I dazi europei sulle auto elettriche cinesi sono stati prorogati per cinque anni

È stata confermata la decisione provvisoria presa a luglio dalla Commissione Europea: la Germania, prima produttrice di auto in Europa, ha però votato contro

La presentazione di un'auto dell'azienda cinese BYD durante una fiera automobilistica a Parigi (AP Photo/Michel Euler)
La presentazione di un'auto dell'azienda cinese BYD durante una fiera automobilistica a Parigi (AP Photo/Michel Euler)

Venerdì i rappresentanti dei 27 paesi membri dell’Unione Europea hanno di fatto approvato una proposta della Commissione per imporre dazi sulle auto elettriche cinesi, i cui produttori beneficiano di enormi sussidi dal governo per riuscire a vendere a prezzi molto bassi e sotto al costo di produzione, mettendo di fatto fuori mercato i produttori occidentali. Secondo quanto detto da diversi fonte diplomatiche al giornale Politico 10 stati hanno votato a favore (fra cui l’Italia), 12 si sono astenuti e 5 hanno votato contro. La Commissione ora dovrà comunicare ufficialmente a partire da quando entreranno definitivamente in vigore i nuovi dazi: sarà sicuramente entro la fine di ottobre.

I dazi sono in realtà già attivi da luglio, ma la decisione presa allora era valida solo per 4 mesi: quella di venerdì vale 5 anni. Hanno un importo compreso tra il 17,4 e il 35,3 per cento, che varia a seconda dell’azienda a cui è applicato e che si aggiunge ai dazi già esistenti del 10 per cento: possono quindi arrivare complessivamente al 45,3 per cento sul valore dell’auto.

Il voto è avvenuto nel Comitato per gli strumenti di difesa commerciale, un organo che consiglia la Commissione sulla politica commerciale e sui dazi. Dato che il voto non è stato espresso dalla maggioranza dei membri, in pratica il Comitato ha lasciato la Commissione libera di decidere le prossime mosse. Dato che era stata proprio la Commissione ad avviare le procedure per l’imposizione dei dazi, è sicuro che proseguirà nel procedimento per farli entrare in vigore. Nelle prossime settimane la Commissione ha detto che proseguirà le trattative con la Cina, e prima dell’entrata in vigore definitiva dei dazi potrebbe essere raggiunto un accordo per evitarli imponendo un prezzo minimo alle auto elettriche cinesi vendute nell’Unione Europea.

I paesi che si sono opposti sono l’Ungheria e la Slovacchia dei leader populisti Viktor Orban e Robert Fico, la Slovenia, Malta e la Germania, il cui voto è considerato particolarmente significativo perché è il primo produttore di auto e la prima potenza industriale in Europa. La Germania, la cui industria automobilistica ha profondi legami con quella cinese, avrebbe molto da perdere da un’eventuale ritorsione del governo della Cina, che potrebbe decidere di rispondere ai dazi con altre misure.

Fino a pochi giorni fa ci si aspettava che la Germania si astenesse a causa dei dissensi interni alla coalizione al governo, ma mercoledì il cancelliere Socialdemocratico Olaf Scholz ha usato i suoi poteri esecutivi per costringere i Verdi (che volevano astenersi) a seguire la linea del suo partito, contrario ai dazi. Inizialmente si era pensato che la decisione tedesca potesse spingere altri paesi a votare contro, ma non è successo (gli altri quattro avevano già detto di essere contrari).

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