Fikret Abdić a un evento elettorale per le elezioni del 2016 (foto tratta dal profilo Facebook del Partito Laburista di Bosnia Erzegovina)

A Velika Kladuša quest’anno le elezioni sono diverse

Per la prima volta in Bosnia Erzegovina i criminali di guerra non potranno candidarsi: questo esclude anche il sindaco uscente Fikret Abdić, che era in carica dal 2016

Questa domenica in Bosnia Erzegovina si terranno le elezioni locali. Come spesso accade nel paese, non riserveranno grandi sorprese: con il tempo il sistema istituzionale creato dopo la guerra terminata nel 1995 ha rinforzato i partiti nazionalisti al governo e ha provocato una generale stagnazione politica, che rende molto difficile la comparsa di partiti o candidati con idee innovative.

C’è però almeno una città dove queste elezioni saranno diverse dalle precedenti. È Velika Kladuša, un comune nel nord-ovest del paese che negli ultimi otto anni è stato governato da un politico locale condannato per crimini di guerra: Fikret Abdić.

Abdić ha già svolto due mandati come sindaco di Velika Kladuša e questa volta non ha potuto ricandidarsi (è anche piuttosto anziano: ha 85 anni, ma non ha mai detto pubblicamente di volersi ritirare). La legge bosniaca non prevede un limite al numero di mandati che un sindaco può condurre, e diversi sono in carica da più di vent’anni. La ragione ufficiale per cui Abdić non si è presentato alle elezioni è un’altra: la scorsa primavera, la legge elettorale è stata cambiata per impedire per la prima volta alle persone condannate per crimini di guerra di ricoprire cariche elettive.

Dal 1992 al 1995, in Bosnia Erzegovina i tre principali gruppi etnici nazionali (bosgnacchi musulmani, serbi e croati) si combatterono tra di loro, in una guerra che causò circa 100mila morti e 2 milioni di sfollati. La persecuzione dei crimini di guerra è stato un tema centrale nella ricostruzione del paese: anche se è difficile avere delle statistiche affidabili, dalla fine della guerra a oggi diverse centinaia di cittadini bosniaci sono stati condannati per crimini di guerra.

Nonostante questo, fino a pochi mesi fa la legge bosniaca permetteva a chi era stato condannato per crimini di guerra di ricoprire funzioni pubbliche, una volta scontata la pena prevista. Negli ultimi anni, i media bosniaci hanno spesso scritto di come diverse persone, giudicate colpevoli di crimini di guerra, siano riuscite poi a ricoprire funzioni pubbliche nel paese senza grossi problemi. Tra questi il più noto è molto probabilmente proprio Abdić, condannato nel 2002 e scarcerato a fine pena nel 2012.

Fikret Abdić a una festa organizzata dal suo partito per il suo compleanno, nel 2017 (foto tratta dalla pagina Facebook del Partito Laburista di Bosnia Erzegovina)

Nel tempo diverse organizzazioni (in particolare quelle che rappresentano le vittime civili del conflitto) hanno chiesto alle autorità bosniache di cambiare la legge elettorale, per evitare che dei criminali di guerra potessero presentarsi alle elezioni. Fino a poco fa la classe politica del paese non era mai riuscita a farlo: in un’intervista con Radio Slobodna Europa Vehid Šehić, un ex membro della Commissione elettorale bosniaca (l’organismo centrale responsabile di organizzare le elezioni nel paese), sosteneva che tutti i principali partiti politici bosniaci «trattassero i criminali di guerra [appartenenti al proprio gruppo nazionale] come degli eroi», di fatto impedendo ogni tentativo di riforma.

La situazione è stata risolta dopo diversi anni soltanto con l’intervento dell’Alto rappresentante, il tedesco Christian Schmidt.

L’Ufficio dell’alto rappresentante è un’istituzione creata esclusivamente per la Bosnia Erzegovina, con il compito di garantire il rispetto degli accordi di pace che hanno messo fine alla guerra negli anni Novanta. Nello svolgimento del suo ruolo, l’Alto rappresentante può emendare la legge e la Costituzione del paese: lo scorso marzo, Schmidt approvò delle modifiche alla legge elettorale che proibiscono a chiunque abbia subito una condanna «per genocidio, crimini contro l’umanità o crimini di guerra» di candidarsi alle elezioni o ricoprire una carica pubblica. Questa decisione ha messo fine, di fatto, alla carriera politica di Abdić.

