La politica statunitense sta cambiando idea su Zelensky
Due anni fa il presidente ucraino venne accolto con tutti gli onori al Congresso americano, oggi è tutto diverso, soprattutto nel Partito Repubblicano
Questa settimana il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è negli Stati Uniti per una serie di impegni diplomatici: ha parlato all’Assemblea generale delle Nazioni Unite; incontrato il presidente Joe Biden e la sua vice Kamala Harris; ha visitato una fabbrica di munizioni in Pennsylvania e parlato al Congresso. Tutte le occasioni sono state al centro di varie polemiche, sollevate soprattutto dal Partito Repubblicano, e hanno reso evidente come l’umore della politica statunitense nei confronti di Zelensky e del sostegno all’Ucraina sia molto cambiato rispetto a due anni fa.
Fin dall’inizio della guerra, nel febbraio del 2022, gli Stati Uniti sono stati tra i più stretti alleati dell’Ucraina. Il crescente dissenso tra i Repubblicani, alimentato anche dalle dichiarazioni di Donald Trump e del suo candidato alla vicepresidenza J.D. Vance, sta però complicando l’approvazione di misure e fondi a favore dell’Ucraina, cosa che potrebbe avere conseguenze sull’andamento della guerra.
Nel dicembre del 2022 il primo intervento di Zelensky al Congresso statunitense era stato interrotto più volte dagli applausi dei presenti. Questo giovedì il presidente ucraino ha risposto alle domande di alcuni senatori di entrambi i partiti, e poi ha tenuto un intervento alla Camera: entrambi gli incontri si sono svolti a porte chiuse e alla presenza di poche decine di parlamentari. La scarsa partecipazione è almeno in parte dovuta al fatto che mercoledì il Congresso ha iniziato una pausa di sei settimane in vista delle elezioni di novembre, ma in ogni caso i leader delle due camere non hanno fatto molto per dare rilevanza alla visita di Zelensky.
I dubbi di diversi parlamentari, soprattutto Repubblicani, sull’opportunità di continuare a finanziare la difesa ucraina sono evidenti da mesi. Lo scorso aprile il Congresso aveva approvato una misura che tra le altre cose stanziava più di 60 miliardi di dollari in aiuti militari all’Ucraina: le discussioni però erano iniziate a gennaio del 2023, ed erano quindi proseguite per oltre un anno a causa dell’opposizione dell’ala più radicale del Partito Repubblicano.
Gli aiuti militari statunitensi sono fondamentali per l’Ucraina e includono molte delle armi più efficaci, tra cui i missili ATACMS, in grado di colpire obiettivi fino a 300 chilometri di distanza. Giovedì Zelensky ha visitato una fabbrica di munizioni a Scranton, in Pennsylvania (che tra l’altro è la città natale del presidente Joe Biden). È stato accompagnato da Josh Shapiro, il governatore Democratico dello stato che era stato considerato da Harris come potenziale vicepresidente, e dal senatore Democratico Bob Casey.
La Pennsylvania è uno stato in bilico dove i Democratici devono vincere a novembre: per questo la visita di Zelensky è stata interpretata da alcuni Repubblicani come un’intromissione nella politica interna del paese e un tentativo di influenzare le elezioni. Lo speaker della Camera Mike Johnson, esponente dell’ala più estremista del partito, ha definito la visita un evento elettorale del Partito Democratico e ha chiesto a Zelensky di licenziare l’ambasciatrice ucraina negli Stati Uniti, Oksana Markarova, che ha contribuito a organizzare l’evento. Il deputato Repubblicano James Comer ha aperto un’indagine sui fondi usati per finanziare la visita.
Il sostegno statunitense all’Ucraina sarebbe ancora più compromesso se Trump dovesse vincere le elezioni presidenziali di novembre. L’ex presidente e candidato Repubblicano è sempre stato scettico sulla necessità di aiutare l’Ucraina, e più volte in passato ha alluso al fatto che la Russia dovrebbe essere lasciata libera di agire militarmente.
Giovedì durante un comizio in North Carolina ha detto che l’Ucraina avrebbe dovuto «arrendersi un po’» per far finire la guerra: «Continuiamo a dare miliardi di dollari a un uomo che si rifiuta di fare un accordo», ha aggiunto, riferendosi a Zelensky. Anche Vance è sempre stato uno dei più decisi critici degli aiuti all’Ucraina (in una recente intervista con il New Yorker Zelensky l’ha definito «troppo radicale» e gli ha suggerito di ripassare la storia contemporanea, attirandosi ulteriori polemiche da parte dei Repubblicani).
Al contrario, Biden e Harris si sono sempre esposti a favore della difesa ucraina. «C’è qualcuno nel mio paese che preferirebbe obbligare l’Ucraina a rinunciare a un’ampia parte della sua sovranità territoriale», ha detto di recente Harris, riferendosi a Vance. «Le sue proposte sono le stesse del [presidente russo] Vladimir Putin». Zelensky ha incontrato entrambi separatamente giovedì a Washington, e oggi (venerdì) incontrerà Trump a New York.