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  • Venerdì 4 ottobre 2024

La “sorpresa di ottobre”

Negli Stati Uniti indica un evento imprevedibile che succede a ridosso delle elezioni e ne influenza il risultato: negli ultimi anni ce ne sono state molte

Alcuni spettatori reagiscono al dibattito preelettorale tra Donald Trump e Kamala Harris, 10 settembre 2024 (AP/Juliana Yamada)
Alcuni spettatori reagiscono al dibattito preelettorale tra Donald Trump e Kamala Harris, 10 settembre 2024 (AP/Juliana Yamada)
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Ogni quattro anni in questo periodo sui giornali statunitensi si inizia a parlare di “sorprese di ottobre”, un’espressione usata per riferirsi a uno o più eventi imprevisti che accadono a ridosso delle elezioni presidenziali e ne influenzano il risultato. Le elezioni si tengono sempre nei primi giorni di novembre (quest’anno il 5), e ottobre è quindi un mese decisivo: tutto quello che succede può cambiare all’ultimo momento l’opinione degli elettori lasciando poco tempo ai candidati per reagire.

L’espressione “sorpresa di ottobre” non è nata nel gergo politico, ma apparteneva inizialmente a quello della moda: come spiega il dizionario Merriam-Webster, per decenni venne utilizzata soprattutto per descrivere i saldi autunnali nei grandi magazzini. La politica la prese in prestito durante la campagna elettorale per le presidenziali del 1980, quelle in cui erano candidati il presidente uscente Jimmy Carter (Democratico) e l’ex governatore della California Ronald Reagan (Repubblicano). Smithsonian Magazine scrive che a usarlo per la prima volta fu William Casey, che dirigeva la campagna elettorale di Reagan.

Uno dei temi centrali in quelle elezioni fu la crisi degli ostaggi: un anno prima delle presidenziali, il 4 novembre del 1979, degli studenti iraniani assaltarono l’ambasciata statunitense a Teheran e presero in ostaggio decine di dipendenti. Alcuni vennero liberati poco dopo, ma la maggior parte rimase in ostaggio per oltre un anno nonostante i tentativi di Carter di ottenerne la liberazione.

– Leggi anche: La “crisi degli ostaggi”, 45 anni fa

Il tema era molto sentito dall’opinione pubblica statunitense, e man mano che si avvicinavano le elezioni aumentarono le pressioni su Carter per trovare una soluzione. Il 10 giugno del 1980 il Washington Post scrisse: «La più grande paura tra le persone vicine a Ronald Reagan è che una “sorpresa di ottobre” dia al presidente Carter una spinta inaspettata nella campagna elettorale». Il senso era: se Carter riuscisse a ottenere la liberazione degli ostaggi a ridosso delle elezioni, il suo consenso potrebbe aumentare senza lasciare il tempo a Reagan di recuperare.

Le cose andarono diversamente: gli ostaggi vennero liberati il 20 gennaio del 1981, il giorno in cui Reagan si insediò alla Casa Bianca. Non molto tempo dopo diversi giornali pubblicarono varie ricostruzioni secondo cui sarebbe stato il comitato elettorale di Reagan a stringere un accordo segreto con il regime iraniano per ritardare la liberazione degli ostaggi, sabotando così il potenziale di una “sorpresa di ottobre” che avrebbe potuto cambiare il risultato di quelle elezioni.

Il presidente Jimmy Carter prima di diffondere un messaggio alla nazione in cui riferisce del fallimento di una missione per riportare a casa gli ostaggi sequestrati dagli studenti iraniani, 25 aprile 1980 (AP Photo)

Nelle campagne elettorali successive i giornali hanno parlato spesso di “sorprese di ottobre”, riferendosi sia a successi strategicamente programmati, sia a circostanze del tutto imprevedibili.

Un ottobre molto movimentato fu quello della campagna elettorale del 2016, quando erano candidati il Repubblicano Donald Trump e l’ex segretaria di Stato Hillary Clinton, Democratica. Il mese iniziò con la pubblicazione sul New York Times di una dichiarazione dei redditi di Trump che dimostrava come, molto probabilmente, lui fosse riuscito a non pagare le tasse federali sul reddito per quasi due decenni. Trump non violò la legge (almeno in quell’occasione) perché sfruttò alcune agevolazioni previste dalle norme fiscali, ma il tema fece comunque molto discutere.

