Marvel e DC Comics non possiedono più la parola “supereroe”

L'avevano registrata negli scorsi decenni, ma una sentenza dell'ufficio statunitense che si occupa di marchi e brevetti ha stabilito che è di pubblico dominio

(Mika Baumeister/Unsplash)
(Mika Baumeister/Unsplash)
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A fine settembre una sentenza di un tribunale dell’USPTO, l’ufficio che si occupa di registrare i brevetti e i marchi depositati negli Stati Uniti, ha stabilito la cancellazione di quattro marchi relativi alle espressioni “Super Hero” (supereroe) e “Super Heroes” (supereroi) che erano posseduti congiuntamente dalle case editrici Marvel e DC Comics. Queste parole sono quindi diventate di pubblico dominio, e d’ora in poi qualsiasi autore potrà usarle liberamente nelle proprie storie senza il timore di subire ripercussioni legali.

Prima della sentenza dell’USPTO dello scorso 26 settembre, Marvel e DC Comics avevano utilizzato questi marchi per contestare decine di richieste di registrazione di altri marchi relativi ai supereroi. Il primo dei quattro marchi cancellati dall’USPTO, quello più antico e chiamato “Super Hero”, era stato registrato nel 1967, e originariamente apparteneva alla Ben Cooper LTD, una società che produceva costumi da Halloween; fu poi acquisito congiuntamente dalla Marvel e dalla DC Comics a partire dal 1979. Gli altri tre, chiamati tutti “Super Heroes” ma relativi a tre classi di beni diverse (giocattoli, magliette e riviste cartacee), furono registrati rispettivamente nel 1980, 1981 e 2009.

L’USPTO ha accolto una petizione che era stata presentata a maggio dal fumettista londinese Scott Richold, proprietario della casa editrice Superbabies. Richold ha spiegato di aver presentato questa richiesta perché la DC Comics aveva minacciato delle azioni legali nei suoi confronti per via della sua serie a fumetti Superbabies, incentrata su un gruppo di bambini dotati di superpoteri, e che secondo l’azienda violava i suoi marchi.

Nella petizione, Richold sosteneva che “Super Hero” fosse una parola d’uso comune e utilizzata quotidianamente da milioni di persone, e che per questo motivo Marvel e DC Comics non potessero privare un autore della possibilità di utilizzarla liberamente nelle proprie storie. Aveva anche sottolineato come la parola “Super Hero” fosse stata sdoganata nel lessico comune già nel 1909, prima ancora che le due case editrici esistessero (la DC Comics fu fondata nel 1934, la Marvel cinque anni dopo). Anche se non lo aveva specificato, con ogni probabilità Richold si riferiva al personaggio di L’Oiselle, creato in quell’anno dalla scrittrice francese Renée Marie Gouraud d’Ablancourt, e definita da diversi cultori del genere la prima supereroina della storia.

Infine, Richold aveva sottolineato come consentire a Marvel e alla DC Comics di rivendicare diritti su espressioni generiche come “Super Hero” e “Super Heroes” equivalesse, di fatto, a stabilire un monopolio su un intero genere narrativo molto radicato nella cultura pop occidentale.

Marvel e DC avrebbero dovuto rispondere alle contestazioni di Richold entro il 24 luglio, ma non l’hanno fatto: l’USPTO ha quindi stabilito la cancellazione dei marchi. Adam Adler, l’avvocato di Richold, ha detto che la sentenza rappresenta «una vittoria non soltanto per il nostro cliente, ma più in generale per la creatività e l’innovazione. Assegnando ai supereroi un posto di pubblico dominio, li tuteliamo come simbolo di eroismo fruibile da tutti i narratori».