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  • Mercoledì 9 ottobre 2024

Beppe Sala e Matteo Salvini litigano su quasi tutto

Anche se uno dei due è un leader nazionale e fa il ministro, è anche milanese, e le prossime elezioni comunali non sono poi così lontane

Beppe Sala e Matteo Salvini (LaPresse)
Beppe Sala e Matteo Salvini (LaPresse)
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Negli ultimi mesi sono state molte le occasioni in cui il sindaco di Milano Beppe Sala e Matteo Salvini, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti e leader della Lega, si sono confrontati e scontrati pubblicamente. È successo su temi relativi alla mobilità e quindi al ministero guidato da Salvini, su cui è lecito aspettarsi dei suoi interventi: in alcuni casi Salvini è anche riuscito a bloccare, rimandare o modificare provvedimenti presi dal sindaco e dalla giunta. Molte altre volte invece gli scontri hanno riguardato questioni milanesi su cui Salvini almeno politicamente avrebbe poco a che fare, come la sicurezza o la distribuzione di cibo e bevande d’asporto dopo la mezzanotte: in questi casi il suo obiettivo è sembrato più che altro posizionarsi su temi che avevano particolarmente polarizzato l’opinione pubblica.

Non è una novità che Sala e Salvini litighino e che lo facciano apertamente, con toni accesi e provocazioni, tramite interviste o sui social network. I due si conoscono e si confrontano ormai da tempo: il primo mandato di Sala iniziò nel 2016 e quello attuale – il secondo e ultimo – finirà nel 2027; Salvini invece è diventato segretario della Lega Nord (poi solo Lega) nel 2013. Soprattutto però Salvini è nato e cresciuto a Milano, dove ha fatto il consigliere comunale per circa 20 anni (con qualche interruzione) tra il 1993 e il 2018, cosa che ha spesso rivendicato e usato per motivare le sue interferenze con le iniziative del comune.

Salvini inoltre ha detto in più occasioni, più o meno seriamente, che in futuro gli piacerebbe candidarsi per diventare sindaco, definendo quell’incarico politico come «la cosa del mondo più bella da fare».

È quasi sempre Salvini che “comincia”, ed è anche comprensibile visto che la Lega a Milano è all’opposizione e ha più interesse a creare polemiche e farsi notare. Per fare alcuni esempi recenti: Salvini ha detto che l’amministrazione ha fatto una «brutta figura» e perso troppo tempo sulla questione che riguarda lo stadio San Siro, dove non si sa ancora se le squadre di calcio del Milan e dell’Inter continueranno a giocare (“brutta figura” perché per via di questa situazione San Siro non potrà più ospitare la finale di Champions League del 2027, come si pensava); ma ha anche definito «un’altra pessima notizia per la città» le nuove regole che restringono l’accesso delle macchine più inquinanti alla cosiddetta “Area B”, che comprende gran parte del territorio comunale. Infine Salvini ha dato a Sala del «disinformato di sinistra» per le sue posizioni critiche sull’autonomia differenziata, una legge promossa proprio dalla Lega. Sala gli ha risposto proponendo un dibattito sul tema, «e vediamo chi ne sa di più».

Uno dei motivi per cui i battibecchi tra i due sono così frequenti è che Sala ha sempre puntato molto sui temi che riguardano l’ambiente e la mobilità sostenibile, con un’attenzione alla causa ambientalista che ha portato a misure impopolari per gli automobilisti: Salvini al contrario è sempre stato molto dalla parte degli automobilisti.

Su questo punto gli scontri hanno avuto anche conseguenze pratiche per Milano. Per esempio quando il comune aveva imposto ai camion i cosiddetti sensori “salva-ciclisti”  nel tentativo di limitare gli incidenti con le biciclette, che negli ultimi anni sono aumentati e in diversi casi sono stati mortali per chi era in bici. Dopo vari ricorsi (e lamentele degli autisti di camion) sembrava che la norma potesse considerarsi definitiva, ma il ministero dei Trasporti l’ha delegittimata: in una risposta a una lettera inviata da un’associazione di conducenti di camion, aveva detto che l’installazione dei sensori non è consentita dalle norme sull’omologazione dei veicoli, permettendole di fatto di non rispettare l’obbligo.

