Prodotti a base di proteine vegetali in un supermercato belga nel 2020 (AP Photo/ Francisco Seco)

Per la Corte di Giustizia europea i cibi a base di proteine vegetali si possono continuare a chiamare «bistecche», «burger» o «salsicce»

La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha stabilito che è possibile continuare a indicare i prodotti a base di proteine vegetali con gli stessi termini impiegati per quelli di origine animale. Secondo la Corte termini come «bistecche», o «salsicce» si possono dunque usare anche per alimenti a base di soia o proteine non animali, a meno che il paese non abbia adottato una denominazione legale per indicarli, e purché sulle loro etichette sia indicato in maniera chiara e non fuorviante cosa contengono. Di come chiamare prodotti che imitano la carne ma non sono fatti di carne si discute ormai da tempo in virtù della loro progressiva diffusione, soprattutto nei mercati occidentali.

Nel 2020, tra le proteste di alcune associazioni di agricoltori e allevatori, il Parlamento europeo aveva stabilito che in base al diritto comunitario nei paesi dell’Unione Europea era possibile usare nomi come «hamburger» vegetariano e «bistecca» vegana. La decisione della Corte deriva dal reclamo avanzato da quattro organizzazioni coinvolte nella promozione o nella produzione di alimenti vegetariani o vegani contro un decreto adottato in Francia.

Il decreto era pensato per tutelare la trasparenza delle informazioni sui cibi in commercio in Francia e vietava appunto di indicare prodotti fatti con proteine vegetali con termini come «hamburger» o «scaloppine», anche assieme a integrazioni come «vegetali» o «di soia». Secondo la Corte il diritto dell’Unione tutela già in maniera sufficiente i consumatori e pertanto uno Stato membro «non può impedire» con «un divieto generale ed astratto» ai produttori di alimenti a base di proteine vegetali di adempiere all’obbligo di indicare la denominazione di questi alimenti con termini «usuali» o «descrittivi».

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