Larry Fink a New York, il 1° novembre 2018 (Krista Schlueter/The New York Times/ Contrasto)

Le ragioni dell’incontro tra Giorgia Meloni e Larry Fink, il capo di BlackRock

Con l'enorme mole di soldi che gestisce, la più grossa società di investimenti del mondo potrebbe aiutare il governo in molti modi

Lunedì pomeriggio la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha incontrato a Palazzo Chigi Larry Fink, il presidente e amministratore delegato di BlackRock, una delle più importanti, e forse la più potente, società d’investimento al mondo. Al colloquio, a cui Fink è arrivato dopo aver prima parlato con l’amministratore delegato dell’ENEL Flavio Cattaneo, erano presenti anche il capo di gabinetto di Meloni, Gaetano Caputi, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e l’amministratore delegato di Poste Italiane, Matteo Del Fante.

L’incontro, durato una quarantina di minuti, è importante per diversi motivi. Innanzitutto per la rilevantissima presenza di BlackRock nell’azionariato delle principali società statali italiane, specie in quelle del settore energetico, e delle più importanti banche italiane: una presenza che peraltro sembra destinata ad aumentare, visto l’esigenza del governo di vendere quote di quelle aziende pubbliche. Inoltre, l’azienda statunitense è da tempo impegnata nella costruzione di data center, cioè grossi centri informatici con migliaia di computer necessari al funzionamento delle intelligenze artificiali e delle tecnologie relative. I data center consumano moltissima energia e moltissima acqua, e nei prossimi anni sarà difficile per gli Stati e per le grandi aziende fornire queste risorse in maniera conveniente e con infrastrutture efficienti. Come spiegato dal comunicato diffuso da Palazzo Chigi alla fine dell’incontro, Meloni e Fink «hanno avuto un approfondito scambio di vedute» anche su questo.

I movimenti di Fink in giro per il mondo suscitano sempre grande interesse. Di lui si dice spesso che è di gran lunga la persona più potente al mondo tra quelle di cui quasi nessuno ha mai sentito parlare, e un po’ è davvero così. Nato in California nel 1952 in una famiglia ebrea, da una madre insegnante di inglese e un padre calzolaio, Fink iniziò la sua carriera nel settore bancario e finanziario e contribuì a fondare nel 1988 BlackRock, di cui poi diventò presidente unico e amministratore delegato.

La sede centrale di BlackRock a New York (JUSTIN LANE/EPA)

BlackRock raccoglie i risparmi e attrae investimenti dei privati e li reinveste in operazioni finanziarie altamente remunerative. Con la crisi del 2008 il suo ruolo nell’economia mondiale, come quello di altre aziende del settore – come Vanguard e State Street, tra gli altri – è diventato ancora più importante: in una fase in cui la liquidità scarseggia un po’ ovunque, a questi fondi si sono rivolti governi, grandi imprese e banche; e gli stessi risparmiatori privati, scoraggiati dall’instabilità delle banche e dal progressivo indebolimento del sistema di welfare pubblico in Occidente, hanno preferito investire in questo modo i loro soldi. Come racconta Alessandro Volpi nel suo libro I padroni del mondo, questi fondi sono diventati l’emblema di un sistema capitalistico dove la ricchezza è estremamente concentrata in pochi soggetti.

Oggi BlackRock, che ha 17.500 dipendenti in 38 paesi, gestisce oltre 9mila miliardi di dollari, cioè circa 8.200 miliardi di euro. Per dare un ordine di grandezza: il prodotto interno lordo italiano, cioè la ricchezza che l’Italia produce nel complesso in un anno, è di circa 2.200 miliardi, e il debito pubblico italiano vale poco meno di 3mila miliardi. Insomma, le scelte che prende BlackRock, decidendo con una certa leggerezza di spostare decine di miliardi da un settore all’altro, da un’area del mondo all’altra, individuando come strategici alcuni investimenti anziché altri, condizionano profondamente l’andamento dell’economia globale e dei singoli paesi.

Quanto all’Italia, BlackRock gestisce oltre 102 miliardi di euro (circa quattro volte i soldi che verranno messi nella legge di bilancio con cui il governo sta per definire la sua politica economica per il 2025, che varrà tra i 25 e i 28 miliardi di euro). Detiene il 7 per cento di UniCredit e il 5 per cento di Intesa Sanpaolo, le due più importanti banche italiane, controlla oltre il 4 per cento di Mediobanca, e ha quote importanti in Stellantis, nel gruppo Mediaset, in Moncler e in altre decine di importanti aziende private. Da due anni è ormai il principale detentore estero di quote azionarie nella borsa italiana, avendo sorpassato anche il potente fondo sovrano d’investimento della Norvegia.

