Dizionario minimo per seguire le regate di Louis Vuitton Cup
Adesso che inizia la finale tra Luna Rossa e Ineos Britannia, e potrebbero esserci tifosi e appassionati neofiti
Giovedì 26 settembre comincia la finale della Louis Vuitton Cup, il torneo che decide chi sfiderà Emirates Team New Zealand nella 37ª edizione della Coppa America, la più importante e antica competizione di vela al mondo. Nella finale si affrontano l’imbarcazione italiana Luna Rossa, del team Prada Pirelli, e quella britannica Ineos Britannia: gareggiano al meglio delle 13 regate, quindi chi ne vincerà per prima 7 sarà l’avversaria dei neozelandesi, che tre anni fa vinsero la Coppa America appunto contro Luna Rossa.
Per chi si è appassionato solamente ora, seguire una regata può essere complicato, perché le scelte che possono fare le due imbarcazioni sono varie e non sempre intuitive. Inoltre la vela è un ambito strapieno di termini gergali e tecnici, ancora di più in questa competizione. Qui trovate alcuni termini da sapere per orientarsi in questa fase finale: le regate si terranno a Barcellona e ce ne saranno due al giorno il 26, il 28, il 29 settembre e poi il 1°, il 2 e il 4 ottobre. L’eventuale tredicesima e decisiva regata, che si farà solo se Ineos Britannia e Luna Rossa andranno sul 6-6, sarà il 5 ottobre.
Louis Vuitton Cup, America’s Cup, defender, challenger
In riferimento alle regate di quest’ultimo mese spesso si sente parlare di America’s Cup, o Coppa America, ma in realtà la Coppa America vera e propria non è ancora iniziata, perché consiste solamente nella sfida finale tra l’imbarcazione che ha vinto l’edizione precedente, la quale difende il titolo e viene per questo chiamata defender, e la sfidante, o challenger (inizierà il 12 ottobre). Per determinare la sfidante si fa un’altra competizione che ha regole che cambiano ogni edizione, decise proprio dal defender.
Questa competizione preliminare nacque dall’esigenza e dal desiderio di coinvolgere più equipaggi, perché prima c’erano solamente i due che partecipavano all’America’s Cup: per la prima volta si svolse nel 1970 e dal 1983 si chiama Louis Vuitton Cup, dal nome dello sponsor (solo nel 2021 si chiamò Prada Cup per un cambio di sponsor). Luna Rossa ha vinto questo torneo degli sfidanti nel 2000 e nel 2021, ma non è poi mai riuscita a vincere la Coppa America.
AC75, hydrofoil
Così come nel 2021, anche quest’anno le imbarcazioni in gara si chiamano AC75: AC sta per America’s Cup e 75 è la loro lunghezza in piedi, pari a quasi 23 metri. Le AC75 sono imbarcazioni affascinanti ed estreme: grazie a una serie di innovazioni tecnologiche – la più evidente delle quali è quella che le fa volare – possono raggiungere i 55 nodi, pari a più di 100 chilometri orari. Quando volano, le barche hanno tutto lo scafo sollevato e in acqua rimangono solamente una o entrambe le particolari appendici laterali, create apposta per questo e chiamate hydrofoil o semplicemente foil.
Gli hydrofoil di ultima generazione sono paragonabili alle ali di un velivolo. Il concetto che ne determina le funzioni è lo stesso, perché sia in aria che in acqua creano portanza, cioè la forza perpendicolare alla direzione di moto che spinge verso l’alto e permette la permanenza in volo degli aerei, e l’innalzamento delle barche durante la navigazione. L’incremento della velocità comporta però anche un aumento di instabilità delle barche, a cui le squadre di Coppa America hanno rimediato progettando dei foil con un terminale a forma di “Y”. Nelle regate, il timone e uno dei due foil laterali rimangono sempre immersi, mentre l’altro viene abbassato per migliorare la stabilità su comando dei timonieri.
La cosa straordinaria delle AC75 non è soltanto la velocità di punta, che è molto alta, ma anche la velocità che riescono a raggiungere rispetto al vento: nelle barche a vela normali la velocità di solito è inferiore rispetto al vento reale. Nelle AC75, invece, può essere 5 o persino 6 volte superiore (cioè a fronte di 8 nodi possono arrivare a 40 nodi di velocità).
Nodi
Il nodo è l’unità con cui si misura la velocità delle barche e corrisponde alla velocità di un miglio nautico (1852 metri) all’ora: un nodo corrisponde quindi a 1,852 chilometri orari, quindi 10 nodi sono circa 18 chilometri orari e mezzo. Quando c’è molto vento, le AC75 possono arrivare a 55 nodi, cioè oltre i 100 chilometri orari. Il simbolo del nodo è kn: durante le regate spesso la grafica televisiva mostra la velocità delle due imbarcazioni in tempo reale. Il nome “nodo” ha origini antiche e deriva dal fatto che un tempo per misurare la velocità delle navi si faceva scorrere dal ponte, giù nell’acqua, una corda con dei nodi alla stessa distanza l’uno dall’altro, per un determinato lasso di tempo. E poi si contavano i nodi affondati.
