I Pirati sono al centro di una crisi politica in Repubblica Ceca
È iniziato tutto dal pessimo risultato del partito centrista alle ultime elezioni, e ora il governo è in difficoltà
In Repubblica Ceca il partito populista dell’ex primo ministro Andrej Babiš, nonché il principale dell’opposizione, ha vinto nettamente le elezioni regionali di venerdì e sabato scorsi: ANO, di estrema destra, che in ceco significa “sì” ed è l’acronimo di “Azione dei cittadini insoddisfatti”, ha vinto in 10 regioni su 13.
I partiti che sostengono il governo di centrodestra di Petr Fiala hanno più o meno confermato i loro consensi, con l’eccezione dei Pirati (europeisti di centro) che sono andati malissimo. Per questa ragione, domenica il loro leader storico Ivan Bartoš si è dimesso. Martedì si è aperta una crisi di governo quando Fiala ha provato a licenziare Bartoš, che è anche un suo ministro, chiedendo ai Pirati di indicare un sostituto. Loro hanno accusato Fiala di volerli cacciare e hanno convocato un sondaggio tra i loro membri per lasciare il governo.
Nonostante esprimano tre ministri, i Pirati hanno pochi seggi in parlamento: la loro uscita dall’esecutivo indebolirebbe la maggioranza di Fiala, senza però fargli mancare i numeri per la fiducia. Sarebbe diverso se venissero seguiti dal partito dei Sindaci e degli Indipendenti (STAN), che ha 33 seggi alla Camera e alle elezioni del 2021 si era presentato in coalizione con i Pirati. I dirigenti di STAN per ora sembrano propensi a non far cadere il governo. Secondo i Pirati, Fiala ha agito su pressione dell’ala del suo partito conservatore (ODS) che vorrebbe allearsi con Babiš dopo le elezioni generali dell’anno prossimo.
Venerdì e sabato si votava anche per rinnovare un terzo degli 81 seggi del Senato: i ballottaggi saranno questo fine settimana, ma i candidati di ANO saranno in 19 dei 20 seggi che non sono stati assegnati al primo turno, dove il partito ha comunque già fatto eleggere due senatori. Al Parlamento Europeo ANO fa parte del gruppo di estrema destra Patrioti per l’Europa.
I partiti della coalizione che appoggia Fiala, come detto, non sono andati particolarmente male né bene.
Oltre all’ODS del primo ministro e STAN, fanno parte della coalizione i Cristiano-democratici (KDU-ČSL) e TOP 09, un altro partito di centrodestra. Per i Pirati, invece, le regionali sono state disastrose: sono passati da 99 seggi a 3. Secondo il politologo Pavel Havlíček, si sono concentrati troppo sulla politica nazionale, trascurando temi e alleanze locali. Bartoš si è assunto la responsabilità del pessimo risultato, dimettendosi da leader del partito. Due giorni dopo è stato il protagonista della crisi di governo.
Martedì mattina Fiala ha ricevuto Bartoš, che è ministro dello Sviluppo regionale e della Digitalizzazione. Dopo l’incontro Bartoš ha parlato di quali secondo lui avrebbero dovuto essere le immediate priorità per il governo. Poche ore dopo il primo ministro gli ha comunicato al telefono l’intenzione di rimuoverlo dall’incarico a partire dalla fine del mese: Bartoš si è sorpreso sia perché alla mattina Fiala non gliene aveva parlato sia per lo scarso preavviso. Il primo ministro, ha detto, lo ha avvisato delle sue intenzioni mezz’ora prima che la cosa diventasse di dominio pubblico.
Fiala ha motivato la sua decisione dicendo che non era soddisfatto di come Bartoš aveva lavorato alla digitalizzazione dei permessi edili, ma che invece era stato contento dell’operato degli altri due ministri dei Pirati, Jan Lipavský (Esteri) e Michal Šalomoun (Produzione legislativa). C’è stata una certa confusione: mentre Fiala assicurava di non voler scaricare gli alleati, loro facevano una conferenza stampa dicendo che era l’esatto contrario, parlando di «tradimento».
I Pirati hanno convocato una consultazione online che inizierà venerdì e finirà alle 20 di lunedì in cui potranno votare tutti gli iscritti. Le dichiarazioni dei loro principali esponenti – tra cui l’eurodeputata Markétka Gregorová, che a gennaio aveva sfidato Bartoš per la leadership del partito – indicano però esplicitamente che considerano chiusa l’esperienza. «Non lasciamo il governo, siamo stati cacciati», ha detto il capogruppo alla Camera, Jakub Michálek.
La crisi politica, però, ha parzialmente spaccato i Pirati. Il ministro degli Esteri ha detto che asseconderebbe la decisione dei membri anche se non la condivide, ma poi uscirebbe dal partito. Il leader di STAN, Vít Rakušan, si è rammaricato della situazione: «Mi identifico con quello che [i Pirati] hanno detto, cioè che gli elettori vogliono soluzioni ai problemi». Mercoledì c’è un incontro tra Rakušan e Bartoš, che si è rifatto alla formula del 2021 «Insieme al governo, insieme all’opposizione». La vicepresidente di STAN ha chiarito però che non ritiene «ragionevole consegnare il paese ai populisti in questo momento».
In Repubblica Ceca il potere di destituire un ministro, su richiesta del capo del governo, spetta al presidente della Repubblica, Petr Pavel. Pavel però si trova negli Stati Uniti e ha fatto sapere che incontrerà i leader della maggioranza lunedì. Nel frattempo Bartoš ha detto che considera i Pirati «ancora parte della coalizione» e ha chiesto di rinviare il Consiglio dei ministri di mercoledì, in cui dovrebbe venire discusso il bilancio statale che va presentato alla Camera entro fine settembre (verrà aumentato il deficit per i gravi allagamenti causati dalla tempesta Boris).
Il nuovo o la nuova leader dei Pirati verranno invece eletti il 9 novembre. Per allora il partito potrebbe essere già passato all’opposizione.
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