di battaglia di Hamas per l’attacco del 7 ottobre più di un anno prima che avvenisse, ma l’aveva trascurato perché riteneva che il gruppo non fosse in grado di realizzare un’operazione militare così complessa e massiccia.

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