Il giudice russo che ha condannato Evan Gershkovich ha detto di non aver esaminato alcuna prova
Il giornalista era accusato pretestuosamente di lavorare per la CIA, e ad agosto è tornato negli Stati Uniti grazie a uno scambio di prigionieri
Andrei Mineyev, il giudice russo che lo scorso 19 luglio ha condannato il giornalista statunitense Evan Gershkovich a 16 anni di carcere, ha detto che durante il processo «non è stata esaminata alcuna prova», perché né l’accusa né la difesa l’avevano richiesto. L’affermazione è stata citata dai media russi e ripresa da vari media internazionali. Mineyev ha detto che era sicuro «al 100%, anche 200%» del fatto che Gershkovich stesse lavorando segretamente per la CIA, e quindi la condanna era legittima.
Il processo era cominciato il 26 giugno, si è svolto a porte chiuse ed è terminato in sole tre udienze: «Il caso di per sé era piccolo, non ricordo quante cartelle [di documenti] ci fossero, tre o cinque», ha detto Mineyev, aggiungendo che coinvolgeva solo due testimoni. Il giorno della sentenza il giudice si è ritirato per scrivere il verdetto verso mezzogiorno, e ha consegnato tutto alle 17: ha detto che i tempi sono stati così stretti anche perché sa «digitare velocemente» al computer.
Gershkovich era stato arrestato dai servizi segreti russi a marzo del 2023, mentre lavorava a un articolo sulle operazioni del gruppo Wagner. Era poi rimasto per oltre un anno in detenzione preventiva nella prigione di Lefortovo, a Mosca, nota per essere da oltre un secolo uno dei principali luoghi di detenzione di oppositori politici e giornalisti critici nei confronti del governo russo. A metà giugno del 2024 Gershkovich era stato formalmente incriminato per aver «raccolto informazioni segrete» riguardo a una struttura che costruisce e ripara attrezzature militari nella regione di Ekaterinburg.
Secondo l’accusa il giornalista lavorava per la CIA, ma non è mai stata presentata alcuna prova a sostegno delle accuse, che fin da subito sono state considerate false e pretestuose. Lo scorso 1° agosto Gershkovich è stato coinvolto in un grande scambio di prigionieri tra Stati Uniti, Russia e vari paesi europei, ed è quindi tornato negli Stati Uniti.