Nelle Marche c’è un focolaio con oltre 100 casi di dengue
Sono stati individuati nell’area di Fano e sono tutti di trasmissione autoctona, ma per la Regione la situazione è sotto controllo
Nella zona di Fano, nel nord delle Marche, è stato individuato un focolaio di dengue, la malattia infettiva trasmessa da alcune specie di zanzare. Secondo l’aggiornamento della Regione di lunedì 30 settembre i casi accertati sono 102, oltre a dieci probabili e altri ancora con sintomi compatibili a quelli della malattia, in corso di verifica. La Regione dice che la situazione è «monitorata e sotto controllo»: quello di Fano comunque è il focolaio italiano con il maggior numero di casi autoctoni di trasmissione, cioè non legati a infezioni avvenute all’estero.
La dengue è una tra le malattie più diffuse nei climi tropicali e subtropicali, ma nell’ultimo anno ci sono stati appunto casi di persone infettate in provincia di Lodi, così come in altre zone della Lombardia e dell’Emilia-Romagna. È provocata da almeno quattro diversi tipi di virus e non si trasmette direttamente da persona a persona, ma solo attraverso le zanzare della specie Aedes aegypti, che in Italia non è presente, e dalle cosiddette zanzare tigre (Aedes albopictus), che invece ci sono.
Quando non è asintomatica può provocare febbre, mal di testa, dolori articolari e un’eruzione cutanea che ricorda quella del morbillo, e in rari casi febbre molto alta accompagnata da emorragie interne che possono essere letali.
Dal momento che le zanzare tigre si riproducono nelle acque stagnanti, e che a differenza di altre specie di zanzare si nutrono anche di giorno, le probabilità di contagio sono maggiori. Per questo il comune di Fano ha eseguito interventi di disinfestazione in tutto il territorio e installato alcune trappole pensate per stimare la popolazione di zanzare in grado di trasmettere il virus. Inoltre ha avviato una campagna di informazione per invitare gli abitanti a eliminare l’acqua stagnante dai vasi e dalle ciotole degli animali, consigliando di prendere altre precauzioni per evitare le punture, come indossare maglie a maniche lunghe e pantaloni lunghi, usare zanzariere e repellenti efficaci.
Sempre da lunedì 30 settembre nelle farmacie comunali è cominciata la distribuzione di 800 kit composti da dieci larvicidi, uno spray repellente e una pennetta disinfettante al prezzo calmierato di 15 euro.
In base all’ultimo bollettino settimanale del ministero della Salute, diffuso giovedì 26 settembre, i casi di dengue confermati in Italia dal primo gennaio al 24 settembre sono stati 500, di cui 436 associati a viaggi all’estero e 64 autoctoni. Non ci sono invece stati casi di persone morte. La diagnosi della dengue tuttavia non è sempre semplice e non esiste nemmeno una cura specifica.
Per affrontare la malattia in sostanza si lascia che siano le difese dell’organismo a superare l’infezione, aiutandolo con un’adeguata somministrazione di liquidi ed eventualmente farmaci per ridurre l’entità dei sintomi. Da qualche tempo sono disponibili alcuni vaccini, uno dei quali prodotto dall’azienda farmaceutica giapponese Takeda e autorizzato anche nell’Unione Europea: il vaccino però è indicato per chi ha intenzione di recarsi in luoghi dove c’è una forte presenza di dengue, e visto che finora i casi autoctoni in Italia sono stati rari non ci sono stati motivi per procedere con la vaccinazione della popolazione generale.
Alcuni medici ed epidemiologi hanno commentato il focolaio di Fano con una certa preoccupazione. Parlando con Adnkronos, l’epidemiologo Massimo Ciccozzi lo ha definito «un problema non da poco», notando come probabilmente sia legato alla combinazione di stagioni calde più lunghe, della mancata disinfestazione e della presenza di molte zanzare tigre: fattori che potrebbero favorire lo sviluppo di altri focolai anche in futuro.
In alcuni post condivisi sul suo profilo Facebook invece il medico e virologo Roberto Burioni ha ipotizzato che le infezioni siano «come minimo il doppio» rispetto a quelle comunicate finora dalla Regione, e ha detto che «se fosse accaduto a inizio luglio sarebbe stata una catastrofe». Per Burioni gli 800 kit di prevenzione sono insufficienti, se non inutili, soprattutto per una città da 60mila abitanti come Fano, e in questo caso a suo dire il vaccino non serve: «bisogna eliminare le zanzare tigre che trasmettono la malattia».
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