La medaglia olimpica di cui si discute da agosto
Quella di bronzo vinta dalla statunitense Jordan Chiles nel corpo libero della ginnastica artistica e poi riassegnata alla romena Ana Barbosu: ora c'è stato un altro ricorso
Dal 10 agosto l’atleta statunitense Jordan Chiles sta provando a riavere indietro la medaglia olimpica di bronzo che aveva vinto per la finale di corpo libero di ginnastica artistica, ma che le era stata tolta poco dopo ed era stata data alla romena Ana Barbosu. La finale era diventata celebre per via della foto in cui Chiles e la ginnasta-celebrità Simone Biles, arrivata seconda, si inginocchiavano ai piedi della brasiliana Rebeca Andrade, vincitrice dell’oro. Se ne scrisse molto allora anche perché, se non fosse stato per quello che è successo dopo, sarebbe stato il primo podio nella storia della ginnastica artistica con tre atlete nere.
Questa settimana Chiles e la USA Gymnastics, la federazione statunitense di ginnastica artistica, hanno presentato un ricorso al Tribunale federale svizzero. Tra le prove depositate a loro favore ci sarebbero anche un video girato durante la gara per il documentario di Netflix su Simone Biles. Negli Stati Uniti, un paese notoriamente molto competitivo quando si tratta di accumulare medaglie olimpiche, la battaglia di Chiles è diventata una questione dibattuta e seguita molto attentamente dai giornali nazionali.
La finale femminile di corpo libero della ginnastica artistica si tenne alle Olimpiadi di Parigi il 5 agosto. Il punteggio dato a Chiles in un primo momento era di 13,666, poi aumentato a 13,766 dopo il ricorso della sua allenatrice Cecile Landi, che le fece guadagnare 0,1 punti facendola passare dal quinto posto al terzo, davanti alle romene Ana Barbosu e Sabrina Voinea. Nella ginnastica artistica e in quella ritmica i ricorsi sono molto comuni e non è strano che Landi sia riuscita a ottenere dei punti in più. In questo caso il motivo è che a Chiles non era stato contato come valido un salto che invece aveva fatto correttamente.
Chiles fu premiata e salì sul podio insieme a Biles e Andrade, ma nei giorni successivi la federazione romena fece ricorso al Tribunale Arbitrale dello Sport di Losanna (TAS) che stabilì che il ricorso di Landi durante la gara era stato presentato quattro secondi dopo il tempo previsto dal regolamento, che è di un minuto. Il ricorso fu quindi annullato e Chiles tornò a un punteggio di 13,666 e al quinto posto. Il CIO (Comitato Olimpico Internazionale) consegnò effettivamente la medaglia di bronzo a Barbosu il 16 agosto.
La USA Gymnastics, la federazione statunitense di ginnastica artistica, presentò a sua volta un appello al TAS, dentro il quale disse di aver incluso un video che dimostrava che Landi aveva presentato il ricorso in tempo. Non è chiaro, ma pare che già allora il video fosse quello girato durante la gara dalla troupe della produzione del documentario di Netflix Simone Biles Rising, quindi lo stesso presentato nel ricorso di lunedì.
Il TAS però rispose alla richiesta di appello dicendo che non avrebbe rivisto la propria decisione, motivo per cui ora sia Chiles che la USA Gymnastics hanno fatto ulteriormente ricorso al Tribunale federale svizzero. Il TAS può accogliere le richieste di appello solo per una serie limitata di motivi, tra cui c’è la violazione del diritto delle parti coinvolte di essere ascoltate. Chiles e la USA Gymnastics sostengono infatti che la decisione del 10 agosto sia stata presa troppo velocemente, senza avvisare la federazione se non all’ultimo, e privando così Chiles della possibilità di difendersi.
La USA Gymnastics ha sostenuto tra le altre cose che Hamid G. Gharavi, il giudice presidente della giuria del TAS che aveva deciso sul caso, pur essendo iraniano, avesse un grave conflitto di interessi avendo lavorato come difensore della Romania in precedenti processi. Gli appelli di lunedì chiedono al Tribunale federale svizzero che imponga al TAS di riaprire il caso e prendere in esame anche le nuove prove che si era rifiutato di valutare alla prima richiesta di appello.
Secondo il Washington Post, che ha passato in rassegna i video e gli audio depositati nel ricorso di questa settimana (prima che il link venisse tolto dalla documentazione consultabile pubblicamente, non è chiaro perché), c’è un video in cui si sente la voce di Landi che chiede il ricorso ai giudici al 46esimo secondo e poi di nuovo al 54esimo, sempre entro il minuto. Non la si vede nelle immagini e quindi non è chiaro se fosse vicino a loro abbastanza da essere sentita. In ogni caso secondo il Washington Post Chiles avrebbe ragione, e il TAS avrebbe sbagliato perché avrebbe iniziato il conteggio dei secondi dal momento in cui il punteggio di Chiles è stato inserito nei sistemi, e non dal momento in cui è stato pubblicato sugli schermi, e quindi reso visibile agli allenatori, poco dopo.
Intanto Chiles ha più volte parlato pubblicamente di quello che sta attraversando, descrivendolo come un colpo non solo a livello sportivo ma anche personale, e sostenendo che la decisione del TAS possa essere in parte motivata da pregiudizi razzisti.