È presente in maniera rilevante, e in molti casi come il principale azionista privato, in ENEL, ENI, SNAM e Poste, cioè le più rilevanti società controllate dal ministero dell’Economia nei settori dell’energia e delle telecomunicazioni. La scorsa settimana ha aumentato la sua partecipazione in Leonardo, la principale azienda statale di difesa, armi e aerospazio, superando la quota del 3 per cento.

È un dato che fa capire una prima importante ragione dell’interesse riservato da Giorgia Meloni a Fink e alla sua società: la possibilità che BlackRock possa comprare altre quote di società pubbliche.

Il governo ha infatti un urgente bisogno di “fare cassa”, come si dice in gergo. Infatti lo scorso anno, in un documento ufficiale del ministero dell’Economia, aveva previsto di ricavare entro il 2026 una cifra pari all’1 per cento del PIL (oltre 20 miliardi) tramite le privatizzazioni, cioè la vendita a investitori non istituzionali di parte del capitale azionario delle società pubbliche. È un obiettivo estremamente ambizioso, e irrealistico, ma di quei soldi – o almeno parte di essi – il governo ha bisogno per trovare risorse con cui poter ridurre il debito pubblico e finanziare alcune misure, in una situazione di ristrettezza di bilancio. Tra le altre, proprio Poste Italiane è una delle società pubbliche di cui il governo vuole vendere quote, e la presenza dell’amministratore delegato Del Fante all’incontro di lunedì a Palazzo Chigi con Fink è un indizio significativo.

Larry Fink a Borgo Egnazia, in Puglia, durante uno degli incontri organizzati da Giorgia Meloni in occasione del G7, il 13 giugno 2024 (Alex Brandon/AP Photo)

Ma oltre agli investimenti nel campo pubblico, hanno suscitato interesse anche le recenti mosse di BlackRock nel settore privato, specialmente nelle infrastrutture e nell’energia, su cui punta con sempre maggiore determinazione. Lo scorso gennaio ha annunciato la decisione di acquistare integralmente Global Infrastructure Partners, uno dei principali fondi mondiali per la gestione di infrastrutture nel ramo dei trasporti, dell’energia, dell’acqua e dei rifiuti, e che ha tra l’altro quote rilevanti nella società italiana di trasporti ferroviari Italo: un’operazione complessa e ambiziosa, da 12,5 miliardi di dollari, che proprio in questi giorni verrà definitivamente conclusa.

Infrastrutture, energia e acqua sono settori di investimento ritenuti strategici da Fink, perché avere interesse in quei settori significa avere più agio nel reperire le risorse di cui hanno bisogno i grandi data center per le intelligenze artificiali: peraltro l’energia richiesta da queste strutture aumenterà sempre di più, e servirà sempre più acqua per raffreddare gli ambienti di lavoro che si scaldano a causa dei server. Per Fink, come ha più volte ripetuto, questa sarà una delle «sfide» più importanti per i paesi occidentali, e non a caso BlackRock sta investendo molto anche sullo sviluppo delle tecnologie per la produzione di energia nucleare di ultima generazione.

Meloni spera di poter convincerlo a investire in questo settore anche in Italia, incoraggiata dai commenti abbastanza lusinghieri che Fink ha fatto in più occasioni a proposito della stabilità e delle prospettive del governo italiano. Pur essendo ritenuto tradizionalmente un sostenitore del Partito Democratico statunitense e molto vicino a Barack Obama, Fink ha in effetti ottime relazioni anche con l’establishment Repubblicano – nonostante l’ostilità nei suoi confronti dell’elettorato trumpiano più esagitato – e in generale con governi e rappresentanti istituzionali dei principali paesi del mondo, a prescindere dal loro orientamento politico. In Italia, peraltro, gli investimenti finanziati dal PNRR e dai fondi europei del NextGenerationEU costituiscono una buona opportunità per BlackRock, anche nel campo delle infrastrutture.

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Assecondare gli interessi di Fink in Italia, e offrire all’azienda statunitense opportunità d’investimento, per il governo italiano significa anche garantirsi che BlackRock continui a comprare, in maniera diretta o indiretta tramite società di cui detiene quote, i titoli di Stato, e a finanziare in questo modo il governo. Peraltro BlackRock ha una grande influenza nel condizionare e orientare le scelte di altri grandi investitori, soprattutto statunitensi, che sono poi quelli che decidono se comprare oppure no i titoli di Stato di un certo paese, e dunque se prestare oppure no dei soldi a un certo governo. Avere una buona reputazione presso Fink e ottenere il suo apprezzamento, per qualsiasi governo italiano, è importante anche per questa ragione.

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