L’inchiesta di Perugia riguarda molti più documenti di quanti si pensava
Secondo la procura il finanziere Striano avrebbe fatto oltre 230mila accessi non autorizzati alle banche dati della Direzione nazionale antimafia
Secondo la procura di Perugia, gli accessi non autorizzati del tenente della Guardia di Finanza Pasquale Striano alle banche dati della Direzione nazionale antimafia (Dna), su cui si sta indagando da oltre un anno, sono molti di più di quelli ipotizzati in un primo momento. Sui media ci si riferisce a questa inchiesta come al “caso dossieraggio”, anche se non si sa se l’accesso alle banche dati e ai documenti riservati servisse effettivamente a un dossieraggio, cioè una raccolta di documenti a fini ricattatori.
Martedì, durante un’udienza del tribunale del riesame per la richiesta di arresti domiciliari nei confronti di Striano e dell’ex sostituto procuratore della Dna Antonio Laudati, la procura ha infatti sostenuto che Striano avrebbe scaricato circa 200mila documenti tra il 2019 e il 2020, mentre finora si era parlato solo dei circa 30mila scaricati tra il 2021 e il 2022. Si tratterebbe quindi di almeno 230mila documenti in quattro anni: un numero enorme e ritenuto ingiustificato per il lavoro di Striano allora.
L’inchiesta in questione era iniziata da un esposto che il ministro della Difesa Guido Crosetto aveva fatto in seguito a un articolo del quotidiano Domani che conteneva informazioni molto riservate sul suo conto, e va avanti almeno dall’estate del 2023. Striano e Laudati sono ritenuti responsabili di accessi illeciti a banche dati per ottenere informazioni compromettenti su membri del governo, esponenti politici, imprenditori, personaggi dello spettacolo e dello sport. Secondo la procura anche il numero di queste persone sarebbe molto più ampio di quanto si pensava.
La richiesta di arresti domiciliari nei confronti di Striano e Laudati era stata fatta dalla procura di Perugia lo scorso maggio, ma era stata respinta a luglio dal giudice per le indagini preliminari (gip). Nel ripresentare la richiesta al tribunale del riesame la procura ha portato come prova dei numerosi accessi di Striano due informative della Guardia di Finanza e una nota prodotta dal gruppo SOS (segnalazioni di operazioni sospette) della Direzione nazionale antimafia. Di questo gruppo Striano fece parte fino al 23 novembre del 2022, quando il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo chiese la sua rimozione dopo che si era saputo degli accessi alle banche dati.
Dalle prove presentate emerge tra le altre cose che Striano scaricò oltre 10mila file in un giorno: una quantità enorme e non giustificabile con attività di quotidiana amministrazione, se si pensa che altri addetti con lo stesso ruolo non arrivano a questo numero neanche in quattro anni di lavoro. Durante l’udienza il pubblico ministero Raffaele Cantone ha ribadito l’ipotesi che un numero così grande di documenti sia motivato anche da altri scopi, oltre a quello emerso finora di passare informazioni ai giornali.
Sulla base di quanto emerso la procura di Perugia ha chiesto nuovamente gli arresti domiciliari per Striano e Laudati, motivati dal rischio di inquinamento delle prove. La prossima udienza sarà il 12 novembre.
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