(Dimas Ardian/Getty Images)

Che droga è la ketamina

Dalla pandemia il suo consumo è aumentato significativamente anche in Italia: è assunta per divertirsi nel weekend ma non solo, e abusarne a lungo causa gravi danni fisici

La ketamina, una sostanza con effetti anestetici e psicoattivi tradizionalmente usata come farmaco, è consumata come droga ricreativa da alcuni decenni, ma negli ultimi anni, e in particolare dopo la pandemia, si è diffusa velocemente e specialmente tra i più giovani, anche in Italia. Si presenta normalmente come una polvere bianca simile alla cocaina, ed è in circolazione specialmente alle serate techno, nei club e nei rave party, ma ormai anche in altri contesti più trasversali. Nell’ultimo anno se ne è parlato sui media anche per via delle notizie sulla morte di Matthew Perry, il celebre attore della serie tv Friends, e delle successive indagini.

Nell’ultimo World Drug Report delle Nazioni Unite la ketamina è una delle sostanze a cui è data maggiore attenzione, sebbene non sia ancora usata quanto la cocaina, per esempio. È assunta anche tra gli adolescenti e ci sono casi di persone che ne abusano, rischiando di sviluppare danni significativi per la salute. Secondo il più recente studio del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR) sul consumo di alcol, tabacco e droghe illegali tra gli adolescenti italiani, nel 2023 il 28 per cento degli studenti tra i 15 e i 19 anni disse di aver usato almeno una volta una sostanza illegale e l’1,3 per cento di aver assunto ketamina.

Lo scorso anno il consumo dichiarato di questa sostanza è stato il più alto mai registrato tra i giovani italiani. E al contempo è stato notato un aumento della sostanza nelle acque reflue di Milano, dove da circa 10 anni la presenza di ketamina è rilevata insieme a quella di altre droghe illegali dall’Istituto di ricerche farmacologiche “Mario Negri”. Milano è insieme a Bristol, Barcellona, Zurigo, Anversa e Rotterdam una delle città europee nelle cui acque reflue sono state trovate le maggiori quantità di ketamina nel 2023, su 88 in cui sono state effettuate le analisi.

Ad aver notato un aumento dell’uso di ketamina è anche chi lavora nei servizi di assistenza per le dipendenze e chi si occupa di “riduzione del danno”, cioè di tutte quelle attività per diminuire gli effetti negativi delle droghe tra le persone che non vogliono smettere di assumerle, o non riescono. È il caso di Neutravel, un progetto associato all’azienda sanitaria locale di Cirié, Chivasso e Ivrea (provincia di Torino) e attivo in tutto il Piemonte.

«Se intorno al 2010 la ketamina era usata soprattutto nei free party [quelli comunemente chiamati rave, ndr]», spiega Elisa Fornero, assistente sociale responsabile del progetto, «in anni più recenti e soprattutto dopo la pandemia c’è stata una diffusione più trasversale». Riguarda tutta la fascia d’età compresa tra i 18 e i 30 anni, ma anche persone più vecchie. Tra le altre cose Neutravel offre un servizio gratuito di drug checking, ovvero di analisi chimica delle sostanze illegali per verificare che siano davvero quelle dichiarate da chi le vende, e così evitare effetti indesiderati e potenzialmente più rischiosi: si sono rivolte al progetto per testare dosi di ketamina anche persone di più di 30 anni che hanno dichiarato di essersi avvicinate a questa sostanza senza avere particolari esperienze pregresse con l’uso di droghe, fatta eccezione per l’alcol e per un consumo di marijuana non problematico.

«In generale l’accessibilità delle sostanze illegali è aumentata con i lockdown», aggiunge Diletta Polleri, sempre di Neutravel, «perché il mercato illegale ha trovato nuovi modi per arrivare alle persone. Capita che anche le app di incontri siano sfruttate per lo smercio di sostanze». Per questo, sia per gli adolescenti che per le persone che fino a qualche tempo fa avrebbero avuto meno dimestichezza con l’acquisto di sostanze illegali, comprarle è diventato più facile.

