Migliaia di persone stanno lasciando il sud del Libano
A causa dei bombardamenti israeliani nel paese, che lunedì hanno causato quasi 500 morti
Lunedì, dopo i bombardamenti israeliani nel sud e nell’est del Libano che hanno causato quasi 500 morti, migliaia di persone hanno iniziato a lasciare le loro case. A metà pomeriggio l’autostrada costiera a sei corsie che porta verso Beirut, la capitale, era intasata dal traffico, mentre alcuni residenti della città se ne stavano a loro volta andando per rifugiarsi in zone del paese che considerano più sicure.
Ieri anche la capitale è stata colpita da nuovi attacchi israeliani dopo quelli di venerdì scorso compiuti nel quartiere periferico di Dahieh. Diverse immagini mostravano auto con le valigie legate sul tetto e furgoni pieni di persone che erano scappate velocemente prendendo solo i loro documenti. Altre mostravano persone cariche di borse che camminavano lungo la spiaggia nella città meridionale di Tiro mentre il fumo si alzava a causa degli attacchi aerei compiuti nell’entroterra.
Lunedì sera il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha diffuso un messaggio in inglese in cui si è rivolto alle persone libanesi dicendo loro «Israele non è in guerra con voi, ma con Hezbollah», il gruppo politico e militare alleato di Hamas. I bombardamenti israeliani hanno colpito però aree urbane intensamente abitate e distrutto interi edifici. Per questo sono morti moltissimi civili. Lunedì sera il ministero della Salute libanese ha detto che 492 persone, tra cui 35 bambini, erano state uccise e 1.645 ferite.
Poco prima di iniziare a bombardare, Israele aveva detto ai civili libanesi che abitano vicino a edifici che ritiene siano utilizzati da Hezbollah a scopi militari di lasciare le loro case, per ragioni di sicurezza. Lunedì mattina i residenti della capitale Beirut e di altre zone del paese hanno ricevuto un avviso telefonico con cui l’esercito li esortava ad andarsene, ma gli avvisi sono stati mandati anche in quartieri di Beirut che non sono considerati roccaforti di Hezbollah, tra cui Hamra, un’area che ospita ministeri, banche e università. Il ministro dell’Informazione libanese Ziad Makary ha detto che anche il suo ufficio ha ricevuto l’avviso, che ha definito uno strumento nella «guerra psicologica» condotta da Israele.
Nel pomeriggio il portavoce arabofono dell’esercito israeliano Avichay Adraee ha ordinato anche agli abitanti della valle della Beqaa, nel centro nord del Libano, piuttosto lontano dal confine, di lasciare le proprie case in vista di una operazione israeliana contro le attività «terroristiche» di Hezbollah.
Nel frattempo il ministero dell’Istruzione libanese ha ordinato la chiusura di alcune scuole pubbliche e private nella capitale ma anche a Tripoli e nelle città dell’est, mentre quello dell’Interno ha deciso di adibirne alcune a rifugio per gli sfollati. Oggi le scuole resteranno chiuse. Il governo ha anche ordinato a diversi ospedali di annullare tutti gli interventi non urgenti e di prepararsi ad accogliere e a curare un grande flusso di feriti.
Gli attacchi tra Israele e Hezbollah si sono intensificati negli ultimi giorni, dopo che Israele aveva fatto esplodere migliaia di dispositivi elettronici in Libano appartenenti a Hezbollah, uccidendo almeno 37 persone e ferendone migliaia. Tra sabato sera e domenica Hezbollah aveva lanciato circa 150 missili verso il nord di Israele, colpendo anche Haifa, a 50 chilometri dal confine con il Libano.
Daniel Hagari, portavoce dell’esercito israeliano, ha sostenuto che Israele non avrebbe intenzione per il momento di iniziare un’operazione di terra, ma vorrebbe continuare a colpire il Libano con attacchi aerei, come avvenuto negli ultimi mesi e in modo più esteso nei giorni scorsi.
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