• Sport
  • Giovedì 3 ottobre 2024

Una nazionale che esiste solo per giocare a cricket

Quella delle Indie Occidentali, che riunisce quindici territori dei Caraibi e in questi giorni partecipa alla Coppa del Mondo femminile T20

La giamaicana Chinelle Henry durante una partita tra Indie Occidentali e Inghilterra del 2023 (Mike Hewitt/Getty Images)
La giamaicana Chinelle Henry durante una partita tra Indie Occidentali e Inghilterra del 2023 (Mike Hewitt/Getty Images)
Caricamento player

Giovedì 3 ottobre è iniziata la Coppa del Mondo T20 femminile di cricket, un torneo a cui partecipano dieci nazionali e che prevede partite più brevi, in uno sport in cui altrimenti possono arrivare a durare anche più di un giorno (il format è stato introdotto per la prima volta nel 2003 e sta diventando sempre più popolare). La Coppa del Mondo si sarebbe dovuta tenere in Bangladesh, ma in agosto è stato deciso di spostarla negli Emirati Arabi Uniti, perché nel paese erano in corso grosse manifestazioni antigovernative, nate come proteste studentesche ma ampliatesi fino a portare alle dimissioni della prima ministra bangladese Sheikh Hasina, e diversi dei paesi partecipanti avevano sconsigliato i viaggi in Bangladesh.

Una delle dieci squadre partecipanti al torneo non rappresenta un solo paese: quella delle Indie Occidentali, in inglese West Indies o Windies, una nazionale che esiste solo nel cricket (a livello maschile addirittura da fine Ottocento) ed è formata dall’unione di quindici diversi territori dei Caraibi. Dieci di questi oggi sono paesi indipendenti: Antigua e Barbuda, Barbados, Dominica, Grenada, Guyana, Giamaica, Saint Kitts e Nevis, Saint Lucia, Saint Vincent e Grenadine, Trinidad e Tobago. Altri cinque invece sono territori non sovrani, cioè dipendono più o meno strettamente da una ex potenza coloniale: Anguilla, Isole Vergini Britanniche e Montserrat (tre territori d’oltremare del Regno Unito), Isole Vergini Americane (Stati Uniti) e Sint Maarten (Paesi Bassi). Sono tutte isole, tranne la Guyana, che è in America del Sud.

La storia di questa nazionale è legata evidentemente al colonialismo: tutti questi stati furono colonie di paesi europei, la maggior parte del Regno Unito, e infatti molti oggi fanno parte del Commonwealth delle Nazioni, un’organizzazione politica composta da 56 stati sovrani, quasi tutti ex territori di quello che fu l’Impero britannico. Alcuni di questi sono reami del Commonwealth, cioè formalmente monarchie costituzionali guidate dal sovrano del Regno Unito, anche se di fatto sono stati indipendenti con un proprio governo, sui quali i reali britannici non hanno praticamente alcuna influenza.

– Leggi anche: Come funziona esattamente il cricket

La prima rappresentativa delle Indie Occidentali giocò alcune partite in Canada e negli Stati Uniti negli anni Ottanta dell’Ottocento, mentre negli anni Novanta fece il suo primo tour in Inghilterra, dove giocò contro la nazionale inglese e contro varie squadre locali. Il concetto di tour era molto diffuso nel cricket e in altri sport in quel periodo: quando decidevano di spostarsi all’estero, le squadre ci rimanevano spesso per mesi, giocando varie partite di esibizione per confrontarsi con una realtà diversa e soprattutto per guadagnare abbastanza soldi da ripagarsi il viaggio (andare dai Caraibi all’Inghilterra, o viceversa, non era proprio semplice nell’Ottocento). Alcune nazionali europee andarono negli anni successivi ai Caraibi per giocare contro le Indie Occidentali.