Un altro caso invece è l’ultimo codice della strada a cui sta lavorando Salvini (ancora da approvare in via definitiva) che prevede che non siano più considerate a norma le cosiddette bike lane, cioè le corsie ciclabili indicate solo con disegni e segnaletica sull’asfalto, molto usate in diverse città europee: è un problema per Milano, che ha circa 80 chilometri di bike lane e vari progetti per i quali vorrebbe anche aumentarli (le bike lane furono molto promosse da Sala soprattutto durante la pandemia).

Ma alla base degli scontri tra Sala e Salvini ci sono anche ragioni più strettamente politiche e meno ideologiche: alle prossime elezioni comunali a Milano mancano circa 2 anni, Sala non potrà ricandidarsi perché è già al suo secondo mandato e verosimilmente i partiti della coalizione di destra avranno più possibilità di contendere la vittoria rispetto agli anni passati. Per la Lega e per Salvini è una buona occasione per recuperare i tanti consensi persi al Nord e soprattutto a Milano negli ultimi anni, cominciando a lavorare in anticipo su questioni piccole ma identitarie.

Milano è guidata dal centrosinistra da tredici anni (un mandato di Giuliano Pisapia e più di uno e mezzo di Beppe Sala) e il voto delle elezioni europee dell’8 e 9 giugno 2024 ha confermato che il Partito Democratico è il primo partito in città in tutti i municipi (con oltre il 31 per cento). La Lega invece alle ultime europee è andata male ed è risultata il settimo partito, prendendo poco più del 6 per cento e 31mila voti: solo cinque anni prima, alle europee del 2019, aveva preso più del 27 per cento e 157mila voti, ed era stata il secondo partito più votato a Milano. Alle ultime elezioni è stata inoltre superata da entrambi gli altri partiti della sua coalizione, Fratelli d’Italia (che ha preso quasi il 22 per cento) e Forza Italia (quasi il 9).

Alle elezioni amministrative del 2021, quelle della rielezione di Sala, la destra aveva faticato a trovare un candidato: alla fine aveva scelto Luca Bernardo, pediatra dall’esperienza politica quasi nulla, che aveva perso in modo molto netto. La Lega era arrivata comunque seconda con quasi l’11 per cento, dopo il Partito Democratico che aveva preso il 33,84.

Matteo Salvini e Luca Bernardo alla chiusura della campagna elettorale della Lega per le elezioni amministrative di Milano del 2021 (Ansa/Matteo Corner)

Diversi esponenti locali della destra di governo confermano che i partiti stanno già parlando delle elezioni e di come arrivare preparati, e che sono in programma dei colloqui per parlarne nelle prossime settimane. I partiti della coalizione di destra (oltre alla Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia) dovranno infatti mettersi d’accordo su chi debba esprimere il candidato o la candidata, come fanno quasi sempre nelle tornate elettorali locali: se alle scorse elezioni nessuno voleva proporre un candidato proprio perché si dava il voto per perso in partenza, questa volta le condizioni rendono quel posto di candidato molto più ambito. Presidiare con costanza i temi cittadini per la Lega e per Salvini è anche un modo per accreditarsi a questo ruolo all’interno della coalizione.

I politici locali della Lega dicono semplicemente che per Salvini Milano ha sempre avuto un’importanza particolare, essendo la sua città ed essendo la Lega storicamente radicata in Lombardia. Secondo Samuele Piscina, consigliere comunale e capogruppo della Lega in consiglio comunale, Sala «non può non aspettarsi una risposta da chi ha una delega su determinate materie, è vicepremier, originario e vive nella città di Milano».

