“Baby Reindeer” non era proprio una storia vera
Lo ha stabilito un giudice valutando la causa che la presunta stalker su cui è basata la serie tv ha fatto a Netflix per diffamazione
Un giudice di un tribunale distrettuale della California, negli Stati Uniti, ha decretato che la serie tv di Netflix Baby Reindeer non era «una storia vera» e ha quindi stabilito che Fiona Harvey, la presunta stalker che ha ispirato il personaggio di Martha nella serie, può procedere con la sua causa per diffamazione nei confronti della piattaforma di streaming. Harvey aveva fatto causa a Netflix a giugno, sostenendo che la serie avesse diffuso falsità sul suo conto, rappresentandola come una criminale condannata per stalking, quando lei non lo era mai stata. Harvey aveva anche fatto causa per violazione della privacy e negligenza, ma queste accuse sono state archiviate.
Baby Reindeer è una serie scritta e interpretata dal comico scozzese Richard Gadd, in cui quest’ultimo racconta come tra il 2015 e il 2018 sarebbe stato perseguitato da una stalker (il personaggio di Martha, appunto). In una delle prime scene della serie compare la scritta «Questa è una storia vera», suggerendo agli spettatori che i fatti raccontati siano realmente accaduti. Harvey ha contestato a Netflix questa descrizione, e venerdì il giudice Gary Klausner le ha dato ragione, e ha quindi deciso di non archiviare la causa, come invece aveva chiesto Netflix.
Harvey non è mai nominata in Baby Reindeer, ma dopo la pubblicazione della serie molte persone avevano facilmente identificato in lei il personaggio interpretato dall’attrice Jessica Gunning, grazie a ricerche su Internet. Poche settimane dopo Harvey aveva detto di essere la presunta stalker in una discussa intervista con il presentatore britannico Piers Morgan, in cui aveva denunciato le minacce ricevute da centinaia di utenti dei social network, e aveva descritto Baby Reindeer come un tentativo di Gadd di umiliarla pubblicamente.
Nella sua decisione il giudice Klausner ha constatato che, sebbene ci siano delle somiglianze tra la vita di Harvey e quella di Martha, allo stesso tempo nella serie vengono raccontate diverse cose false: Harvey non ha passato cinque anni in carcere per stalking, non ha mai aggredito sessualmente Gadd, non lo ha aggredito fisicamente in un pub, e non lo ha mai atteso davanti casa sua per 16 ore, secondo il giudice.
Dopo la causa presentata da Harvey a giugno, Gadd si era difeso dicendo che la serie di Netflix e lo spettacolo teatrale su cui è basata erano entrambi romanzati e non volevano fare un racconto esatto della realtà. Aveva detto però che Harvey lo avrebbe perseguitato per anni mentre lavorava in un pub di Londra, gli avrebbe toccato il sedere e gli avrebbe inviato migliaia di email inquietanti e messaggi vocali.
A giugno il Sunday Times aveva anche riferito che Gadd avrebbe avuto delle riserve sull’uso della frase «Questa è una storia vera», e che sarebbe stata Netflix a insistere per inserirla. Nella sua decisione il giudice Klausner ha riferito il contenuto dell’articolo del Sunday Times e sostenuto come potrebbe esserci stato un evidente intento doloso se Netflix avesse scelto di rappresentare la storia come un fatto reale quando sapeva che invece era romanzata.