Nel 1926 il West Indies Cricket Board, la federazione che rappresentava la nazionale (oggi si chiama Cricket West Indies), fu ammesso all’Imperial Cricket Conference, la principale organizzazione mondiale di cricket (oggi si chiama International Cricket Council, o ICC). Nel 1928 la squadra giocò contro l’Inghilterra nello storico Lord’s Cricket Ground di Londra, diventando la quarta nazionale a giocare una partita ufficiale della variante Test, il più lungo, tradizionale e prestigioso format del cricket: perse in modo abbastanza netto. Il 26 febbraio 1930, sempre contro l’Inghilterra, ottenne la sua prima vittoria ufficiale. Inizialmente nelle Indie Occidentali c’erano quasi esclusivamente giocatori bianchi, ma con gli anni i giocatori neri divennero la maggioranza. Nel 1960 Frank Worrell, che era nato a Barbados ma si era poi trasferito in Giamaica, diventò il primo capitano nero nella storia della nazionale, durante un lungo tour di partite in Australia.

Frank Worrell durante una partita tra Inghilterra e Indie Occidentali giocata a Birmingham nel 1957 (Central Press/Hulton Archive/Getty Images)

Proprio in quegli anni le Indie Occidentali cominciarono a diventare una squadra forte e sempre più competitiva a livello internazionale, nonostante le difficoltà di organizzare le trasferte e di trovare i giocatori su un territorio molto frammentato e poco popoloso (in quel periodo i territori che formavano la nazionale erano meno rispetto a oggi). Vinsero una serie di partite in casa dell’India nel 1962 e un’altra in casa dell’Inghilterra nel 1963, e all’inizio degli anni Settanta erano ormai considerate una delle migliori nazionali al mondo.

Nel 1975 fu organizzata al Lord’s Cricket Ground la prima Coppa del Mondo di cricket, l’importante torneo internazionale in cui si gioca una terza variante, il cosiddetto One Day cricket, che per durata è una via di mezzo tra il T20 e il Test (di quest’ultima invece non esiste un vero e proprio mondiale, ma solo lunghe serie di partite tra una nazionale e l’altra). Vinsero le Indie Occidentali, in finale contro l’Australia, e quattro anni dopo, nella seconda edizione, si ripeterono, battendo in finale questa volta l’Inghilterra (che giocava in casa). Negli anni Ottanta la squadra maschile continuò ad andare molto bene: non vinse altre Coppe del Mondo, ma nella variante Test rimasero imbattuti per quasi dieci anni, vincendo o pareggiando contro tutte le migliori nazionali del mondo.

Nel frattempo, nel 1976 giocò il suo primo Test match la nazionale femminile delle Indie Occidentali, dopo che fino a quel momento i paesi che la compongono avevano giocato separati. Nel 1973 per esempio, alla prima Coppa del Mondo femminile (che fu anche la prima in assoluto, visto che si giocò due anni prima di quella maschile), parteciparono come singole nazionali la Giamaica e Trinidad e Tobago. Dovettero aspettare vent’anni per rigiocare la Coppa del Mondo, questa volta unite sotto la bandiera delle Indie Occidentali, che esiste di fatto solo come bandiera delle nazionali di cricket e su cui infatti (dopo alcune modifiche avvenute nel corso del tempo) sono rappresentate un’isola con sopra una palma e il cosiddetto wicket, i tre paletti che il lanciatore di cricket deve cercare di centrare.

Un uomo con la bandiera delle Indie Occidentali durante una partita del 2019 tra Windies e Inghilterra (AP Photo/Ricardo Mazalan)

Dopo gli anni Ottanta la nazionale maschile non riuscì più a ottenere i risultati dei decenni precedenti e oggi, pur essendo al decimo posto nel ranking mondiale, si è un po’ ridimensionata: nel 2023 per la prima volta nella storia non si è qualificata per la Coppa del Mondo. Gli ultimi successi non sono comunque molto lontani nel tempo: vinse la Coppa del Mondo T20 nel 2012 e nel 2016. Quella del 2016 fu particolare perché per la prima volta il torneo femminile e quello maschile si giocarono in contemporanea e nello stesso posto.

