La centrale a carbone di Ratcliffe-on-Soar, in Inghilterra, il 10 gennaio 2024 (Christopher Furlong/Getty Images)

Oggi il Regno Unito smette di usare il carbone per produrre energia elettrica

Era stato il primo paese a cominciare nel 1882 e ora dismetterà l'ultima centrale ancora alimentata con il più inquinante dei combustibili fossili, quella di Ratcliffe-on-Soar

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Lunedì 30 settembre è l’ultimo giorno di attività dell’ultima centrale termoelettrica a carbone ancora funzionante nel Regno Unito, il primo paese al mondo ad averne attivata una nel 1882. Gli ultimi 170 lavoratori dell’impianto di Ratcliffe-on-Soar, che si trova vicino a Nottingham, in Inghilterra, assisteranno insieme allo spegnimento definitivo delle unità di produzione nella sala di controllo dalla mensa dello stabilimento, dove sarà trasmesso in livestreaming.

Il carbone è stato il primo combustibile fossile a essere usato per produrre energia durante la Rivoluzione industriale ma è anche il più inquinante. A parità di energia prodotta, la sua combustione causa grandi emissioni di anidride carbonica (CO2), il principale dei gas serra che causano il cambiamento climatico, ma anche di sostanze nocive per la salute. Per questo negli ultimi anni molti paesi, Italia compresa, si sono impegnati a dismettere le proprie centrali a carbone o a convertirle in modo che utilizzino altri combustibili, meno inquinanti. Nel 2016 il governo britannico si era impegnato a interrompere la produzione di energia dal carbone entro il 2025 e durante la preparazione della conferenza sul clima delle Nazioni Unite del 2021, che si svolse a Glasgow, decise di anticipare di un anno l’obiettivo.

La centrale di Ratcliffe-on-Soar avrebbe dovuto essere spenta alla fine del 2022 secondo un piano iniziale, ma poi la società che la possiede e gestisce, la tedesca Uniper, aveva posticipato lo spegnimento a causa della crisi energetica dovuta all’invasione russa dell’Ucraina. Il primo ottobre inizierà la fase di dismissione dell’impianto, in cui saranno impiegati più di 100 degli attuali lavoratori della centrale. Ci vorranno due anni per completarla. Uniper ha collaborato con i sindacati per trasferire gli altri dipendenti in altre centrali che gestisce nel Regno Unito.

In Italia ci sono ancora quattro centrali a carbone ancora attive. Tre sono gestite dall’Enel, tuttora la più grande azienda produttrice di energia elettrica del paese: la centrale di Torrevaldaliga Nord, nel comune di Civitavecchia, la centrale “Federico II” di Brindisi e la centrale “Grazia Deledda” di Portoscuso, nella provincia del Sulcis Iglesiente, nel sud della Sardegna. C’è poi la centrale di Fiume Santo, vicino a Porto Torres, in provincia di Sassari: appartiene a Ep Produzione, del Gruppo energetico ceco EPH.

Nel 2021 era stata dismessa la centrale “Eugenio Montale” di Vallegrande, alla Spezia, e alla fine del 2023 la centrale “Andrea Palladio” di Fusina, una località del comune di Venezia, entrambe di Enel. Lo scorso aprile invece aveva interrotto la produzione dal carbone la centrale di Monfalcone, in provincia di Gorizia, che era gestita invece dal gruppo A2A. Anche le quattro centrali ancora attive comunque sono state usate molto poco quest’anno: le tre unità di produzione della centrale di Brindisi per esempio sono in stato di conservazione, cioè di standby, dalla fine del 2023.

Lo scorso aprile il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin aveva detto che le centrali sull’Italia continentale, dunque quelle di Civitavecchia e di Brindisi avrebbero chiuso entro un anno, mentre per quelle sarde il governo prevedeva lo spegnimento definitivo entro il 2027 – due anni dopo l’impegno preso con il Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (PNIEC) del 2019.

Complessivamente nel 2023 poco più del 5 per cento dell’elettricità usata in Italia era stato prodotto col carbone. Altri paesi europei sono molto più dipendenti dal carbone: in Germania, nel 2023, il 27 per cento dell’energia elettrica era stato prodotto con questo combustibile fossile. In generale in Europa l’uso del carbone è molto diminuito, ma nel mondo questo combustibile continua a essere usatissimo: nel 2023 il 35,5 per cento era stato ottenuto con il carbone. I quattro paesi che lo usano di più sono la Cina, l’India, gli Stati Uniti e il Giappone: insieme hanno prodotto più di tre quarti di tutta l’energia elettrica ottenuta con il carbone nel 2023.

La prima centrale a carbone del Regno Unito, che funzionò dal 12 gennaio 1882 al settembre del 1886 e fu aperta dalla Edison Electric Light Company (ora General Electric), si trovava nel centro di Londra e venne realizzata per alimentare con l’elettricità le lampade che illuminavano le strade dall’Holborn Circus a St. Martin’s Le Grand. Era in un edificio sull’Holborn Viaduct che fu distrutto durante la Seconda guerra mondiale. La centrale di Ratcliffe-on-Soar invece era attiva dal 1968.

All’inizio degli anni Ottanta circa l’80 per cento di tutta l’elettricità consumata nel Regno Unito era prodotto grazie al carbone. Nel 2012 la percentuale era scesa sotto il 40 per cento e arriverà allo zero con l’anno prossimo.

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