In Grecia c’è un grosso caso su un uomo trovato morto in una stazione di polizia
Era un migrante originario del Pakistan e aveva il corpo coperto di lividi: è stata avviata un’indagine, e si è tornati a parlare di violenza della polizia
Il 21 settembre alla centrale di polizia di Agios Panteleimonas, nel centro di Atene, è stato trovato morto Muhammad Kamran Ashiq, un uomo pakistano di 37 anni che viveva in Grecia dal 2004. Le foto del suo corpo nudo coperto di lividi sono state pubblicate sui giornali e sui social network: secondo l’avvocata della sua famiglia, Maria Sfetsou, è possibile che Kamran Ashiq sia morto a seguito di un’ischemia dovuta a delle percosse ricevute. Sull’autopsia la causa della morte è indicata come «non specificata».
A seguito della diffusione delle foto ci sono state proteste molto partecipate davanti alla centrale di polizia in questione e il Difensore dei diritti, l’ente che in Grecia si occupa di controllare l’operato della polizia, ha aperto un’indagine sulle circostanze della morte dell’uomo e sui possibili abusi commessi dagli agenti.
Il 18 settembre Kamran Ashiq era stato arrestato in seguito alla denuncia di una donna che affermava di essere stata seguita da lui fino a casa. Secondo quanto scritto nel comunicato stampa della polizia, dopo l’arresto Kamran Ashiq avrebbe rotto un lavandino del commissariato dove era tenuto in custodia: era quindi stato portato in tribunale e condannato per «degradazione di proprietà altrui», reato punibile con quattro mesi di reclusione. La polizia ha detto che il giorno dopo la condanna l’uomo era stato trovato privo di sensi nella sua cella che, a differenza di altre parti del commissariato, non aveva una telecamera interna di sorveglianza. «Chi ha causato le lesioni multiple su tutto il corpo di Muhammad Kamran Ashiq e che lo hanno portato alla tomba?», ha protestato il movimento antirazzista greco Keerfa.
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«Le spiegazioni fornite dalla polizia greca sono lungi dal chiarire la questione. Non spiegano i motivi per cui quest’uomo è stato trasferito da una stazione di polizia all’altra, perché per diversi giorni non ha avuto comunicazioni con la sua famiglia o con un avvocato, perché il luogo dove è stato trovato morto non era monitorato e perché non è stato curato visto che era ferito», ha detto Kostas Arvanitis, deputato europeo del partito di sinistra Syriza. Syriza ha chiesto anche che i tribunali esaminino quanto accaduto tenendo conto di possibili aggravanti legate alle discriminazioni razziali.
Nel frattempo il 1° ottobre, nella stazione di polizia di Omonia, sempre ad Atene, un migrante bangladese di 29 anni è stato trovato morto nella sua cella. La polizia ha detto che l’uomo si è impiccato con il tessuto ricavato da un vestito: «La polizia parla di suicidio in una cella dove c’erano altri undici detenuti. Nessuno si è accorto che qualcuno stava per uccidersi?», ha chiesto Keerfa. Anche su questo caso la procura ha avviato un’indagine.
Negli ultimi anni i commissariati di polizia di Agios Panteleimonas e Omonia hanno spesso fatto notizia per episodi simili. Nel 2009 l’organizzazione neonazista Alba Dorata, poi sciolta, si era infiltrata nella stazione di Agios Panteleimonas e tra agenti e militanti della destra radicale si era instaurata una sorta di complicità reciproca: dalle indagini che hanno poi portato allo scioglimento di Alba Dorata erano emersi casi in cui i poliziotti avevano finto di non vedere o attivamente partecipato alle violenze perpetrate dagli esponenti dell’organizzazione contro i migranti.
Nel 2017, una ragazza rom di 28 anni era stata trovata morta nel bagno del commissariato di Omonia. Nel 2018, a pochi metri dal commissariato, Zak Kostopoulos, un attivista queer, era stato picchiato da due uomini dopo essere entrato in una gioielleria. Un video mostra gli agenti di polizia che cercano di arrestarlo usando violenza mentre l’uomo si trovava già a terra, ferito. Secondo le perizie Kostopoulos morì a causa dei molteplici colpi che aveva ricevuto, ma nessuno dei quattro agenti è stato condannato né ha ricevuto sanzioni interne.
Sempre a Omonia, nel 2019 Ebuka Mamashoubek, una donna nigeriana di 34 anni, è morta dopo un controllo d’identità effettuato con uso di violenza. Il 17 ottobre del 2022 una studentessa di 19 anni aveva accusato due agenti di polizia di averla stuprata negli spogliatoi di quello stesso commissariato.
Lo scorso luglio il Comitato per la prevenzione della tortura del Consiglio d’Europa ha scritto, dopo una visita in Grecia fatta nel 2023, di aver «raccolto diverse testimonianze credibili e coerenti di maltrattamenti fisici nei confronti di cittadini stranieri detenuti da agenti di polizia in alcune stazioni di polizia ad Atene». Nel rapporto era stato esplicitamente citato il commissariato di Omonia.
Le ong che si occupano di diritti umani denunciano da tempo come in Grecia la violenza della polizia contro le persone di alcune specifiche etnie sia ricorrente. In un rapporto pubblicato lo scorso settembre la Lega greca per i diritti umani ha scritto che la violenza della polizia è aumentata negli ultimi tempi, ricordando che in soli cinque anni «si sono verificati 1.200 casi di abusi» che sono attualmente oggetto di indagine da parte del Difensore dei diritti. In teoria, il Difensore dei diritti è responsabile del controllo degli abusi da parte delle forze dell’ordine, ma «in realtà, gli agenti di polizia sono raramente condannati dal sistema giudiziario e dai consigli disciplinari interni», ha detto a Le Monde Lia Gogou, che lavora in Grecia per Amnesty International.
Nel 2019, dopo aver vinto le elezioni, il primo ministro Kyriakos Mitsotakis (del partito Nuova Democrazia, di destra) annunciò l’intenzione di assumere con una procedura accelerata 1.500 nuovi agenti di polizia, nonostante questi avessero ricevuto solo tre mesi di formazione. Da quel momento sono stati assunti quasi 4.500 nuovi agenti di polizia. Secondo Eurostat, che pubblica i dati sulla dimensione delle forze di polizia nei paesi dell’Unione Europea fino al 2022, la Grecia è il secondo paese per numero di poliziotti ogni 100mila abitanti: 526 (il primo paese è Cipro).
Diverse organizzazioni greche hanno organizzato una manifestazione ad Atene sabato 12 ottobre, per protestare contro gli abusi della polizia e chiedere che le indagini sul caso di Muhammad Kamran Ashiq vengano svolte in modo rapido e accurato.