• Mondo
  • Mercoledì 9 ottobre 2024

La prima fase delle primarie dei Conservatori britannici è stata vinta dai candidati più di destra

Cioè Kemi Badenoch e Robert Jenrick: ora gli iscritti al partito voteranno il nuovo leader e il risultato si saprà il 2 novembre

Robert Jenrick e Kemi Badenoch
Robert Jenrick e Kemi Badenoch (Dan Kitwood/Getty Images)
Caricamento player

Kemi Badenoch e Robert Jenrick sono i due candidati selezionati dai deputati dei Conservatori del Regno Unito per prendere il posto di Rishi Sunak come leader del partito, e quindi anche dell’opposizione al governo dei Laburisti. Martedì e mercoledì infatti ci sono stati gli ultimi due turni di votazioni tra i 121 deputati del partito, in cui sono stati eliminati prima Tom Tugendhat e poi, molto a sorpresa, James Cleverly, che martedì era risultato primo e infine è stato superato da Jenrick con 41 voti e Badenoch con 42. Adesso la persona che guiderà il partito sarà scelta dai circa 172mila tesserati, che voteranno online dal 15 al 31 ottobre. I risultati saranno annunciati il 2 novembre.

La prima fase delle primarie, quella che si è conclusa mercoledì, è stata molto competitiva e incerta fino all’ultimo. Prima della convention del partito, tenutasi a Birmingham la settimana scorsa, nessuno dei quattro candidati sembrava nettamente favorito sugli altri. In quel momento era in testa Jenrick, che ha molto insistito sulla proposta di ritirare il Regno Unito dalla Corte europea per i diritti dell’uomo, presentandola come una specie di seconda Brexit, con l’obiettivo di approvare leggi più restrittive sull’immigrazione (la stessa cosa su cui Nigel Farage vorrebbe fare un referendum).

All’inizio Jenrick e Badenoch si contendevano la stessa ala dei Conservatori, quella più a destra, di cui sono espressione, ma ora hanno intercettato consensi trasversali. Al contrario di quanto ci si aspettava, infatti, i sostenitori di Tugendhat non sono confluiti su Cleverly, il candidato che aveva posizioni centriste e più simili alle sue. Un’altra ipotesi è che sia fallito – o riuscito, a seconda di chi ha spostato i voti – un tentativo di orientare una parte dei propri voti per provare a scegliersi l’avversario considerato più debole per la finale: lo scrutinio infatti è segreto e mercoledì Cleverly ha perso due voti rispetto al turno e al giorno precedente, ottenendone solo 37.

Cleverly era arrivato alla convention di Birmingham con meno consensi degli altri aspiranti leader, ma era quello che ne era uscito meglio. In un evento in cui si è parlato molto di futuro e di come reinventare il partito che aveva perso male le elezioni di luglio, Cleverly si era presentato come il candidato con maggiore esperienza (è stato sia ministro dell’Interno che degli Esteri), nonché il più adatto a unificare i Conservatori. Non è però bastato: alla sua rimonta ha contribuito soprattutto l’appoggio di Mel Stride, un candidato eliminato al secondo turno di votazioni, quando aveva ricevuto 16 voti.

Badenoch e Jenrick hanno meno esperienza di governo: lei fino a luglio è stata ministra degli Affari economici; lui, ex sottosegretario all’Immigrazione, si dimise a fine 2023 ritenendo insufficiente la seconda versione della legge per espellere i richiedenti asilo in Ruanda. Per la stessa ragione, i deputati li hanno probabilmente ritenuti due esponenti meno in continuità con l’ultimo governo e, in generale, con il passato del partito (anche se Jenrick ha rievocato diverse volte l’ex prima ministra Margaret Thatcher durante il discorso finale alla convention).

Entrambi a Birmingham hanno detto che l’obiettivo del net zero entro il 2050, cioè l’azzeramento delle emissioni inquinanti nette, non deve essere raggiunto a tutti i costi: e anche questa è una novità per un partito che, ai tempi di Boris Johnson, aveva molto voluto quelle misure. Entrambi sono stati probabilmente giudicati due leader più adatti per la prima fase all’opposizione dei Conservatori dopo 14 anni, anche per le loro dichiarazioni provocatorie. Per esempio Badenoch ha scritto sul Telegraph che «non tutte le culture sono alla pari», parlando di «ostilità etniche ancestrali» relative alle persone migranti.

I due candidati che sono arrivati in fondo, insomma, sono quelli che teorizzano con più convinzione «il ritorno» dei Conservatori ai loro «valori», e comunque più a destra del loro attuale collocamento.

In modo diverso, alla convention tutti e due hanno detto che l’ultimo governo di Sunak, di cui entrambi hanno fatto parte, non era stato autenticamente Conservatore, qualsiasi cosa voglia dire, e che per questo gli elettori si sono sentiti traditi e hanno preferito Reform UK, il partito sovranista di Farage. Sul palco Badenoch aveva usato toni anti-establishment piuttosto inediti per un partito così istituzionale: «Ho visto il sistema dall’interno: è rotto. Non è abbastanza essere al governo, se non hai il potere».

Prima della convention Badenoch era la candidata più popolare tra i membri dei Conservatori. Nei sondaggi fatti allora batteva Jenrick con un margine troppo stretto – 52 a 48 per cento – per fare previsioni. Ora entrambi dovranno versare al partito un contributo di 150mila sterline (quasi 180mila euro) e convincere i militanti a votare per loro.

Adesso che toccherà ai tesserati scegliere la nuova o il nuovo leader comunque è possibile che Jenrick e Badenoch esasperino ancora di più i loro messaggi. La base di iscritti, infatti, è considerata meno moderata del cosiddetto “partito parlamentare”, formato dai deputati che hanno votato finora, e questo nonostante negli ultimi anni i Conservatori si siano molto spostati a destra. Secondo gli ultimi dati disponibili (del 2019) i tesserati sono in maggioranza uomini, per la quasi totalità bianchi, e hanno un’età media superiore ai 57 anni: sono dunque un gruppo poco rappresentativo del paese in cui abitano.

– Leggi anche: I Conservatori britannici sono ottimisti, nonostante tutto