(Alessandro Garofalo/LaPresse)

Stellantis dice che in Italia costa troppo costruire auto elettriche

L'amministratore delegato Carlos Tavares ha chiesto al governo nuovi incentivi statali per stimolare la domanda di veicoli elettrici, al momento molto bassa

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Venerdì l’amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares, ha detto ai parlamentari delle commissioni Attività produttive della Camera e Industria del Senato che servono nuovi incentivi statali per aiutare le persone a comprare auto elettriche, perché al momento almeno in Italia non è possibile abbassare i costi di produzione. Secondo Tavares, costruire un’auto elettrica in Italia costa molto di più rispetto alla media degli altri paesi, soprattutto a causa dei costi elevati dell’energia.

Le commissioni parlamentari avevano convocato Tavares per chiedere chiarimenti sui piani dell’azienda che nell’ultimo anno ha ridotto fortemente la produzione in Italia e chiesto la cassa integrazione per migliaia di operai dei suoi stabilimenti. Stellantis nacque nel gennaio del 2021 dalla fusione di PSA, l’azienda francese che produce Peugeot e Citroën, e FCA, l’azienda italo-americana nata a sua volta dalla fusione di FIAT e Chrysler. La fusione era stata la risposta dell’azienda alla crisi del modello produttivo della FIAT, sempre meno competitivo e centrale nell’economia italiana. Da quando è stata creata Stellantis, tuttavia, sia la produzione che la progettazione dei nuovi modelli sono state progressivamente spostate all’estero.

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All’inizio di gennaio lo stesso Tavares aveva detto che il gruppo voleva tornare a produrre in Italia un milione di veicoli entro il 2030, un obiettivo che non sembra alla portata per come si sono messe le cose negli ultimi mesi. Venerdì l’amministratore delegato ha comunque assicurato che Stellantis non ha alcuna intenzione di abbandonare l’Italia, come aveva già detto più volte nell’ultimo anno: «Stiamo studiando nuovi progetti qui, produrremo nuovi veicoli elettrici in Italia e per l’Italia e anche per l’export».

Stellantis è alle prese con la crisi dell’intero settore dovuta ai ritardi con cui quasi tutti i produttori di auto hanno affrontato la transizione verso l’elettrico. Dopo anni di esigui investimenti in innovazione e di incentivi marginali da parte delle istituzioni – e dunque di scarsa visione sia dei manager che della politica – l’intero settore si è trovato a dover affrettare il processo di transizione verso i veicoli elettrici, ancora molto costosi e poco interessanti per i consumatori europei. Al contrario la Cina ha sviluppato un fiorente mercato dei veicoli elettrici e ha sostanzialmente la leadership della tecnologia necessaria per produrli, dalle materie prime alle batterie.

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Tavares ha detto ai parlamentari che la Cina ha un vantaggio competitivo del 30 per cento rispetto all’Italia per via dei bassi costi di produzione e manodopera, e che non è conveniente produrre in Italia anche perché il prezzo dell’energia è molto più alto rispetto a quello di altri paesi, per esempio «doppio rispetto alla Spagna».

Per questo prima di presentare un piano industriale per il 2030, cioè il programma degli investimenti negli stabilimenti italiani, Stellantis deve capire come affrontare il divario tra costi di produzione tra auto a combustione interna ed elettriche: «Io devo poter vendere i veicoli elettrici allo stesso prezzo dei veicoli a combustione interna. Quindi, nel contesto attuale, devo per forza considerare un 40 per cento di aumento dei costi, ovvero quello della tecnologia elettrica», ha detto Tavares. «Con questo 40 per cento di aumento dei costi creo, all’interno della filiera, una tensione insopportabile».

La soluzione secondo Stellantis è garantire nuovi incentivi statali per l’acquisto di auto elettriche. «Bisogna stimolare la domanda, con notevoli iniezioni di incentivi per aiutare la classe media: non chiediamo soldi per noi ma per aiutare i vostri cittadini che devono poter acquistare i veicoli», ha detto l’amministratore delegato.

Le parole di Tavares sono state accolte con scetticismo da parte di molti politici dell’opposizione intervenuti durante l’audizione. Il più duro è stato Carlo Calenda di Azione, secondo cui da Tavares sono arrivate solo «un sacco di chiacchiere: L’unica certezza è che il milione di auto sbandierate non esiste più. Esiste un milione di clienti ma li dobbiamo trovare noi con gli incentivi, quello che ha detto è datemi i soldi, un ricatto inaccettabile».

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