In Perù sono stati scoperti 303 nuovi geoglifi, grazie all’intelligenza artificiale

I grandi e antichi disegni sono stati trovati sorvolando il territorio con dei droni e chiedendo a un software di identificare eventuali immagini

Alcuni dei nuovi geoglifi identificati ed evidenziati grazie a un sistema basato sull'intelligenza artificiale (Università di Yamagata)
Alcuni dei nuovi geoglifi identificati ed evidenziati grazie a un sistema basato sull'intelligenza artificiale (Università di Yamagata)
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Questa settimana un gruppo di archeologi dell’Università giapponese di Yamagata ha annunciato di aver identificato 303 nuovi geoglifi nell’altopiano desertico attorno alla città di Nazca, nell’entroterra del Perù, circa 450 chilometri a sud della capitale Lima. I geoglifi sono i grossi e antichi disegni nel terreno che spesso raffigurano animali ed esseri umani e possono essere visti bene solo da una certa distanza, dall’alto.

I più famosi – le “Linee di Nazca”, che si trovano nella stessa zona – sono grandi fino a 45 metri, ma ce ne sono decine di più piccoli, molto difficili da identificare a occhio nudo da un aereo o da un elicottero: anche per questo, per molto tempo tra una scoperta e l’altra passavano anche anni. Questa volta, però, gli archeologi hanno quasi raddoppiato il numero di geoglifi noti in un solo colpo: ci sono riusciti sottoponendo a un software basato sull’intelligenza artificiale e specificatamente programmato per identificare possibili geoglifi moltissime immagini raccolte da droni che hanno sorvolato la zona a bassa quota.

«Ci è voluto quasi un secolo per scoprire un totale di 430 geoglifi figurativi a Nazca», si legge nel nuovo studio dell’Università di Yamagata, che già nel 2012 aveva creato l’Istituto di Nazca per lo studio e la preservazione dei geoglifi dell’Università di Yamagata. L’obiettivo dell’Istituto era quello di applicare i principi delle “digital humanities”, che prevedono l’integrazione di sistemi computazionali avanzati nelle discipline umanistiche, al sito archeologico peruviano. Con le nuove tecnologie utilizzate, continua lo studio, «ci sono voluti solo sei mesi per scoprirne 303 di nuovi». Tra le nuove immagini scoperte ci sono geoglifi che raffigurano pappagalli, gatti, lama, alpaca, scimmie e orche, oltre che vari umanoidi: sono grandi tra i 3 e i 7 metri, e risalgono al 200 avanti Cristo.

«Con un drone, puoi percorrere diversi chilometri in un giorno. Ora ci mettiamo due o tre giorni a fare cose che prima richiedevano tre o quattro anni», ha detto al Guardian Johny Isla, a capo del team di archeologi responsabili delle “Linee di Nazca” per conto del governo peruviano.

I nuovi geoglifi hanno anche aiutato gli archeologi ad ampliare la loro conoscenza della civiltà che li produsse, considerata ancora oggi piuttosto misteriosa. «Possiamo dire che questi geoglifi sono stati realizzati dagli umani per gli umani, perché spesso mostrano scene di vita quotidiana», ha spiegato Isla. «Mentre le figure gigantesche realizzate su superfici perlopiù piatte erano fatte per essere viste dalle loro divinità». Secondo la sua interpretazione, i geoglifi più vecchi e più piccoli avrebbero potuto essere usati anche come forma di comunicazione tra gruppi familiari. È meno probabile invece che avessero i significati rituali e religiosi che sono associati alle “Linee” più grandi.

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