I feriti negli attacchi su Jabalia vengono portati a un ospedale di Gaza City, l'11 ottobre (Mahmoud Zaki/Xinhua via ZUMA Press)

I nuovi attacchi israeliani sul campo profughi di Jabalia

Venerdì sono state uccise più di 30 persone e migliaia sono bloccate dalla ripresa degli attacchi

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Venerdì gli attacchi israeliani su Jabalia, il campo profughi più grande della Striscia di Gaza, hanno ucciso più di trenta persone. Da circa una settimana l’esercito ha ricominciato a bombardare la zona ordinandone l’evacuazione, ma migliaia di persone non riescono ad andarsene proprio a causa degli attacchi. Come gli altri campi profughi palestinesi, a Jabaila non ci sono tende e baracche: somiglia piuttosto a una città con strade ed edifici fatiscenti e senza molte infrastrutture essenziali. Prima della guerra ci vivevano 120mila persone.

Venerdì le autorità di Gaza hanno denunciato due distinti attacchi. In un primo bombardamento, che ha colpito anche una scuola dove si trovavano gli sfollati, sono state uccise 18 persone. Altre 12 sono state uccise da un secondo attacco, avvenuto attorno alle 22:40 italiane, che ha lasciato diverse persone intrappolate sotto le macerie. Il numero totale di morti, quindi, potrebbe essere più alto.

«Nessuno può entrare o uscire: [i militari israeliani] sparano a chi ci prova», ha detto la coordinatrice di Medici Senza Frontiere (MSF), Sarah Vuylsteke. L’ong ha diffuso sui social la testimonianza di un suo autista che è nel campo profughi: «Stavamo all’ospedale Al-Yemen Al-Saeed Hospital, ma loro [l’esercito israeliano] lo hanno bombardato. Non sappiamo cosa fare, potremmo morire da un momento all’altro».

MSF racconta che gli ordini di evacuazione, diffusi domenica scorsa in una zona della Striscia dove secondo l’ONU si trovano più di 400mila persone, sono coincisi con la ripresa degli attacchi, «impedendo alle persone di lasciare in sicurezza l’area». Venerdì gli attacchi israeliani hanno ucciso in tutto 61 palestinesi, secondo il ministero della Sanità locale.

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Le operazioni militari di terra stanno comprendendo, oltre a Jabalia, le città vicine di Beit Hanoun e Beit Lahiy: da quando è ricominciata l’offensiva, secondo il ministero, sono state uccise almeno 130 persone. L’esercito israeliano ha detto che lo scopo è colpire le infrastrutture di Hamas e i miliziani del gruppo che ancora si troverebbero nella parte settentrionale della Striscia.

L’ONU teme che gli attacchi possano pregiudicare la seconda fase della sua campagna di vaccinazione per la poliomielite, che dovrebbe partire la settimana prossima.

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