Le vere paure dei grandi autori horror
Dall'agorafobia di Shirley Jackson al timore di Stephen King per le auto, i camion e i bulldozer
Nel corso della sua carriera Stephen King, il più famoso e prolifico scrittore di horror e thriller negli Stati Uniti e nel mondo, ha pubblicato più di 70 libri. Molti di questi hanno a che fare con auto, camion e altri mezzi di trasporto: l’entità malefica protagonista del suo romanzo del 1983 Christine – La macchina infernale, per esempio, è una Plymouth Fury del 1958, e anche la storia di Buick 8 (2002) è incentrata su un’auto infestata e capace di rigenerarsi. Il racconto Camion, contenuto nella raccolta A volte ritornano (1978), parla invece di autotreni e camion che prendono vita e uccidono un gruppo di turisti.
Il fatto che auto, camion e altri mezzi di trasporto siano così presenti nelle storie di King non è un caso: lui stesso ha raccontato di esserne terrorizzato fin dall’infanzia, e di essersi lasciato ispirare in più occasioni da questa sua paura per scrivere romanzi e racconti.
In un’intervista del 1986 raccontò per esempio del suo terrore per i bulldozer: «i cingoli sembrano così crudeli. E immagino sempre cosa succederebbe alle mie piccole dita se iniziassero a muoversi [su di loro]». Nella stessa intervista disse che anche i camion erano una delle cose che lo terrorizzavano da bambino, perché «sembravano così grandi e io ero così piccolo».
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King non è l’unico autore horror ad aver rivelato pubblicamente le sue vere paure. Lo fecero anche altri esponenti del genere piuttosto noti, come i registi Alfred Hitchcock e Robert Englund e la scrittrice Mary Shelley, e in alcuni casi le utilizzarono come punti di partenza per le proprie storie. Le ha raccolte di recente il sito Mental Floss.
Alfred Hitchcock e le uova
Nel 1963, in occasione dell’anteprima del film Gli uccelli, il regista Alfred Hitchcock parlò di alcuni aspetti della sua vita privata con la giornalista italiana Oriana Fallaci, che quell’anno era andata al festival di Cannes per intervistarlo. Fallaci disse a Hitchcock: «Addestrato com’è a far paura agli altri, la paura deve esserle del tutto sconosciuta». Hitchcock, che amava molto le frasi a effetto e non disdegnava dare risposte divertite, rispose di avere invece paura di molte cose – «sono l’uomo più pauroso e più vigliacco che mai le capiterà di incontrare» – e in particolare delle uova. «Anzi, più che paura, disgusto. Quel coso bianco, tondo, senza buchi, che poi si rompe e dentro c’è un coso giallo, tondo, senza buchi… Brrr! Ha mai visto niente di più orrendo di un tuorlo d’uovo che si rompe e spande il suo liquido giallo? Il sangue è allegro, è rosso. Ma il tuorlo è giallo, schifoso. Non l’ho mai assaggiato».
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Robert Englund e i serpenti
Robert Englund, regista e attore famoso soprattutto aver interpretato il personaggio di Freddy Krueger nella celebre saga di film horror Nightmare, ha raccontato invece della sua paura dei serpenti, che è riuscito a superare in parte sul set di Python – Spirali di paura, film del Duemila in cui interpretava un erpetologo, cioè uno specialista nello studio dei rettili. Nel film lo si vede infatti tenere spesso un serpente vero sulle spalle. Vent’anni dopo, Englund ha raccontato che grazie a quell’esperienza oggi i serpenti lo spaventano di meno.
L’agorafobia di Shirley Jackson
Shirley Jackson, una delle più importanti autrici horror dello scorso secolo, aveva sviluppato invece una forma di agorafobia, ossia la paura di trovarsi in ampi spazi affollati o in situazioni in cui potrebbe non essere disponibile una via di fuga né un aiuto. Jessica Harrison, direttrice editoriale della famosa casa editrice inglese Penguin (che pubblica delle edizioni dei libri di Jackson molto apprezzate dai collezionisti), ha fatto notare come nei suoi romanzi «c’è sempre questa tensione tra la paura di uscire, dove potrebbero esserci persone pronte a farti del male, e lo stare dentro, dove puoi proteggerti, ma allo stesso tempo rimani isolata».