La popolarità di Abdić è dovuta principalmente al ruolo importantissimo che ebbe nell’economia della regione prima della guerra. Negli anni Ottanta era l’uomo più potente della Bosnia occidentale e uno dei più influenti della Jugoslavia, di cui all’epoca la Bosnia Erzegovina faceva parte. Era il direttore di Agrokomerc, un importante conglomerato statale che dava lavoro a più di 13mila persone e che prima di dichiarare bancarotta nel 1987 era stato fondamentale nello sviluppo economico della zona, una delle più povere del paese.

Negli anni della dissoluzione della Jugoslavia e dell’indipendenza della Bosnia Erzegovina, Abdić cercò di sfruttare il proprio potere e la propria popolarità per entrare in politica: provò senza successo a diventare presidente, poi tornò a Velika Kladuša. Durante la guerra Abdić, tecnicamente un politico bosgnacco musulmano, si oppose agli altri politici bosgnacchi nel governo centrale di Sarajevo, fondando una regione autonoma che negli anni della guerra collaborò con i serbi e i croati bosniaci: la Regione autonoma della Bosnia occidentale.

Nel 2002 venne condannato da un tribunale croato per crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi contro prigionieri di guerra in campi creati nella sua provincia autonoma. Nonostante la condanna, è rimasto molto popolare a Velika Kladuša, soprattutto per il ruolo di direttore di Agrokomerc. Al momento della sua scarcerazione, avvenuta nel 2012, migliaia di persone si organizzarono per andare nella città croata di Pola, dove era detenuto, e festeggiare. Qualche anno dopo Abdić si è candidato sindaco. Ha vinto per due volte: nel 2016 a grande maggioranza, e poi nuovamente nel 2020.

I festeggiamenti per la scarcerazione di Fikret Abdić, a Pola nel 2012

Il partito di Abdić, il Partito Laburista di Bosnia Erzegovina, è essenzialmente un partito personalistico che ruota attorno alla sua guida, e che nel tempo ha ottenuto buoni risultati anche alle elezioni nazionali. Negli otto anni in cui ha governato Velika Kladuša Abdić è rimasto un personaggio molto controverso, ma ha continuato a godere del sostegno di una parte consistente degli abitanti e di un certo culto della personalità: un po’ per la sua storia personale, un po’ perché in una piccola amministrazione locale della Bosnia Erzegovina sostenere un importante leader politico è spesso l’unico modo di avere accesso a un lavoro o a delle risorse pubbliche.

Al tempo stesso, Velika Kladuša è rimasta una cittadina in declino demografico ed economico, e anche piuttosto isolata rispetto al resto del paese: la municipalità è parte della Federazione di Bosnia Erzegovina, abitata in prevalenza da bosgnacchi e croati, e la maggioranza dei politici bosgnacchi a tutti i livelli si è sempre tenuta distante da Abdić e dalla sua amministrazione.

Anche se Abdić non si è potuto ricandidare, alle elezioni di domenica il candidato dei Laburisti (il partito di Abdić) è comunque considerato il favorito: è Amir Đogić, un membro dell’assemblea municipale considerato vicinissimo ad Abdić. Il suo principale avversario, Boris Horvat, è un imprenditore locale sostenuto da una coalizione larghissima.

Secondo gli osservatori sarà una competizione senza vincitore annunciato. Intanto però qualche piccolo cambiamento c’è già stato. Secondo la stampa locale, nelle ultime settimane la campagna elettorale di Velika Kladuša è stata più interessante rispetto alle elezioni precedenti. Molti cittadini stanno partecipando ai dibattiti elettorali, e si parla più di prima di questioni concrete e un po’ meno del passato recente della città e del ruolo che ha avuto Abdić. Come ha scritto il giornalista bosniaco Fahrudin Bender su Oslobodjenjeuno dei quotidiani più importanti del paese, «finalmente questa campagna elettorale sta procedendo in modo dignitoso, e temi come l’economia e l’industria hanno messo in sordina le questioni più controverse, legate al periodo della guerra».

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