Italo Bocchino e un aneddoto divertente sul suo cognome
In un'intervista al “Corriere” l'ex deputato ha raccontato dei suoi primi anni a Roma, e di quando il suo nome sul citofono era spesso oggetto di fraintendimenti
Giovedì sul Corriere della Sera è stata pubblicata una lunga intervista a Italo Bocchino, giornalista e a lungo politico di destra, che fu deputato prima con Alleanza Nazionale – il partito erede del post-fascista Movimento Sociale Italiano – e poi con il Popolo della Libertà, il partito che unì Alleanza Nazionale e Forza Italia di Silvio Berlusconi. Nell’intervista Bocchino ha raccontato anche dei suoi primi anni a Roma, compreso un aneddoto divertente di quando condivideva un «monolocale seminterrato a viale Vaticano» col giornalista Pietrangelo Buttafuoco.
«Nell’appartamento accanto al nostro viveva una trans; nome d’arte, guardi i segni del destino, Ruby» (il riferimento è al nome della donna al centro di vari processi contro Silvio Berlusconi, che non c’entra niente con la storia di Bocchino). L’intervistatore, il giornalista del Corriere Tommaso Labate, gli risponde: «Due giovani post-fascisti e una transessuale distanziati da pochi metri quadri, in un seminterrato. Sembra l’inizio di una barzelletta».
Bocchino allora ha spiegato che effettivamente il rapporto di vicinato a un certo punto aveva assunto una dinamica grottesca: la vicina di casa di nome Ruby faceva la prostituta e trovava i suoi clienti grazie a inserzioni sui giornali, in cui metteva indirizzo e numero di telefono. «In tantissimi, in piena notte, in mezzo a quella confusione di ormoni, cognomi, lettere di scale e numeri di interni, trovavano naturale citofonare “Bocchino”». Col risultato che «di fatto, per parecchie notti, Pietrangelo e io abbiamo svolto funzioni di receptionist per Ruby, indirizzando i clienti alla porta giusta», ha detto.
Bocchino fu deputato dal 1996 al 2013, quando non fu rieletto alle elezioni politiche: si era candidato con la lista di Futuro e Libertà per l’Italia, il partito formato da vari esponenti di quella che era Alleanza Nazionale e che erano usciti dal Popolo della libertà. Andò malissimo alle elezioni, e non fu rieletto neanche Gianfranco Fini, fondatore di AN e presidente del nuovo partito.
Da allora Bocchino ha detto di essersi «disintossicato dalla politica». Ha ripreso a fare il giornalista come direttore del giornale post-fascista Secolo d’Italia fino ad aprile di quest’anno, con qualche interruzione. Recentemente è diventato un ospite assiduo del programma di La7 Otto e mezzo.