Il dibattito preelettorale tra i due candidati alle presidenziali Donald Trump e Hillary Clinton, 9 ottobre 2016 (Rick T. Wilking/Pool via AP)

Poco dopo, l’8 ottobre (quindi a meno di un mese dalle elezioni) il Washington Post pubblicò un fuori onda del 2005 in cui si sentiva Trump fare commenti denigratori e sessisti nei confronti delle donne. «Quando sei famoso te lo lasciano fare. Puoi fare tutto», diceva nel video. Lo scandalo non fu determinante per il risultato delle elezioni, ma rafforzò l’opposizione contro Trump che, dopo il suo insediamento, sfociò in grandi proteste guidate anche dai movimenti femministi.

Nel 2016 però la “sorpresa d’ottobre” che ebbe maggiori conseguenze riguardò Clinton. Il 28 ottobre, circa una settimana prima delle elezioni, l’FBI annunciò di aver aperto un’indagine su un caso che riguardava gli anni in cui Clinton era segretaria di Stato. Molto in breve: per quelli che Clinton ha sempre sostenuto fossero motivi di mera comodità, utilizzò per anni un indirizzo privato per mandare e ricevere mail inerenti al suo lavoro. La cosa venne fuori per la prima volta con un articolo del New York Times del 2015, ma si ingigantì sempre di più fino ad arrivare all’inchiesta dell’FBI aperta a ridosso delle elezioni.

La notizia ebbe un forte impatto negativo sulla campagna elettorale di Clinton, che non riuscì a organizzare una risposta efficace. Il 6 novembre del 2016, il giorno dopo le elezioni, l’FBI rivelò che non aveva trovato nulla che potesse rendere Clinton imputabile di qualche reato.

Alle ultime elezioni, nel 2020, le sorprese di ottobre più rilevanti furono imprevedibili e riguardarono principalmente Trump, che in quel momento era il presidente in carica candidato contro il Democratico Joe Biden. Il 2 ottobre Donald e la moglie Melania Trump annunciarono di aver contratto il Covid: al tempo non c’erano vaccini e la notizia fece emergere dubbi sull’opportunità di eleggere un candidato che, considerata la sua età, era particolarmente a rischio (aveva 74 anni).

Un’altra sorpresa, seppure un po’ anticipata, fu la morte della giudice della Corte Suprema Ruth Bader Ginsburg, il 18 settembre 2020. I giudici della Corte Suprema sono proposti dal presidente e nominati dal Senato, e quindi la sua sostituzione divenne un tema nella campagna elettorale: avrebbe dovuto decidere Trump, che era il presidente in carica, oppure aspettare l’esito del voto e far scegliere al suo successore?

Molti all’epoca sostennero che Trump avrebbe dovuto aspettare, dato che nessun presidente aveva mai nominato un nuovo membro della Corte Suprema a così poca distanza dal voto. Ma non lo fece: il 2 ottobre il Senato nominò Amy Coney Barrett, una giudice con posizioni molto conservatrici.

I due candidati alle presidenziali 2024, Donald Trump e Kamala Harris, prima del dibattito preelettorale, 10 settembre 2024 (AP/Alex Brandon)

Manca poco più di un mese alle elezioni presidenziali del 2024, in cui è candidato ancora una volta Trump contro la Democratica Kamala Harris. Anche se ottobre è appena cominciato, sono già successe molte cose inaspettate: ci sono stati due attentati contro Trump ed è stato cambiato in corsa il candidato dei Democratici (che inizialmente avrebbe dovuto essere il presidente in carica Joe Biden).

È impossibile prevedere una “sorpresa di ottobre”, ma ci sono alcune vicende che potrebbero avere sviluppi inattesi o conseguenze rilevanti. Una è la situazione in Medio Oriente, dove da quasi un anno è in corso una guerra nella Striscia di Gaza e dove nelle ultime settimane si sono intensificati gli attacchi di Israele, alleato degli Stati Uniti, in Libano contro il gruppo politico e militare Hezbollah, alleato dell’Iran.

Un altro evento che potrebbe avere conseguenze sulla campagna elettorale è la tempesta Helene, che nelle ultime due settimane ha colpito molti stati del sudest degli Stati Uniti causando enormi danni.

Al contrario, Trump potrebbe avere dei problemi legati ai due processi penali che sono in corso contro di lui: quello sull’assalto al Congresso del 6 gennaio 2021, nel quale è accusato di aver contribuito alla rivolta, e quello in cui è accusato di aver tentato di cambiare a suo favore i risultati delle elezioni presidenziali del 2020 nello stato della Georgia. Trump è anche stato giudicato colpevole in un terzo processo, relativo a dei pagamenti fatti all’attrice di film porno Stormy Daniels e poi non rendicontati correttamente, ma la condanna dovrebbe essere comunicata dopo le elezioni.