Il partito di estrema destra che potrebbe vincere le elezioni austriache
Il Partito della Libertà è filorusso, vuole sospendere il diritto d'asilo e vietare le discussioni su temi LGBTQ+ nelle scuole: si vota domenica
Domenica in Austria si vota per rinnovare il Consiglio Nazionale, la camera bassa del parlamento. Per la prima volta potrebbe vincere un partito di estrema destra, il Partito della Libertà (in tedesco Freiheitliche Partei Österreichs, FPÖ), che era stato il più votato alle elezioni europee dello scorso giugno ed è favorito nei sondaggi: al momento è dato al 27 per cento, circa due punti avanti rispetto al Partito Popolare, di centrodestra e al governo insieme ai Verdi.
L’FPÖ è uno dei più vecchi partiti di estrema destra europei: venne fondato nel 1956 e il primo presidente fu Anton Reinthaller, ex membro del partito nazista e ufficiale delle SS. A partire dagli anni Ottanta l’FPÖ cominciò ad assumere posizioni estremiste, euroscettiche e molto ostili all’immigrazione, in modo simile ad altri partiti europei che stavano cominciando ad avere successo in quel periodo, come il Front National in Francia (che oggi si chiama Rassemblement National) e la Lega Nord in Italia. Ottenne i primi successi elettorali alla fine degli anni Novanta e da allora è stato parte della coalizione di governo due volte, sempre insieme al Partito Popolare: dal 2000 al 2006 e poi di nuovo dal 2017 al 2019, quando era cancelliere Sebastian Kurz.
Dopo la fine del governo di Kurz l’FPÖ passò un momento di crisi: il presidente Heinz-Christian Strache si era dimesso dopo essere stato indebolito da diversi scandali, e alle elezioni del 2019 il partito ottenne appena il 16 per cento dei voti. Negli anni successivi però è riuscito a ricostruirsi, e secondo i sondaggi dal 2021 a oggi ha guadagnato quasi venti punti percentuali.
Le ragioni della rimonta sono varie, legate sia a questioni di politica estera che interna. In primo luogo, l’FPÖ è riuscito a sfruttare le posizioni scettiche di molti elettori austriaci sul sostegno all’Ucraina e sulle sanzioni imposte contro la Russia. L’Austria non fa parte della NATO e ha una lunga tradizione di neutralità, ribadita anche nella propria Costituzione. Inoltre è uno dei pochi paesi europei ancora dipendenti dalle importazioni di gas naturale dalla Russia.
L’FPÖ è un partito filorusso: in passato ha anche firmato un accordo di cooperazione con il partito di Vladimir Putin, Russia Unita, il cui contenuto è sempre rimasto segreto. Negli ultimi mesi il presidente Herbert Kickl ha spesso accusato il governo austriaco di «violare la neutralità» scegliendo di aiutare l’Ucraina, e ha detto che se verrà eletto cancelliere si opporrà alle sanzioni.
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Un altro tema che negli ultimi anni ha contribuito all’aumento di popolarità delll’FPÖ è stata la pandemia di Covid-19. Il partito è stato fin da subito contrario a ogni restrizione e si è sempre opposto all’obbligo vaccinale, approvato dal parlamento nella primavera del 2022 tra molte polemiche e mai davvero applicato. Durante la pandemia l’FPÖ organizzò varie proteste a Vienna contro le restrizioni: Kickl, che ha sempre rifiutato di vaccinarsi e che sosteneva la possibilità di curare la Covid-19 con l’ivermectina (un vermifugo per cavalli), disse che le proteste erano «in difesa della libertà e della dignità umane» e accusò il governo di voler instaurare «una dittatura del Coronavirus».
Negli ultimi anni, mentre la pandemia diventava un argomento marginale nel dibattito pubblico dei paesi europei, in Austria l’FPÖ ha continuato a criticare le misure restrittive approvate dal governo. Nei mesi scorsi il partito ha organizzato diversi eventi in tutto il paese insieme a medici notoriamente contrari ai vaccini. Nella campagna elettorale ha anche prodotto video piuttosto drammatici, che invitano gli elettori «a non dimenticare» quello che accadde durante la pandemia e a punire i partiti al governo.
Negli ultimi anni l’FPÖ ha ulteriormente radicalizzato le proprie posizioni. Questo cambiamento è dovuto almeno in parte a Kickl, che è considerato un politico estremista anche per gli standard del suo partito. Tra le altre cose sostiene la necessità di sospendere il diritto d’asilo in Austria, è favorevole a una politica di «Remigration» (la «remigrazione», termine usato dai partiti di estrema destra per riferirsi all’espulsione di massa di migranti e stranieri), ed è un grande ammiratore del primo ministro ungherese Viktor Orbán, con il quale ha fondato un nuovo gruppo di estrema destra al Parlamento Europeo, Patrioti per l’Europa. Si descrive come «cancelliere del popolo», Volkskanzler, utilizzando consapevolmente un termine coniato per la prima volta da Adolf Hitler.
Il programma elettorale dell’FPÖ contiene varie proposte radicali: la difesa del primato della legge nazionale austriaca sulle norme dell’Unione Europea; la sospensione del diritto d’asilo e delle riunificazioni familiari per gli stranieri che si trovano in Austria; la perdita del permesso di soggiorno per chi commette reati. Propone anche di vietare discussioni su temi legati alla comunità LGBTQ+ nelle scuole, e di inserire nella Costituzione una disposizione che obblighi lo Stato a riconoscere solo due generi: maschile e femminile (una discriminazione nei confronti delle persone che si riconoscono come non binarie).
In politica estera il programma non prende una posizione esplicita sul sostegno all’Ucraina e sulle sanzioni alla Russia (anche se le posizioni del partito su questi temi sono piuttosto note), ma si limita a difendere la posizione neutrale dell’Austria.
Non è chiaro cosa succederà se l’FPÖ dovesse vincere le elezioni di domenica. Difficilmente il partito avrà i numeri per governare da solo e dovrà formare una coalizione: il Partito Popolare finora ha detto di non voler governare insieme all’FPÖ, ma secondo molti osservatori potrebbe cambiare idea se Kickl rinunciasse a ricoprire ruoli importanti nel prossimo governo. Anche il presidente della Repubblica austriaco, Alexander Van der Bellen, ha detto che non nominerebbe primo ministro Kickl a causa delle sue posizioni euroscettiche e filorusse. L’alternativa potrebbe essere quindi un governo di coalizione tra Socialisti, Verdi e Popolari. In quel caso, Kickl e l’FPÖ potrebbero accontentarsi di rimanere all’opposizione, e intanto provare a rinforzarsi ancora, in vista delle prossime elezioni.