Migranti in piazza della Libertà a Trieste, 25 agosto 2023 (ANSA/ALICE FUMIS)

A Trieste i migranti continuano a dormire per strada

Tre mesi dopo lo sgombero del Silos, il grande capannone fatiscente dove si riunivano molte persone di passaggio, una vera soluzione ancora non c'è

Tre mesi dopo lo sgombero e la chiusura del Silos, il grande capannone abbandonato vicino alla stazione di Trieste, in Friuli Venezia Giulia, la prima accoglienza delle persone migranti in città continua a essere un problema. Gli arrivi sono diminuiti rispetto a un anno fa, quando il sistema di accoglienza si era inceppato, ma i posti per dormire messi a disposizione dalle associazioni non sono comunque sufficienti e a fine settembre quasi duecento migranti hanno dovuto dormire per strada. Sono persone che arrivano attraversando la cosiddetta “rotta balcanica”, un percorso lungo e pericoloso che parte dall’Asia e via terra passa da Grecia, Albania, Montenegro, Croazia e Slovenia. Per anni molti si sono riuniti al Silos, dormendo in tende o in sacchi a pelo all’aperto, e adesso non hanno un altro posto dove andare.

Il Silos era stato sgomberato lo scorso 21 giugno dopo l’ordinanza del sindaco di Trieste Roberto Dipiazza, di centrodestra, e da allora è rimasto inaccessibile. Le sue condizioni erano fatiscenti, non c’erano acqua, corrente elettrica né bagni. Nonostante questo è stato a lungo un punto di riferimento per i migranti arrivati a Trieste, sia per chi era soltanto di passaggio prima di proseguire verso altri paesi europei, sia per i richiedenti asilo che non riuscivano ad accedere in tempi rapidi agli alloggi del sistema di accoglienza.

Per evitare che le persone si fermassero a dormire per strada in rifugi di fortuna, le autorità avevano quindi deciso di aumentare i posti letto all’Ostello Scout Alpe Adria in località Campo Sacro, vicino a Prosecco. È una frazione a nord di Trieste, sul Carso, a circa dieci chilometri dalla stazione ferroviaria cittadina. Fino a giugno ospitava 25 migranti. I lavori di adeguamento della struttura però non sono ancora finiti e da diverse settimane molte persone che non sanno dove andare si fermano a dormire all’aperto nella zona tra piazza Libertà e il Porto Vecchio, vicino alla stazione.

«All’inizio, subito dopo lo sgombero del Silos, i trasferimenti dei richiedenti asilo verso i centri di accoglienza sono stati veloci ed efficienti», dice Gianfranco Schiavone, presidente del Consorzio Italiano di Solidarietà (ICS), che coordina il lavoro delle tante associazioni che a Trieste assistono i migranti. «Poi hanno rallentato, con il risultato che se quest’estate le persone abbandonate in strada erano una trentina, a fine settembre ne abbiamo contate 180». Da inizio anno per ICS gli arrivi di migranti attraverso la rotta balcanica sono diminuiti dal 12 al 15 per cento rispetto allo stesso periodo del 2023.

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Ora il problema principale, dice Schiavone, è che mancano posti per ospitare temporaneamente i richiedenti asilo che aspettano di essere ricollocati in altre città o in altre regioni. «Tutti entrano nel sistema di accoglienza a un certo punto, ma in media ci vogliono 30 giorni di attesa. Di conseguenza, mentre fino a giugno chi non trovava posto da nessuna parte si riparava dentro a una tenda al Silos, adesso si ferma in strada in luoghi spesso non presidiati dalle associazioni, dove i più vulnerabili, come le famiglie, i minori o le donne sole, sono più esposti a pericoli».

Aumentare la capienza dell’Ostello Scout a Campo Sacro avrebbe dovuto risolvere almeno in parte questa situazione. A maggio l’assessore regionale alla Sicurezza e all’Immigrazione Pierpaolo Roberti aveva spiegato al giornale locale il Piccolo che l’intenzione era appunto trasferire i richiedenti asilo dal centro di Trieste a Campo Sacro e lì offrire una prima accoglienza con un meccanismo definito di “alta rotazione”, cioè con molto ricambio. I migranti «rimarranno all’Ostello solo per un breve periodo: il tempo delle procedure, poi saranno trasferiti», aveva detto Roberti. Dal primo luglio la gestione è passata alla prefettura di Trieste con l’obiettivo di allestire fino a 150 posti letto grazie all’aggiunta di moduli abitativi prefabbricati, messi a disposizione dall’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR). Al momento però l’Ostello ha una capacità di 78 posti e, come riporta sempre il Piccolo, i nuovi moduli sono risultati inutilizzabili perché non reggono la bora, un vento dalle raffiche molto intense tipico di Trieste.

