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  • Domenica 29 settembre 2024

Israele ha attaccato alcune infrastrutture in Yemen

Un porto e degli impianti energetici controllati dagli Houthi; intanto l'esercito continua a bombardare il Libano

Il cratere sul luogo in cui è stato ucciso il leader di Hezbollah Hassan Nasrallah, a Beirut, in Libano, 29 settembre 2024 (AP/Hassan Ammar)
Il cratere sul luogo in cui è stato ucciso il leader di Hezbollah Hassan Nasrallah, a Beirut, in Libano, 29 settembre 2024 (AP/Hassan Ammar)
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L’esercito israeliano ha attaccato alcune infrastrutture in Yemen controllate dagli Houthi, un gruppo politico e militare sciita che controlla buona parte del paese ed è alleato dell’Iran. Sono stati colpiti due impianti energetici e il porto di Hodeidah, sulla costa ovest del paese, che secondo Israele sarebbe usato per importare armi dall’Iran.

Non è chiara la portata dei danni causati dall’attacco, ma secondo il ministero della Salute yemenita, gestito dagli Houthi, sono state uccise 4 persone e ferite 40. Il portavoce del ministero Anis al-Asbahi ha detto che sono ancora in corso le operazioni di salvataggio, per cui il numero di morti e feriti potrebbe aumentare. Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha scritto su X che gli attacchi mostrano «chiaramente un messaggio: per noi, nessun posto è troppo lontano».

Gli Houthi fanno parte del cosiddetto “asse della resistenza”, un insieme di milizie e gruppi armati attivi nei paesi del Medio Oriente che operano per conto dell’Iran o che hanno interessi in qualche modo allineati a quelli dell’Iran. Fanno parte di questo “asse della resistenza” anche Hamas, che opera nella Striscia di Gaza, ed Hezbollah in Libano.

Nelle ultime due settimane gli Houthi hanno lanciato droni e missili a lungo raggio verso Tel Aviv e la parte centrale di Israele. Hanno lanciato un missile balistico anche ieri (sabato): è stato intercettato fuori dal paese, ma gli Houthi hanno detto che era diretto all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv, dove in giornata sarebbe atterrato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu che stava rientrando da New York.

Soprattutto durante i primi mesi dell’invasione della Striscia di Gaza, iniziata dopo gli attacchi di Hamas in Israele dello scorso 7 ottobre, il gruppo attaccava spesso delle navi commerciali in transito nel Mar Rosso, come ritorsione contro i bombardamenti israeliani sulla Striscia. Questo aveva causato grossi problemi al commercio globale, dato che molte compagnie avevano smesso di operare in quel tratto di mare allungando molto le rotte.

Lo scorso 19 luglio avevano lanciato un drone contro Tel Aviv, che si era schiantato contro l’ambasciata statunitense uccidendo una persona. Il giorno dopo, Israele aveva bombardato il porto di Hodeidah, lo stesso degli attacchi di oggi, uccidendo tre persone e ferendone 87, secondo i dati del ministero della Salute degli Houthi.

Gli Houthi hanno uno status particolare: molti media internazionali e governi occidentali li definiscono “ribelli”, perché tra il 2014 e il 2015 conquistarono un’ampia porzione del territorio yemenita, compresa la capitale Sanaa, dopo essersi sollevati contro il governo del paese. Oggi questa definizione però non rispecchia le loro attività, dato che in varie zone del paese esercitano un controllo non solo militare ma anche civile, economico e istituzionale.

Intanto, domenica l’esercito israeliano ha ripreso a bombardare varie zone del Libano, come fa ormai da giorni con l’obiettivo dichiarato di colpire edifici e strutture del gruppo politico e militare libanese Hezbollah, che però molto spesso si trovano in zone densamente popolate dai civili.

Nel paese centinaia di migliaia di persone hanno dovuto lasciare le proprie case per andare in luoghi considerati più sicuri: domenica, in una conferenza stampa, il primo ministro libanese Najib Mikati ha detto gli sfollati potrebbero presto raggiungere il milione. Il Programma alimentare mondiale (PAM, o WFP con la più nota sigla inglese), l’agenzia dell’ONU che si occupa dell’assistenza alimentare nel mondo, ha detto che avvierà un’operazione di emergenza per fornire assistenza.

I bombardamenti hanno distrutto intere zone di Beirut, la capitale del paese, dove sono stati chiusi negozi, ristoranti e attività commerciali e le attività ancora aperte sono diventate rifugi per i civili in fuga dai bombardamenti. Una giornalista del New York Times ha scritto che domenica mattina il quartiere di Jdeed, solitamente molto trafficato, era quasi completamente vuoto: le poche persone che camminavano per strada guardavano all’insù, per assicurarsi che non arrivassero bombardamenti. Anche il quartiere di Mar Mikhael, nella zona est di Beirut e noto per i suoi molti locali notturni, è vuoto.

Solo nella giornata di domenica sono state uccise quasi 50 persone, di cui 17 appartenenti alla stessa famiglia nella città di Zboud, nel nord-est del paese.

L’esercito israeliano ha detto di aver ucciso Nabil Kaouk, un importante leader di Hezbollah. Venerdì con un bombardamento aveva ucciso anche lo storico capo del gruppo, Hassan Nasrallah. Complessivamente, nei bombardamenti degli ultimi giorni Israele sostiene di aver ucciso una ventina di importanti membri di Hezbollah, alcuni dei quali molto vicini allo stesso Nasrallah.