(AP Photo/Ahmad Seir)

In Svizzera è stato sospeso l’utilizzo di Sarco, un macchinario per il suicidio assistito

È una sorta di sarcofago in cui si può morire per ipossia da azoto, contestato e discusso anche da chi si occupa di fine vita, il cui utilizzo è al centro di un processo

In Svizzera è stato momentaneamente sospeso l’utilizzo di Sarco, un discusso macchinario a forma di sarcofago che permette di morire per ipossia, cioè carenza di ossigeno, inalando azoto puro, premendo un bottone dopo essersi rinchiusi al suo interno.

Sarco è stato utilizzato per la prima volta in Svizzera alla fine di settembre da una donna statunitense affetta da una malattia grave: Sarco non è legale in Svizzera, e per questo alla morte della donna sono seguiti diversi arresti. La sospensione è stata annunciata dalle stesse associazioni che ne chiedono la legalizzazione, in attesa che il processo si concluda.

A chiedere la legalizzazione di Sarco è soprattutto Exit International, organizzazione che si occupa da tempo di fine vita e il cui direttore, il medico australiano Philip Nitschke, è uno dei principali promotori del macchinario. Oltre che da Exit, la legalizzazione del macchinario è stata chiesta anche dall’organizzazione svizzera The Last Resort, che pure si occupa di fine vita ed è nata l’anno scorso proprio per permettere alle persone di morire utilizzando Sarco. Una delle persone arrestate lo scorso settembre è proprio il direttore di The Last Resort, Florian Willet.

La notizia della sospensione dell’utilizzo di Sarco è stata data da Associated Press, che ha citato un comunicato in cui «gruppi di attivisti» avrebbero dichiarato di aver smesso di raccogliere richieste di persone che volevano morire con Sarco in attesa dello svolgimento del processo. Non è chiaro se questi gruppi siano Exit, The Last Resort, entrambi o anche altre organizzazioni: secondo quanto riportato dall’agenzia, comunque, a fine settembre oltre 370 persone avevano fatto richiesta per utilizzare Sarco.

Il macchinario è stato inventato pochi anni fa nei Paesi Bassi: benché se ne discuta da mesi, il suo utilizzo non è legale in Svizzera, paese che garantisce una discreta libertà di scelta sul cosiddetto “fine vita”, cioè il periodo che precede la morte. Il caso che aveva portato agli arresti riguardava il primo caso noto di utilizzo di Sarco al mondo: la morte della donna statunitense, che aveva 64 anni, era avvenuta in un bosco vicino a Merishausen, nel cantone settentrionale di Schaffhausen.

La polizia aveva detto che «diverse persone» erano state arrestate, senza dare altri dettagli. Al momento si sa che alcune persone arrestate sono state rilasciate, e che quelle ancora detenute sono accusate di istigazione e aiuto al suicidio.

La Svizzera è una destinazione scelta da molte persone, anche italiane, che vogliono ricorrere a morte assistita ma non possono farlo nel loro paese. Lì è legale aiutare qualcuno a morire, ma solo in alcune precise circostanze, tra cui che la persona compia l’atto del suicidio in maniera totalmente autonoma e che l’aiuto fornito perché questo accada non sia guidato da alcun interesse «egoistico».

In Svizzera non è comunque permessa l’eutanasia (la pratica con cui, a differenza della morte assistita, il farmaco letale viene somministrato dal personale medico anziché in maniera autonoma dallo stesso paziente), e in generale la stessa morte assistita è considerata una procedura medica, con farmaci specifici prescritti da personale medico specializzato, e dopo una serie di verifiche.

Sarco è concettualmente pensato per essere una cosa molto diversa: è un macchinario che può essere stampato in 3D, raccontato e presentato anche come un oggetto di design, che può essere trasportato con ruote e utilizzato in ogni luogo. In generale è stato pensato proprio per «de-medicalizzare» la morte, sottraendola al controllo del personale medico e lasciando a chi vuole morire la completa autonomia di uccidersi senza passare per visite e controlli.

Il principale promotore del macchinario, Nitschke, si dice da tempo favorevole a questo approccio e all’utilizzo del metodo dell’ipossia da azoto, su cui esistono ancora molte incognite anche rispetto al fatto che permetta una morte effettivamente indolore. In generale, Nitschke ha posizioni piuttosto discusse ed è stato più volte soprannominato dalla stampa “dottor Morte”.

L’utilizzo di Sarco è contestato anche da diverse organizzazioni che si occupano di libertà di scelta sul fine vita, secondo cui morte assistita ed eutanasia devono essere considerate e regolamentate come pratiche mediche, e integrate per questo nei servizi sanitari nazionali.

In Svizzera l’utilizzo di Sarco non è permesso proprio per questi motivi. Negli ultimi mesi la possibilità di una sua legalizzazione era stata discussa più volte, senza che il governo e le autorità prendessero posizioni chiare. Diverse procure svizzere si erano comunque espresse al riguardo, sostenendo che un eventuale utilizzo del macchinario avrebbe portato a conseguenze penali. Queste posizioni erano state confermate nel giorno degli arresti in Svizzera anche dalla ministra della Salute Elisabeth Baume-Schneider, che aveva detto che Sarco non è considerato un prodotto sicuro e che l’utilizzo dell’azoto per morire non è compatibile con le leggi in vigore nel paese.

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