Alle primarie dei Conservatori britannici c’è il cartellino giallo, in teoria
È un modo per impedire che i candidati leader si attacchino tra loro e per dare un'immagine di unità a un partito molto diviso: finora nessuno è stato ammonito
di Matteo Castellucci
Il Partito Conservatore britannico era arrivato diviso da anni di faide e liti interne alle ultime elezioni, che ha perso male. Per questa ragione, durante le primarie per scegliere chi sostituirà Rishi Sunak come leader, è stato introdotto un «cartellino giallo» con l’obiettivo di dissuadere i candidati dall’attaccarsi in modo troppo pesante o personale (come in passato), dando quindi un’immagine di unità a un partito che oggi ne ha particolarmente bisogno. Nessuno dei quattro aspiranti leader – Tom Tugendhat, Kemi Badenoch, James Cleverly e Robert Jenrick – è stato ancora ammonito.
La necessità di stare uniti in un momento difficile ha parzialmente anestetizzato una campagna per la leadership finora non eclatante e molto coreografica. Alla convention in corso nella città inglese di Birmingham, tre stand dei candidati su quattro sono in padiglioni diversi ed è stato evitato che potessero incontrarsi, e quindi scontrarsi, sul palco.
Lunedì Tom Tugendhat e Kemi Badenoch hanno chiacchierato con un giornalista, che ha letto loro una selezione di domande dei tesserati al partito, concordate in anticipo. Martedì faranno la stessa cosa James Cleverly e Robert Jenrick (Jenrick e Badenoch cercano l’appoggio dell’ala destra del partito, Cleverly e Tugendhat di quella centrista). Mercoledì, invece, i candidati avranno venti minuti per il discorso conclusivo.
Sul palco principale il format è stato pensato per limitare le occasioni da cartellino giallo, anche se qualche problema c’è stato quando i candidati sono scesi.
Badenoch è la più popolare tra gli iscritti, che però si esprimono solo sui due candidati selezionati dai deputati in una serie di votazioni, l’ultima delle quali il 10 ottobre. Al momento è in testa Jenrick. Badenoch ha cercato di distinguersi dagli altri candidati, a volte facendo dichiarazioni provocatorie. Domenica durante un’intervista in radio ha lasciato intendere che il congedo di maternità fosse «eccessivo». Quando gli altri tre candidati hanno criticato questa uscita, Badenoch ha rettificato e il suo staff si è lamentato con il partito dicendo che gli altri avevano volutamente frainteso la sua frase.
Lunedì sul palco Badenoch se l’è presa con i media, dicendo che «cercano di rigirare [quello che dici] per usarlo contro di te». Poi ha attaccato Jenrick: «Ci sono candidati che parlano delle loro dimissioni come se fossero la cosa migliore che gli è capitata; per me è stato il momento più triste», ha detto alludendo a quando lui l’anno scorso si dimise dal governo di Sunak (lei lo fece nel luglio del 2022 contribuendo alla caduta del governo di Boris Johnson). Con l’avvicinarsi del finale della convention, mercoledì, è probabile che le polemiche aumentino ulteriormente.
Il comitato centrale del partito ha detto che il fatto che non siano ancora serviti cartellini gialli è una prova che gli stessi cartellini stanno funzionando. In ogni caso il loro peso sarebbe scarso: in pratica sono un richiamo formale, che non comporta squalifiche automatiche. «Se viene emesso un cartellino e si comunica pubblicamente che un candidato ha violato le regole, la cosa danneggerebbe estremamente le sue possibilità di venire eletto», aveva detto Bob Blackman, il presidente del 1922 Committee, l’organo direttivo che organizza le primarie.
Inoltre, malgrado il nome, il cartellino non verrebbe dato “in diretta”, interrompendo l’intervento di chi ha esagerato, ma a cose fatte. Il sistema – che come detto è rimasto per ora virtuale – è stato criticato tra i Conservatori. «Dovremmo essere autorizzati a criticarci: un leader dell’opposizione dovrebbe essere giudicato dalla sua capacità di combattere», ha detto allo Spectator un deputato in forma anonima. «Il lato negativo è una competizione piuttosto anemica», ha detto Henry Hill, il vicedirettore di Conservative Home, il principale sito di notizie degli attivisti del partito.
Per la prima volta dal 1963 a questa convention non ci sarà un discorso del leader in carica, anche se uscente. Domenica Sunak ha partecipato a un evento a porte chiuse riservato ai membri, poi se n’è andato. Lì ha detto che «dobbiamo finirla con le divisioni, le maldicenze, i battibecchi». Il fatto che le correnti siano meno influenti della scorsa legislatura dipende anche dal fatto che i Conservatori hanno più che dimezzato i loro seggi alla Camera dei Comuni, la camera bassa britannica.
Finora i candidati leader hanno concentrato l’ostilità per così dire all’esterno, tacciando il governo dei Laburisti di un «socialismo statalista e sovietico». È un frasario vicino a quello dell’ex prima ministra Liz Truss, che ha esasperato le sue posizioni populiste ma ha comunque fatto il tutto esaurito all’evento in cui era intervistata. Truss è un esempio del passato di cui i Conservatori non si sono ancora liberati. Se arrivassero in fondo alla convention, e poi alle primarie, non tanto senza cartellini gialli ma senza episodi che ne richiederebbero uno, sarebbe un segno che forse sta cambiando qualcosa.
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