La Libia ha ripreso in pieno la produzione di petrolio, dopo un lungo blocco causato da uno scontro politico
Da giovedì la Libia ha ripreso in pieno la produzione di petrolio, parzialmente ferma da agosto per via di uno scontro politico in corso tra i due governi rivali del paese: quello di Bengasi, che si trova a est ed è controllato dal generale Khalifa Haftar, e quello di Tripoli, formalmente sostenuto dalla comunità internazionale, che si trova a ovest ed è governato dal primo ministro Abdul Hamid Dbeibah.
Lo scontro riguarda la Banca centrale libica, che gestisce e spartisce i flussi di denaro dall’estero e soprattutto i proventi della vendita di petrolio, la principale fonte di guadagno della Libia. Di recente il capo della Banca centrale Sadiq al Kabir – dopo avere mantenuto una certa equidistanza – si era avvicinato parecchio al governo di Bengasi. Il primo ministro di Tripoli aveva quindi ordinato il suo licenziamento, e il governo orientale aveva deciso in risposta di bloccare l’esportazione di petrolio. La Libia esporta più greggio di qualsiasi altro paese africano: i quattro principali porti per le esportazioni e la maggior parte delle riserve di petrolio del paese si trovano nella parte est. Dopo mesi di trattative il governo di Bengasi ha accettato la nomina del nuovo capo della Banca centrale, Naji Issa, e di conseguenza da giovedì ha ripreso a esportare petrolio.