Google ha minacciato di bloccare i contenuti giornalistici in Nuova Zelanda se il governo approverà una legge sul compenso degli editori
Google ha minacciato di disabilitare i contenuti dei giornali neozelandesi sui propri siti qualora il governo della Nuova Zelanda approvasse una proposta di legge che obbligherebbe le piattaforme informatiche a pagare editori e giornali per i contenuti giornalistici che diffondono, e da cui ottengono grossi guadagni. La responsabile della divisione di Google in Nuova Zelanda, Caroline Rainsford, ha fatto sapere che se la legge venisse approvata l’azienda «sarebbe costretta a bloccare i contenuti giornalistici su Google Search, Google News o Discover in Nuova Zelanda». Sempre secondo Rainsford l’azienda dovrebbe anche interrompere gli investimenti nelle testate neozelandesi, che a suo dire grazie a Google beneficiano di «milioni di dollari ogni anno».
Il disegno di legge per costringere piattaforme come Facebook e Google a pagare i giornali era stato proposto nel 2023 dal governo laburista neozelandese, tra le proteste dei principali partiti conservatori, che sostengono quello attuale. La perdita di oltre 200 posti di lavoro nei primi mesi di quest’anno tuttavia ha convinto il governo del primo ministro Christopher Luxon, di centrodestra, a proseguire con i lavori. Il ministro dei Media e delle Comunicazioni, Paul Goldsmith, ha detto che la versione del testo che verrà discusso in parlamento non è ancora definitiva, e ha aggiunto che sia lui sia i funzionari del ministero si sono confrontati in vari occasioni con Google e continueranno a farlo.
Google aveva minacciato di bloccare il suo motore di ricerca già nel 2021 in Australia, qualora il governo australiano avesse approvato la proposta di legge sui media, poi approvata dal parlamento. Inizialmente l’azienda aveva bloccato i contenuti giornalistici sul suo motore di ricerca: poi però, come previsto dalla legge australiana, aveva trattato per il pagamento dei contenuti con le singole testate o i singoli gruppi editoriali.