Match race, boundary, cancelli
Il match race è il tipo di regata che si svolge alla Louis Vuitton Cup e alla Coppa America, in cui gareggiano solamente due imbarcazioni: un testa a testa nel quale la strategia e la tattica sono fondamentali, perché spesso la gara si sviluppa proprio sul controllo dell’avversario, più che sull’andare il più velocemente possibile. Una regata della Louis Vuitton Cup è divisa in sei o otto leg: le barche devono completare tre andate e tre ritorni (o quattro e quattro) del campo gara, o campo di regata, un’area rettangolare delimitata da confini, i cosiddetti boundary, dai quali se si esce si subisce una penalità (ci torniamo).
Per completare ogni leg, le barche devono percorrere il lato lungo del campo gara, passando alla fine per i cancelli, cioè in mezzo a due boe: possono scegliere di volta in volta se girare intorno a quella di destra o a quella di sinistra. Il percorso di una leg è compreso tra 1,7 e 2,2 miglia nautiche, a seconda delle condizioni (3,1 e 4 chilometri circa).
Il campo di regata è orientato in modo che da un lato le imbarcazioni prendano il vento in poppa, dall’altro lo prendano di bolina (cioè sostanzialmente con un’inclinazione che, seppur contraria al verso del vento, permette di essere veloci risalendo il vento: torniamo anche su questo). La direzione del vento fa sì che si acquisti più velocità muovendosi in diagonale e non parallelamente ai boundary, perciò le AC75 volano verso i boundary, poi virano e volano dall’altra parte cercando di prendere il vento nella maniera più efficace possibile.
Prima dell’inizio ufficiale della regata le due barche sono già in acqua e devono cominciare a volare per avere un vantaggio sull’avversario. C’è un conto alla rovescia di dieci minuti al termine del quale inizia la regata vera e propria (che può durare al massimo 45 minuti: se le barche non arrivano in tempo, viene annullata). Quando il conto alla rovescia arriva a zero, le imbarcazioni devono passare per la linea di partenza, cercando di arrivarci con perfetto tempismo, quindi in vantaggio rispetto all’avversario ma non in anticipo, che comporterebbe una penalità.
Poppa, prua, bolina
Come detto nella regata le imbarcazioni percorrono il campo alternando un tratto di poppa e uno di bolina. La poppa è la parte posteriore della barca, quella anteriore si chiama prua. Avere il vento in poppa vuol dire quindi avercelo alle spalle, e come dice anche il proverbio è la situazione ideale. La bolina è invece l’andatura attraverso cui si risale il vento: andare a vela controvento è impossibile, ma se la rotta costringe a farlo si procede a zig-zag, con un angolo tra la direzione del vento e la traiettoria dell’imbarcazione compreso tra 37 gradi e 60 gradi (più si avvicina a 37, più la bolina viene definita stretta).
Un altro tipo di andatura è quella di traverso, in cui il vento arriva quasi perpendicolare al lato della barca. Nel campo di regata, le boe di poppa sono le due sistemate nel cancello da cui si parte, mentre quelle al lato opposto si chiamano boe di bolina.
Mure, incroci, penalità
Se poppa e prua indicano punti fissi, le mure sono relative e indicano da che lato della barca batte il vento. Quando la barca naviga mure a dritta, vuol dire che sta esponendo al vento il lato destro (e ha quindi le vele orientate alla sinistra dell’asse longitudinale della barca), mentre mure a sinistra vuol dire che il vento soffia verso il lato sinistro (e le vele sono orientate alla destra dell’asse longitudinale della barca). Le mure sono importanti anche per quanto riguarda il diritto di precedenza durante gli incroci, sia quando si naviga normalmente in mare, sia durante le regate, quando gli incroci sono molto frequenti e spesso avvengono a velocità sostenute e a distanze ravvicinate.
Nel match race, quando due barche navigano su mure diverse, quindi una sta veleggiando col vento a sinistra e l’altra col vento a destra, ha diritto di precedenza a un incrocio la barca che naviga mure a dritta. Lo stesso avviene quando si arriva alle boe, motivo per cui si cerca di arrivare alle boe o con un buon vantaggio, oppure con le mure a dritta, in modo da avere la precedenza e poter scegliere in quale delle due boe fare la virata o la strambata (sì, arriviamo anche lì).
Quando non si rispetta la precedenza, ma anche se durante un incrocio i giudici di gara valutano che la barca che passa per seconda sia passata troppo vicina all’altra, si prende una penalità: l’imbarcazione penalizzata deve rallentare in modo da perdere 75 metri sul percorso. Le penalità vengono date quindi quando le due barche sono troppo vicine, oppure se vengono oltrepassati i boundary, o in altre situazioni in cui il regolamento viene violato, anche nei minuti prima della partenza.