La ketamina è definita “anestetico dissociativo” perché ha effetti sedativi ma anche la capacità di indurre una sensazione di separazione della mente dal corpo. Riduce la percezione del dolore senza causare una riduzione della frequenza di respirazione, come invece fanno le sostanze oppioidi (come la morfina), per questo è considerata più sicura di molti altri anestetici. Inoltre agisce rapidamente. È molto usata in ambito veterinario, e specialmente in contesti di emergenza, per pazienti con traumi o in condizioni critiche, quando un sovradosaggio di anestetico potrebbe interrompere la respirazione. Inoltre produrla è economico e per questo il suo uso medico è particolarmente diffuso nei paesi meno ricchi. L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) la include nella propria “lista dei farmaci essenziali” che tutti gli ospedali dovrebbero avere.

Nei contesti medici la ketamina si usa in forma liquida, da iniettare, e si presenta incolore e insapore, indistinguibile dall’acqua. Chi la assume a scopo ricreativo invece la sniffa sotto forma di polvere, in modo analogo a come si fa con la cocaina, anche se tra le persone che hanno sviluppato forme di abuso della sostanza si sta diffondendo anche l’uso delle siringhe per l’iniezione intramuscolo – una modalità di assunzione in generale poco praticata per lo stigma associato all’eroina, oltre che per il maggiore impegno richiesto.

Per quanto riguarda il consumo cosiddetto ricreativo, la ketamina può essere assunta per ragioni diverse. Nel contesto dei free party, i cui frequentatori hanno generalmente una propria cultura sull’uso delle sostanze psicoattive associato all’ascolto di musica e al ballo, può essere ricercato proprio l’effetto dissociativo, che per certi versi è simile alle sensazioni che si provano con gli psichedelici, senza le allucinazioni visive. Ad alti dosaggi (100 milligrammi o più) la ketamina provoca una sensazione di depersonalizzazione e netto distacco della mente dal corpo, chiamata “k-hole”, che si potrebbe tradurre come “tunnel della ketamina”. È una condizione in cui ci si può “vedere da fuori” e che viene spesso associata alle esperienze di pre-morte (near death experience), quelle sensazioni di vario tipo riferite da alcune persone che sopravvivono a una condizione di morte clinica reversibile, tipicamente l’arresto cardiaco. Per qualcuno lo stato di k-hole è simile a quello del sogno, ma è un’esperienza molto intensa e potenzialmente traumatica per il malessere che può provocare.

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Per via di questo tipo di effetto in passato l’uso della ketamina era stigmatizzato in alcuni contesti di free party, specialmente in alcuni paesi come la Francia, dice Fornero, «perché era accusata di “uccidere” il party». Più di recente però alla ricerca dell’effetto dissociativo si è aggiunto anche un altro tipo di utilizzo, che invece si è molto più normalizzato diffondendosi anche in altri contesti, dalle serate in discoteca alle feste in casa. Infatti in dosi limitate (ad esempio 10-35 milligrammi, anche se la quantità dipende dalla tolleranza sviluppata nei confronti della sostanza) la ketamina provoca sensazioni di euforia, diverse sia da quelle causate dall’alcol che da quelle dovute alla cocaina, anche se spesso viene usata in combinazione con queste altre droghe.

Nel contesto del clubbing, cioè della cultura attorno alla techno e alle serate di musica elettronica nei club, contestualmente all’affermazione della ketamina si è sviluppata anche una diffusa diffidenza, specialmente tra le persone meno giovani. Il motivo è che provoca effetti diversi dall’MDMA, l’altra sostanza da sempre legata alle discoteche e alle serate techno, che però oltre all’euforia provoca anche un aumento dell’empatia e della voglia di condivisione, incrementando anche la connessione e il trasporto per la musica. La ketamina invece induce di più all’isolamento e all’introspezione, cosa che secondo molti ha peggiorato molto l’atmosfera dei dancefloor dove se ne fa uso. In molti club, peraltro, è cambiata anche la musica che viene suonata, per assecondare le preferenze di chi fa uso di ketamina.