Il 3 aprile 2016 diventò quindi una data storica per il cricket dei paesi caraibici, visto che a distanza di poche ore nello stesso stadio, l’Eden Gardens di Calcutta, le Indie Occidentali vinsero prima la finale femminile e poi quella maschile della Coppa del Mondo T20, battendo rispettivamente l’Australia e l’Inghilterra. Questo del 2016 è anche l’unico titolo internazionale vinto dalle Indie Occidentali femminili, che attualmente sono seste nel ranking mondiale e che in questi giorni partecipano alla Coppa del Mondo T20 negli Emirati Arabi Uniti (venerdì 4 ottobre giocano la prima partita, contro il Sudafrica; la finale sarà domenica 20 ottobre). Nel 2022 arrivarono in semifinale alla Coppa del Mondo in cui si gioca la variante One Day, il loro miglior risultato.

La vittoria della Coppa del Mondo T20 delle Indie Occidentali femminili

Anni fa nel cricket c’erano anche altre nazionali formate dalle unioni di vari paesi. Tra il 1966 e il 1989 fu riconosciuta dall’ICC la nazionale dell’Africa Orientale formata da Kenya, Uganda, Tanzania e Zambia; nel 1989 fu sostituita dall’Africa Orientale e Centrale, che comprendeva Malawi, Uganda, Tanzania e Zambia e fu attiva fino al 2003. Dal 1976 e il 2003 ci fu anche una nazionale dell’Africa Occidentale, che rappresentava Gambia, Ghana, Nigeria e Sierra Leone. Oggi però le Indie Occidentali sono l’unica squadra del genere ancora esistente, e c’è chi sostiene che sia arrivato il momento di terminare questo esperimento, considerandolo un retaggio del periodo coloniale.

«Oggi le Indie Occidentali esistono come un anacronismo, un residuo di un’era ormai trascorsa», sostiene il sito specializzato Emerging Cricket, che si occupa in particolare dei paesi emergenti nello sport e secondo cui, peraltro, l’unione di vari paesi in un’unica nazionale rappresenta un vantaggio competitivo rispetto ad altri stati che hanno magari ancora meno abitanti dei singoli paesi delle Indie Occidentali, eppure partecipano ai tornei da soli. Perché – si chiede Emerging Cricket – stati membri dell’ICC come le Bahamas (circa 400mila abitanti) o le Bermuda (65mila) devono competere da sole, mentre la Giamaica (2,8 milioni di abitanti) e Trinidad e Tobago (1,4 milioni) possono competere assieme?

C’è anche chi sostiene ci sia un problema di rappresentanza, e cioè che la composizione delle squadre delle Windies sia sbilanciata verso alcuni paesi. In realtà, però, le provenienze sono piuttosto varie, chiaramente con una maggioranza di giocatrici e giocatori che provengono dai paesi più popolosi. Alla Coppa del Mondo T20 maschile di quest’anno cinque giocatori venivano dalla Guyana, quattro da Barbados, tre dalla Giamaica, due da Trinidad e Tobago, e poi uno a testa da Antigua e Barbuda, Saint Lucia, Saint Vincent, Grenada e Isole Vergini Americane. A quella femminile che si sta giocando in questi giorni ci sono quattro giocatrici di Barbados, tre della Guyana, tre della Giamaica, tre di Saint Lucia, una di Grenada e una di Trinidad.

Alcune giocatrici delle Indie Occidentali prima di una partita contro l’Australia del 2023 (Martin Keep/Getty Images)

Quest’anno intanto le Indie Occidentali hanno ospitato, assieme agli Stati Uniti, la Coppa del Mondo T20 maschile, che è stata vinta dall’India. Si sono giocate partite in sei dei quindici paesi rappresentati: Antigua e Barbuda, Barbados, Guyana, Saint Lucia, Saint Vincent e Grenadine, Trinidad e Tobago. È evidente in ogni caso, per chi sostiene la necessità di continuare a far esistere le Indie Occidentali come nazionale, che sarebbe parecchio più complicato per i singoli paesi riuscire a qualificarsi e a essere competitivi nei principali tornei internazionali se partecipassero da soli. Per il momento comunque non ci sono piani concreti di smantellare la nazionale.