Randa, fiocco
La randa e il fiocco sono due tipi di vela. Semplificando, la randa è la vela issata sull’albero principale, quasi al centro dell’imbarcazione, mentre il fiocco è una vela più piccola issata sulla prua della barca. L’AC75 di Luna Rossa ha un albero principale alto 26,5 metri sul quale sono issate due rande gemelle, cioè due vele issate parallelamente; contando il fiocco, la superficie totale delle vele arriva a circa 220 metri quadri.
Le vele sono costituite principalmente in carbonio e dyneema, una fibra sintetica con cui si fanno i cavi da trazione, e in generale ci sono moltissimi accorgimenti per minimizzare qualsiasi interferenza e resistenza, rendendole il più possibile efficienti e facili da manovrare. Spesso si sente associare ai nomi delle vele i verbi cazzare e lascare. Il primo significa tirare, tendere: cazzare la randa vuol dire quindi rendere la vela principale più tesa, piatta, mentre lascarla vuol dire distenderla, quindi renderla più morbida, panciuta.
Timoniere, trimmer, cyclor
Oggi nelle AC75 l’equipaggio a bordo è composto da otto persone (nella scorsa Coppa America erano undici): due timonieri, due trimmer e quattro cyclor (o ciclisti), disposti in maniera speculare sui due lati della barca, con un timoniere, un trimmer e due cyclor per ogni lato. Il compito principale del timoniere è manovrare la barca, decidendo quindi la velocità, la direzione e l’andatura da impartire. I ruoli sono sdoppiati perché sulle AC75 non ci si può muovere da un lato all’altro, le posizioni sono fisse e quindi servono due timonieri che si alternano nel controllare la barca (comanda quello dal lato delle mure, quindi quando si hanno le mure a sinistra, comanda il timoniere di sinistra, perché ha una visuale migliore).
Ogni imbarcazione che partecipa alla Louis Vuitton Cup ha un equipaggio di riserva: in tutto le squadre hanno 16 componenti. I due timonieri titolari di Luna Rossa sono l’italiano Francesco “Checco” Bruni e l’australiano James “Jimmy” Spithill, che ha già vinto due volte la Coppa America. Quelli di riserva sono Marco Gradoni e Ruggero Tita, che quest’estate ha vinto il suo secondo oro olimpico in coppia con Caterina Banti, nella categoria Nacra 17 (un tipo di catamarano).
I trimmer sono invece gli addetti alle vele e agli hydrofoil: seguendo i comandi dei timonieri, regolano le vele e alzano o abbassano i foil in modo da consentire alla barca di muoversi in una determinata direzione. La randa in particolare è collegata a un carrello a poppa che scorrendo muove la vela.
Il tutto però avviene grazie ai cyclor, quelli che forniscono l’energia necessaria a muovere le vele. Fino a poco tempo fa questa cosa veniva fatta dai cosiddetti grinder, che usavano le braccia per generare energia, mentre ora il regolamento è cambiato e si possono usare anche le gambe per generare energia. Cyclor è una parola che deriva dall’unione di cyclist e sailor, ciclisti e marinai. È una piccola rivoluzione, perché l’energia prodotta pedalando è molto maggiore.
Durante le gare i quattro cyclor, alloggiati in appositi spazi in cui stanno per l’intera regata, pedalano tutto il tempo alimentando i sistemi idraulici, che permettono ai trimmer di regolare albero e vele in base alle necessità dei timonieri. I cyclor, però, non devono pedalare-e-basta: devono farlo quando e come richiesto dalle condizioni e dalle scelte di gara, calcolando come gestire le energie tra accelerazioni e virate repentine, in barche di oltre 6,5 tonnellate che sfruttano la portanza per volare sull’acqua. Hanno background molto differenti: alcuni sono ex ciclisti, altri arrivano dal canottaggio, oppure dal mezzofondo o proprio dalla vela (spesso sono ex grinder).
Strambare, virare, orzare, poggiare, scuffiare
In mare le direzioni sono sempre relative alle direzioni del vento: la barca non va cioè avanti o indietro, ma ci sono termini specifici che mettono in relazione il movimento della barca con il vento. Per cambiare direzione una barca può eseguire una virata o una strambata: la virata avviene quando si cambia passando da mure a sinistra a mure a dritta, o viceversa, “attraversando” il vento con la prua, cioè muovendo la prua verso il punto da cui soffia il vento (in gergo, questa azione è detta orzare). Tendenzialmente si esegue una virata quando si va di bolina. Invece la strambata avviene quando si cambia direzione “attraversando” il vento con la poppa, sempre con lo scopo di cambiare mure.
Spesso durante una regata si sente parlare anche di poggiata e poggiare: significa allontanare la prua della barca dalla direzione da cui tira il vento, quindi è il contrario di orzare. Un verbo che invece gli equipaggi non vorrebbero mai sentire è scuffiare, perché significa ribaltarsi: la scuffia avviene cioè quando la barca si capovolge.
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