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  • Venerdì 27 settembre 2024

Oggi Benjamin Netanyahu parlerà all’ONU

Il discorso del primo ministro israeliano è molto atteso per quello che sta succedendo a Gaza e in Libano: intanto a New York ci sono già state grosse proteste

Proteste contro Netanyahu davanti alla sede delle Nazioni Unite a New York (AP Photo/Julia Demaree Nikhinson)
Proteste contro Netanyahu davanti alla sede delle Nazioni Unite a New York (AP Photo/Julia Demaree Nikhinson)

Venerdì mattina (pomeriggio in Italia) il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu parlerà all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, l’evento che ogni anno riunisce a New York gran parte dei leader internazionali per una serie di incontri e discussioni. Il suo discorso è particolarmente atteso non solo a causa dell’invasione in corso nella Striscia di Gaza, ma anche per gli intensi bombardamenti sul Libano iniziati quattro giorni fa. Per ora Netanyahu si è rifiutato di accettare proposte di cessate il fuoco sia a Gaza sia in Libano, nonostante le forti pressioni provenienti da diversi paesi, tra cui suoi alleati.

Giovedì per esempio gli Stati Uniti e altri stati, tra cui la Francia, avevano proposto a Israele ed Hezbollah un accordo per un cessate il fuoco di 21 giorni. Netanyahu aveva rifiutato subito e appena arrivato a New York ha ribadito: «La nostra politica è chiara: continueremo a colpire Hezbollah con tutta la nostra forza». Mentre Netanyahu era in volo anche il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz aveva scritto sui social che «non ci sarà un cessate il fuoco» nella zona di confine tra Libano e Israele.

Se quindi la posizione di Netanyahu e del suo governo sembra inequivocabile, gli Stati Uniti continuano a dire che le discussioni sono ancora in corso e potrebbero avere esito positivo. È una situazione simile a quella che da mesi caratterizza le discussioni per un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza: a ogni nuovo giro di consultazioni gli Stati Uniti si dicono speranzosi, ma finora non è stato possibile raggiungere alcun accordo.

Netanyahu ha sempre adottato una retorica ambigua, dicendo una cosa in pubblico e un’altra in privato, e in varie occasioni ha cambiato idea molto velocemente. L’ha fatto durante tutta la sua carriera politica per bloccare il raggiungimento di una risoluzione al conflitto israelo palestinese, e lo sta facendo nell’ultimo anno con i negoziati per i cessate il fuoco.

Per ora Hezbollah non ha risposto alla proposta di cessate il fuoco, ma è molto improbabile che accetti dato che il gruppo ha sempre detto che continuerà a combattere Israele fino al raggiungimento di un cessate il fuoco tra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza, cosa non prevista dalla proposta.

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Intanto, giovedì a New York ci sono state ampie proteste contro Netanyahu, in vista del suo discorso all’ONU. Le manifestazioni sono state organizzate da alcuni gruppi di attivisti pro Palestina, tra cui Within Our Lifetime e Jewish Voice for Peace, e sono state in gran parte pacifiche: si sono svolte in mattinata vicino al Palazzo di Vetro, la sede dell’ONU, e poi nel centro di Manhattan.

Ci sono stati comunque alcuni scontri con la polizia, e circa 30 persone sono state arrestate. Tra i manifestanti c’era anche Jill Stein, candidata dei Verdi alla presidenza che sta avendo molto successo tra l’elettorato musulmano (ma non ha comunque possibilità di vincere).

Giovedì Israele ha bombardato il Libano per il quarto giorno consecutivo: negli attacchi sono state uccise almeno 92 persone, tra cui Mohamed Hussein Sarour, uno dei comandanti di Hezbollah.

Gli scontri tra Israele ed Hezbollah sono aumentati per frequenza e intensità in seguito agli attacchi di Hamas in territorio israeliano dello scorso 7 ottobre e la conseguente invasione israeliana della Striscia. Si sono poi ulteriormente intensificati dopo la recente operazione di intelligence con cui Israele ha fatto aveva fatto esplodere migliaia di cercapersone e walkie-talkie in possesso di Hezbollah, uccidendo almeno 30 persone.

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