Inoltre, all’Ostello devono ancora essere fatti i lavori alla fognatura, che è danneggiata da alcuni anni e ha provocato sversamenti di liquami nel terreno. A fine agosto la lista civica Adesso Trieste, che fa parte della minoranza nel consiglio comunale della città, ha presentato un’interrogazione per chiedere conto alla giunta Dipiazza dei lavori di adeguamento della fognatura della struttura a Campo Sacro. Nel testo dell’interrogazione, tra le altre cose, si parla di una PEC che l’ASU GI (Azienda sanitaria universitaria Giuliano Isontina) inviò al comune di Trieste, proprietario dell’immobile, nell’ottobre del 2022 per confermare la fuoriuscita di liquami sui terreni, dovuta probabilmente al collasso del sistema di smaltimento delle acque nere.

«Sono passati due anni e il comune non ha ancora provveduto a riparare la fognatura», dice Kevin Nicolini, consigliere comunale di Adesso Trieste. La Regione Friuli Venezia Giulia ha fatto sapere che a breve il comune di Trieste dovrebbe avviare le pratiche per affidare i lavori all’Ostello.

L’interno del Silos fotografato il 2 marzo 2024 (ANSA/MAX CAVALLARI)

Per Nicolini l’edificio di Campo Sacro è comunque una «falsa soluzione» allo sgombero del Silos perché oltre ai richiedenti asilo resta il problema di chi invece si limita a transitare a Trieste per qualche giorno, prima di ripartire verso un altro paese europeo. Questa seconda categoria costituisce la maggior parte dei migranti che arrivano a Trieste: secondo l’ultimo rapporto della rete solidale di associazioni impegnate nella prima accoglienza dei migranti provenienti dalla rotta balcanica, nel 2023 solo il 16 per cento delle oltre 16mila persone intervistate aveva intenzione di fermarsi e chiedere asilo politico. Per loro non è previsto un alloggio all’Ostello di Campo Sacro, che funziona come Centro di accoglienza straordinaria (CAS) e quindi accoglie migranti in attesa dell’esito della domanda di asilo.

Una struttura organizzata al momento per ospitare le persone in transito che stando ai calcoli di ICS in questo periodo sono circa 50-60 al giorno è il dormitorio della Caritas di Trieste nella chiesa di via Sant’Anastasio, che ha aperto alla fine del 2023 con il sostegno di un centinaio di volontari. Lì i posti letto sono 24, ma in caso di necessità possono essere aumentati con materassini e brandine. Loredana (una volontaria che preferisce essere nominata senza cognome) spiega che da prima dell’estate il dormitorio ha cominciato ad accogliere molte famiglie che si fermano per poche notti. «C’è un grande coordinamento tra le associazioni della zona, purtroppo non riusciamo ad assistere tutti e da qualche tempo anche i richiedenti asilo dormono in piazza mentre aspettano di entrare nel sistema di accoglienza», dice Loredana.

La Regione invece ha una visione un po' diversa della situazione. Per l’assessore regionale Roberti, le persone migranti che dormono per strada a Trieste sono soprattutto quelle che «rifiutano il trasferimento dopo avere fatto domanda d’asilo». Roberti spiega che ogni settimana la prefettura effettua due trasferimenti dalla zona della stazione ferroviaria per ricollocare i richiedenti asilo nelle diverse strutture di accoglienza del Friuli Venezia Giulia e delle altre regioni, a seconda delle disponibilità. Capita però, dice Roberti, che i pullman della prefettura non vengano riempiti perché qualcuno si rifiuta di partire per diverse ragioni e «non lo si può costringere».

Secondo Roberti la situazione a Trieste è comunque migliorata rispetto all’anno scorso, quando gli ingressi dalla rotta balcanica erano più numerosi e il sistema di accoglienza in tutta Italia era in grave difficoltà (secondo dati del ministero dell'Interno forniti dalla Regione, da inizio 2024 al 30 settembre i richiedenti asilo accolti in Friuli Venezia Giulia tra CAS e rete SAI, cioè il sistema di seconda accoglienza, erano 4.212). Per questo, a suo parere, i 150 posti letti all’Ostello Scout di Campo Sacro in questo momento non sarebbero necessari.

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«Per prefettura, Regione Friuli Venezia Giulia e comune di Trieste i transitanti semplicemente non esistono. Si è chiuso il Silos perché le condizioni di quello spazio erano inaccettabili e anche perché la pressione mediatica era molto forte», dice Schiavone, il presidente del Consorzio Italiano di Solidarietà. «Ma i problemi non sono stati risolti». Da tempo diverse associazioni sostengono che una possibile soluzione per la prima accoglienza dei migranti di passaggio sarebbe riaprire i locali inutilizzati dell’ex mercato di via Flavio Gioia, che si trovano vicino al Silos e hanno già gli allacci per l’elettricità e i bagni. Per il momento questa opzione non è nei piani dell'amministrazione comunale. Il Silos intanto, di proprietà di Coop Alleanza 3.0, sta per essere venduto a una società austriaca.

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