Per il momento non si conoscono in modo approfondito le motivazioni di chi assume ketamina perché è una droga che si è diffusa di recente. Secondo Polleri ce ne sono sicuramente diverse, per qualcuno può essere sperimentata per ottenere un senso di disconnessione dalla realtà, ma per molte altre persone è una forma di divertimento che viene cercata senza grandi riflessioni pregresse, anche per sentirsi parte di un gruppo: «Il fatto che sia apprezzata e si sia diffusa in questo periodo però dovrebbe farci interrogare sulla fase storica ed economica che stiamo vivendo».

Ha un’opinione simile anche Raimondo Maria Pavarin, epidemiologo sociale e professore dell’Università di Bologna che fa ricerca sul consumo delle sostanze illegali: «La ketamina è interessante anche perché non la usano persone svantaggiate dal punto di vista economico e sociale, ma persone integrate che controllano l’uso della sostanza in vari modi e prendono precauzioni».

Molte delle persone che si sono avvicinate alla ketamina negli ultimi anni hanno avuto un «profilo di rischio abbastanza basso» perché l’assunzione in genere avviene nei momenti dedicati al divertimento, occasionalmente, ma Neutravel entra in contatto sempre più spesso con casi di uso problematico e abuso. Nell’ultima indagine del progetto sull’uso delle sostanze, relativa ai primi sei mesi del 2024, è emerso che ci sono persone che fanno un uso di ketamina quotidiano. Inoltre, sempre di recente, Neutravel è entrata in contatto con persone per cui la ketamina è la prima delle droghe utilizzate, mentre in passato di solito ne dichiaravano l’uso persone che principalmente usavano sostanze più comuni come la cocaina.

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I rischi legati alla ketamina, così come ad altre sostanze psicoattive, dipendono dal contesto e dalle modalità di assunzione.

Quando era usata soprattutto per cercare la dissociazione nel contesto dei free party il problema principale era legato alle condizioni di k-hole, che per alcune persone possono essere molto spiacevoli, causare incapacità di muoversi e una condizione simile al coma etilico, per cui spesso è necessario il ricorso al pronto soccorso. Uno studio del 2019 basato sui dati dei servizi di pronto soccorso di Bologna a cui aveva lavorato Pavarin individuò come profilo tipico delle persone che sviluppavano questi sintomi per l’assunzione di ketamina un uomo di circa 25 anni, che usava la sostanza nelle ore notturne o di primo mattino nei weekend.

I k-hole spiacevoli si vedono tuttora (e in genere non hanno gravi ripercussioni, a meno che una persona non si faccia male mentre non ha il controllo del proprio corpo), ma Neutravel osserva sempre di più altri problemi legati alla ketamina. Sono sviluppati da chi, attraverso l’uso ripetuto, sviluppa una tolleranza agli effetti della sostanza e quindi ne aumenta le dosi e la frequenza di assunzione, fino ad arrivare a una forma di dipendenza. Queste persone possono avere gravi problemi all’apparato urinario e in particolare alla vescica e ai reni, che inizialmente si manifestano con la presenza di sangue nella pipì e possono arrivare alla necessità di asportare la vescica.

Ma la ketamina può anche danneggiare lo stomaco e causare gravi lesioni alle mucose del naso e del palato dato che viene sniffata, in modo simile alla cocaina. Questo perché una volta che si è diventati tolleranti si tende ad assumerla molto di frequente, dato che la durata degli effetti è di circa un’ora. «Possono essere danni per cui è necessario un intervento di chirurgia maxillofacciale», precisa Polleri, «che non tutti possono permettersi. E se qualcuno arriva ai servizi per le dipendenze con questi danni significa che c’è anche un profondo senso di vergogna nel chiedere aiuto, dovuto al fatto che l’uso di questa sostanza è percepito come normale: è più difficile riconoscere di avere un problema».

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