Mary Shelley e il parto
Alcuni studiosi sostengono che alcune delle opere più famose della scrittrice inglese Mary Shelley, come per esempio Frankenstein o il moderno Prometeo (1818), riflettessero la sua paura per il parto. Aveva buone ragioni per esserne terrorizzata, dati i tassi di mortalità delle donne che avevano figli all’inizio del XIX secolo. Peraltro la madre di Shelley, la filosofa femminista Mary Wollstonecraft, morì proprio per via di un’infezione che sviluppò poco dopo averla partorita.
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Jordan Peele, i sosia e i conigli
Da qualche anno Jordan Peele è uno dei più stimati registi horror in circolazione, apprezzato soprattutto per la capacità di realizzare film che sono tante cose: un po’ thriller, un po’ horror, un po’ commedie e satire sul razzismo. La sua paura può essere intuita guardando Noi (2019), il suo secondo film, che racconta di una famiglia afroamericana in villeggiatura a Santa Cruz che viene minacciata dai propri doppelgänger. Peele ha infatti paura dei sosia, e in particolare del cosiddetto doppio malvagio, una figura ricorrente dei romanzi gotici del 19esimo secolo. «L’idea di incontrare me stesso senza preavviso mi ha sempre fatto venire il cuore in gola, quindi è stata la prima cosa a cui ho pensato [per scrivere Noi]», ha raccontato in un’intervista alla BBC. Nella stessa parlò anche di conigli, riferendosi alla sua attività da doppiatore in Toy Story 4, in cui diede la voce al personaggio di Bunny, un coniglio di peluche. «Sono molto coccolosi, ma hanno anche un’espressione sociopatica e ti guardano in modo inquietante», disse.
Stanley Kubrick e la paura di volare
Diversi aneddoti relativi a Stanley Kubrick, regista tra gli altri di Shining, raccontano delle sue ansie per i viaggi, e in particolare per i viaggi in aereo. Lo scrittore Mick Broderick, autore di un apprezzato saggio sulla filmografia di Kubrick, ha raccontato che negli anni Sessanta il regista progettò di trasferirsi a Perth, in Australia, ma che alla fine dovette rinunciare per via della sua paura per gli aerei. È difficile stabilire quanto questa storia sia vera: Kubrick amava esagerare alcuni lati del suo carattere nelle dichiarazioni pubbliche, e anche creare un senso di mistero attorno alla sua attività da regista.
Matthew Modine, attore che recitò in Full Metal Jacket, ha detto che le storie sulla sua paura di volare erano «inventate», e che in realtà Kubrick preferiva semplicemente trascorrere la maggior parte del suo tempo in Inghilterra, dove venivano prodotti i suoi film. Peraltro, Kubrick conosceva gli aerei piuttosto bene: nel 1947 ottenne la licenza da pilota. Su The Conversation Nathan Abrams, professore di storia del cinema dell’università di Bangor, in Galles, ha scritto che probabilmente Kubrick aveva paura di volare per davvero, ma per via «della sua competenza come pilota addestrato».
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Lovecraft e la paura del sesso
Lo scrittore statunitense H.P. Lovecraft ha avuto un’influenza enorme nella costruzione di un certo tipo di immaginario orrorifico, ed è stato citato come ispirazione da autori del calibro di Stephen King, Guillermo del Toro e Junji Itō, un famoso e apprezzato fumettista giapponese che si occupa di horror. La sua paura più grande era quella per il sesso. Il critico letterario Sunand Tryambak Joshi, autore di un’apprezzata biografia dedicata a Lovecraft, lo ha definito «una delle persone più asessuate nella storia umana». Gina Wisker, docente di letteratura contemporanea dell’università di Bath, ha scritto che nei suoi racconti Lovecraft «nutre un’avversione particolare per il sesso» e per il concetto di accoppiarsi con un’altra persona. Secondo Wisker, Lovecraft caratterizzava le donne come «costruzioni abiette» e il sesso come «qualcosa di malvagio, demoniaco, un patto con una creatura satanica, ogni esempio di meticciato che porta a una minaccia per l’umanità».
John Carpenter e le paure di tutti gli altri
John Carpenter, regista horror di enorme culto che tra le altre cose ha diretto La cosa e il primo film della serie di Halloween, ha dichiarato di aver paura di «tutte le cose che spaventano le persone». In un’intervista del 2017 raccontò per esempio della sua paura per il concetto di morte, e anche di altre paure piuttosto comuni come quelle per «le deturpazioni, il fuoco, o il dolore». Ha anche aggiunto che, dal suo punto di vista, le paure sono quasi universali, o comunque comuni alla maggior parte delle persone. E queste sensazioni universali di paura «funzionano ovunque», anche nella scrittura di un film.