Un’altra canzone di Aimee Mann
Una di quelle belle malgrado siano canzoni di Natale
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La mia grande tolleranza di direttore si sta dimostrando in queste ore, dopo avere letto la newsletter di oggi di Michele Serra in cui critica Giù la testa senza avergliela ancora chiusa, la newsletter. Giù la testa è formidabile, e non è solo per la canzone.
Ieri avevo letto delle buone recensioni del secondo disco di un trio soul contemporaneo che si chiama Three sacred souls: voi vi chiederete cosa sia il soul contemporaneo, e la risposta vale per molta della musica contemporanea. È il soul del Novecento, ricopiato tal quale da giovani contemporanei: Marvin Gaye, per esempio. Mi terrei l’originale.
I Duran Duran pubblicano dopodomani una cover di Evil Woman dell’Electric Light Orchestra, non necessaria direi.
C’è una grande tradizione e qualità che riguarda i “cantanti di strada”, i “buskers” a cui a Ferrara hanno persino dedicato un popolare festival. Poi comunque anche quando non sono eccezionali – ma ieri mattina c’era un trio di non giovanissimi rockers che lasciava la gente a bocca aperta, a Milano in Darsena – rendono spesso piacevoli i momenti o gli spazi che occupano. Però ce n’è una categoria che non so come descrivervi, ma proverò: quelli che sbucano il sabato e la domenica e si piazzano nelle vie dello struscio e dello shopping da weekend con certe pianole con cui fanno cover di pezzi pop banali e popolari, colonna sonora lagnosa delle domeniche in centro; l’equivalente musicale di quelli che chiedono “una firma contro la droga”. Tutte persone amabili, probabilmente, e di cui sia rispettabile il modo in cui si arrabattano a mantenersi. E però l’educazione musicale dei passanti e la qualità ambientale ne risentono, ridateci Beppe Maniglia.
Ma sapete che ci sono delle cose belle in questo disco nuovo dei Coldplay? Sono dei Coldplay, quindi melodia pop e un po’ sinfonica, ma belle. E comunque questa cosa che sta facendo Chris Martin travestito per promuoverlo, è divertente.
Mandy di Barry Manilow fu pubblicata oggi mezzo secolo fa. Innamoràmose.
Sabato sera sono stato avvicinato da un fan di Renato Zero che era a conoscenza delle nostre prossimità, e per solidarietà il gestore dell’accogliente piccolo locale di origine lucchese in cui ci trovavamo ha messo su il 45 giri di Morire qui, mentre noi ci confrontavamo eccitati sul testo di L’ambulanza. Stefania era un po’ imbarazzata, ma ha tenuto duro.
Poi però, forse per darsi un maggior tono, l’oste ha messo i Pink Floyd: e io mi sono segnato mentalmente che avrei voluto condividere qui che capolavoro sia anche solo quella istantanea risata di passaggio in Shine on you crazy diamond (non l’unica nelle canzoni dei Pink Floyd). È tipo il dito divino nella Cappella sistina.
E poi devo ringraziare Valentina, che mi ha indicato questi versi perfetti di Giorgio Poi a suggello della mia newsletter sui sogni di mercoledì scorso.
I sogni degli altri
Che noia mortale doverli ascoltare
I miei
Non li racconto mai
(ricordo che la più famosa “noia mortale” espressa in una canzone riguardava la musica andina)
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