Durante la campagna elettorale delle elezioni europee di giugno Salvini ha fatto diversi comizi in città, concentrandosi in particolare nei quartieri più periferici. Nei comizi, nonostante il tema dell’elezione non fosse Milano, faceva molta campagna contro Sala: diceva per esempio che in città non si trova più «nessuno che ha votato Sala», oppure lo accusava di occuparsi di questioni frivole come il divieto di mangiare «coni gelato dopo mezzanotte» (in riferimento all’ordinanza per vietare la vendita di cibi e bevande d’asporto dopo la mezzanotte, che in realtà non include i gelati) e di lasciare l’erba alta in città che attira «insetti, zecche, pidocchi e malattie» (cioè la pratica dello sfalcio ridotto, che in realtà viene adottata solo in certe zone della città delimitate e segnalate da cartelli).

Aveva anche detto più esplicitamente: «Finite queste europee il centrodestra si deve mettere al tavolo per scegliere subito un candidato sindaco per ridare lustro a Milano e che abbia Milano come priorità. Dobbiamo partire almeno con due anni di anticipo. L’ultima volta abbiamo sbagliato».

Dalle europee Salvini ha continuato a intervenire su questioni milanesi con continuità, a volte per bloccare o ribaltare decisioni di Sala, magari su questioni dalle conseguenze limitate ma simbolicamente rilevanti o di cui si parla molto. A settembre per esempio sarebbe dovuta partire una zona a traffico limitato (ZTL) in quello che viene chiamato Quadrilatero della moda, dove si trovano molti negozi di marchi di lusso. La giunta ne aveva parlato per mesi, ma la ZTL non è ancora entrata in vigore perché il ministero dei Trasporti è intervenuto e non ha approvato il progetto, contestando la scelta del comune di limitare la permanenza delle auto all’interno delle vie per soli 15 minuti. Sala ha detto che la ZTL in ogni caso si farà, anche se con modalità diverse.

– Leggi anche: L’aeroporto di Milano Malpensa è stato intitolato a Silvio Berlusconi

Prima ancora c’era stato il caso molto discusso dell’intitolazione a Silvio Berlusconi dell’aeroporto di Milano Malpensa, operazione sostenuta e incoraggiata apertamente da Salvini e interpretata come uno sgarbo da Sala, che non era stato interpellato assieme agli altri sindaci dei comuni limitrofi. Solo qualche settimana prima Sala aveva detto in consiglio comunale che non avrebbe intitolato vie, piazze o edifici a Berlusconi perché secondo la legge italiana devono passare almeno dieci anni dalla morte di una persona per potergli intitolare spazi pubblici. Pochi giorni fa Sala ha fatto sapere che il comune di Milano ha approvato una delibera per fare ricorso al tribunale amministrativo regionale (TAR) contro l’intitolazione, assieme ad altri comuni vicini all’aeroporto.

Salvini e Sala durante un incontro a Roma, nel 2023, per discutere di sicurezza stradale e zone 30 all’ora a Milano in prossimità delle scuole (Ansa/ US/ MIT)

Su una questione che ha conseguenze più concrete e rilevanti per Milano invece Salvini si è mostrato collaborativo: i problemi urbanistici e le decine di inchieste giudiziarie su presunti illeciti nei permessi di grossi progetti edilizi. È una situazione per cui a Milano da qualche tempo molti progetti sono fermi, e Salvini si era proposto di sbloccarla inserendo un emendamento a una legge che era stato rinominato “Salva Milano” e che avrebbe eliminato la necessità di autorizzazioni sugli interventi di edilizia che le l’accusa ritiene illeciti nelle inchieste in corso. Alla fine la norma era saltata per disaccordi con gli altri partiti della maggioranza, ma Salvini aveva comunque garantito che avrebbe ripresentato qualcosa di simile in una forma diversa.

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