È stata approvata la riforma del voto in condotta
Con meno di 6 si viene bocciati, e cambia anche il sistema di valutazione in generale: tornano i giudizi sintetici
Mercoledì, con 154 voti favorevoli, 97 contrari e 7 astenuti, la Camera ha approvato in via definitiva una riforma del sistema di valutazione nelle scuole italiane. Il provvedimento più discusso tra quelli inclusi nel disegno di legge riguarda il voto in condotta, cioè la valutazione del comportamenti degli studenti, reso più severo e determinante nel percorso di studi.
La riforma è stata ideata e promossa dal ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, della Lega, ed è uno dei principali provvedimenti di questo governo sulla scuola. Fin dall’inizio la riforma è stata criticata da diversi pedagogisti e insegnanti, che la ritengono rappresentativa di una concezione autocratica e gerarchica della scuola, oltre che poco funzionale ed efficace rispetto agli obiettivi di apprendimento della scuola stessa.
Il disegno di legge reintroduce il voto in condotta alle medie (le “scuole secondarie di primo grado”), dove era stato abolito nel 2017 dalla ministra Valeria Fedeli. Sarà espresso in decimi e farà media: se alla fine dell’anno sarà inferiore a 6 il consiglio di classe dovrà bocciare, o non ammettere all’esame di terza media se lo studente è all’ultimo anno.
Vale lo stesso per le scuole superiori (licei, istituti professionali e tecnici): oltre a venire bocciati o non ammessi all’esame di Stato nel caso di un voto in condotta inferiore a 6, è previsto anche che con il 6 lo studente debba presentare un «elaborato critico in materia di cittadinanza attiva e solidale», cioè una prova di educazione civica, in pratica. In caso di insufficienza nella prova lo studente non sarà ammesso all’anno successivo, o all’esame di Stato.
La legge rende più severi anche i provvedimenti disciplinari come le sospensioni: quelle fino a due giorni dovranno essere affiancate da «attività di approfondimento» sulle conseguenze del comportamento che hanno determinato la sospensione, mentre per sospensioni superiori a due giorni gli studenti dovranno svolgere «attività di cittadinanza solidale» in strutture convenzionate con le scuole.
Alle elementari (le “scuole primarie”) il voto in condotta dovrà essere espresso con i giudizi sintetici, come “ottimo”, “distinto”, “buono”, “sufficiente” e “insufficiente”, che sono stati reintrodotti anche per tutte le altre materie. Questa parte della riforma è stata piuttosto contestata: i giudizi sintetici erano stati aboliti alle primarie con l’ultima riforma della scuola, e sostituiti con i giudizi descrittivi, che definiscono l’apprendimento con formule che indicano i livelli di raggiungimento di specifici obiettivi (“avanzato”, “intermedio”, “base”, “in via di primaria acquisizione”).
I giudizi descrittivi sono considerati più efficaci e adatti agli obiettivi della scuola perché evidenziano il processo di apprendimento, anziché valutare solo la performance finale quando gli studenti sono ancora piccoli e meno attrezzati a gestire il giudizio: l’idea è che per bambini dai 6 ai 10 anni giudizi come “buono”, “ottimo” o “insufficiente” si prestino più facilmente a essere intesi come giudizi su di loro, anziché come una valutazione del loro livello di apprendimento, che può cambiare e progredire. Secondo Valditara i giudizi sintetici sono invece più comprensibili.
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