Lassana Diarra, 39 anni oggi, in una foto del 2018, quando giocava nel Paris Saint-Germain (Thananuwat Srirasant/Getty Images for ICC)

La sentenza su Lassana Diarra che potrebbe cambiare il calciomercato

La Corte di giustizia dell'Unione Europea ha stabilito che le regole della FIFA violano le leggi dell'Unione: secondo molti renderà più facile per i calciatori interrompere i contratti

Una sentenza della Corte di giustizia dell’Unione Europea ha stabilito che alcune regole della FIFA sui trasferimenti internazionali dei calciatori sono contrarie ad alcune leggi dell’Unione Europea. La Corte di giustizia è l’organo che interpreta il diritto dell’Unione e vigila sulla sua applicazione nei paesi membri, risolvendo le controversie; la FIFA invece è la federazione calcistica mondiale. Secondo molti esperti e media specializzati la sentenza potrebbe cambiare enormemente l’attuale funzionamento del calciomercato, il periodo durante il quale le squadre di calcio possono comprare e vendere calciatori.

Il caso riguarda l’ex calciatore francese Lassana Diarra e risale all’estate del 2014. Diarra, dopo aver giocato tra le altre squadre nel Chelsea, nell’Arsenal e nel Real Madrid, nel 2013 era stato acquistato dai russi della Lokomotiv Mosca, con cui aveva firmato un contratto di quattro anni. Dopo solo un anno però Diarra litigò con l’allenatore e la società, che aveva proposto di abbassargli lo stipendio, e smise di andare agli allenamenti. La Lokomotiv decise quindi di licenziarlo per via del suo rifiuto a giocare, e chiese inoltre un risarcimento per gli anni di contratto non rispettati. La FIFA diede ragione al club, stabilendo che Diarra dovesse pagare 10,5 milioni di euro.

Nel calcio infatti, almeno fino a questa sentenza, i calciatori che non rispettano la scadenza di un contratto senza una giusta causa sono tenuti a compensare economicamente la squadra, cioè a pagare per chiudere in anticipo il contratto, e la FIFA stabilì che la decisione di Diarra di non allenarsi e non giocare più non avesse una giustificazione valida. Come ha spiegato il sito sportivo The Athletic, l’elemento centrale del caso riguarda quanto successe dopo. Tra l’estate del 2014 e quella del 2015 Diarra non poté giocare perché la FIFA lo sospese per un anno, non concedendogli quindi il certificato di trasferimento internazionale (una specie di lasciapassare) per andare allo Charleroi, una squadra belga che gli aveva proposto un contratto. Per questo motivo, lo Charleroi decise di non proseguire la trattativa, perché temeva di essere giudicato corresponsabile nella disputa tra Diarra e la Lokomotiv Mosca, e di rischiare quindi di dover pagare.

Quando la FIFA impose a Diarra la sospensione e il pagamento del risarcimento da oltre 10 milioni, lui decise (supportato dai sindacati francese e internazionale dei calciatori) di ricorrere alla Corte di giustizia dell’Unione Europea, che ora gli ha dato ragione, stabilendo che alcune regole della FIFA sui trasferimenti internazionali dei calciatori professionisti sono contrarie alle leggi dell’Unione Europea. In particolare la FIFA, secondo la Corte, violerebbe la libertà di circolazione delle persone, uno dei principi basilari dell’Unione, e porrebbe ai calciatori e ai club che vogliono assumerli «rischi legali considerevoli, rischi finanziari imprevedibili e potenzialmente molto alti e anche grossi rischi sportivi». Sostanzialmente secondo la Corte di giustizia a Diarra fu ingiustamente impedito di fare il suo lavoro, e allo Charleroi di assumerlo.

Lassana Diarra giocò anche 34 partite con la Nazionale francese (Dean Mouhtaropoulos/Getty Images)

Nonostante il caso di Diarra sia specifico, la sentenza è molto commentata perché per come è formulata crea un precedente potenzialmente applicabile ad altre situazioni. Secondo molti esperti potrebbe infatti rendere più agevole per un calciatore interrompere il contratto che lo lega a una squadra in qualsiasi momento, per accordarsi con altre squadre. Questo si inserisce peraltro in un periodo storico nel quale calciatori e procuratori spesso attendono che i contratti scadano per trasferirsi senza che le nuove squadre debbano pagare un prezzo per il cartellino del giocatore (e questo solitamente genera commissioni più ricche per i procuratori, contratti migliori per i calciatori e bonus maggiori alla firma).

La FIFA ha detto di essere disponibile a parlare con le squadre, i campionati e i sindacati dei calciatori per capire come adeguare le proprie regole alla sentenza. Potrebbe decidere di rendere più semplice per i calciatori cambiare squadra anche quando il loro contratto non è scaduto, modificando di fatto l’intero sistema su cui si basa oggi il calciomercato (l’acquisto e la cessione di calciatori). Uno dei rischi di questa maggior libertà però è che così le squadre più ricche avrebbero ancora più potere e facilità nel prendere i migliori giocatori delle squadre meno ricche e prestigiose. Sulla sentenza comunque ci sarà un nuovo appello in Belgio, il paese in cui ha avuto origine il caso.

In attesa di capire cosa succederà, molti stanno paragonando il potenziale di cambiamento della sentenza su Diarra a quello della sentenza Bosman, con la quale nel 1995 la Corte di giustizia dell’Unione Europea stabilì che i calciatori potevano trasferirsi liberamente da una squadra europea all’altra al termine del loro contratto. La sentenza, che prese il nome dall’ex calciatore belga Jean-Marc Bosman, eliminò il limite di calciatori stranieri comunitari che una squadra poteva avere (in Serie A prima della sentenza ogni squadra poteva avere al massimo tre calciatori stranieri, anche se europei).

– Leggi anche: Cosa fu la sentenza Bosman

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